Missili Stinger per i ribelli siriani

24 agosto – La fornitura di missili antiaerei portatili Stinger all’Esercito siriano libero (Esl) potrebbe costituire una svolta non solo simbolica nell’intervento internazionale al fianco degli oppositori al regime di Bashar Assad. La guerra civile siriana non ha finora registrato quella “evoluzione libica” che molti in Occidente e nel mondo arabo auspicavano, cioè un intervento esterno come quello che determinò l’anno scorso la fine di Muammar Gheddafi. Semmai la consegna all’Esl dei missili Stinger consente di tracciare un parallelo con la guerra afghana combattuta negli anni’80 da sovietici e governativi  contro i mujhaiddin sostenuti da arabi e anglo-americani. Dal 1986 i miliziani afghani ricevettero circa almeno un migliaio di missili antiaerei, per lo più americani Stinger e britannici Blowpipe (ma anche e Sa-7 di produzione russa girati dagli israeliani che li avevano catturati agli arabi) che influirono in modo rilevante sull’andamento della guerra e sulla decisione di Mosca di ritirare le sue forze dall’Afghanistan tre anni più tardi. Circa 300 velivoli tra aerei ed elicotteri vennero abbattuti dai missili portatili che seguivano la sorgente di calore rappresentata dai motori dei velivoli trasportati a spalla o a dorso di mulo dai mujhaiddin in tutto il Paese. Particolarmente vulnerabili risultarono i pesanti e lenti aerei cargo attaccati in fase di atterraggio o decollo e gli elicotteri mentre i cacciabombardieri Mig e Sukhoi furono costretti a mantenersi a quote superiori ai 3.800 metri di raggio d’azione degli Stinger riducendo precisione ed efficacia dei raids. Lungo un metro e mezzo e pesante 16 chili, il FIM-92 Stinger prodotto dalla statunitense Raytheon può ingaggiare bersagli anche a bassa quota, al di sotto dei 200 metri, vola  a una velocità di oltre 2 mila chilometri orari e dispone di una testata esplosiva di 3 chili. L’amministrazione Reagan lo fornì non solo ai  mujhaiddin afghani ma  anche ad altri “freedom fighter” come i miliziani anticomunisti del movimento angolano Unita e alle truppe del Ciad che nel 1987 fronteggiarono e respinsero l’invasione libica abbattendo due cacciabombardieri di Muammar Gheddafi. La presenza degli Stinger venne segnalata anche tra i ribelli ceceni che combattevano l’esercito russo e che probabilmente ottennero i missili da qualche Paese islamico. La presenza di questi missili potrebbe limitare, se non compromettere, la superiorità dei lealisti siriani che finora hanno lanciato incursioni aeree quasi indisturbati poiché le perdite rese note in un anno e mezzo di guerra civile sono limitate a una mezza dozzina di aerei ed elicotteri. Gli Stinger dell’Esl siriano potrebbero essere stati forniti dalla CIA (che rifornì a suo tempo i mujhaiddin afghani ed è da tempo presente nel sud della Turchia in supporto ai ribelli) o dai turchi che lo hanno da tempo in dotazione e lo producono su licenza. Certo i 14 lanciatori che secondo la tv satellitare al-Arabiya  sono stati forniti all’Esl nell’area di confine di Iskenderun sono pochi per poter determinare una svolta in un conflitto che vede i miliziani cercare lo scontro nelle aree urbane anche per ridurre la superiorità tattica e la maggiore potenza di fuoco dei lealisti. Non si può escludere che quella rivelata da al-Arabya sia solo una prima fornitura che potrebbe essere seguita da altre quando un buon numero di combattenti avrà ricevuto il necessario addestramento. Secondo il sito israeliano d’intelligence Debka  la Turchia aveva già avviato a inizio agosto, con il via libera di Washington , la consegna di 20/30 Stinger ai ribelli siriani sul fronte di Aleppo valutando che per vincere contro i bombardieri Mig 23 e Sukhoi 24 e gli elicotteri d’attacco Mi-24 dell’aviazione di Assad avrebbero bisogno di almeno 300-400 Stinger. Un incremento delle perdite tra i velivoli di Damasco potrebbe però incentivare disobbedienza e diserzioni tra i piloti anche se i velivoli siriani più moderni dispongono di esche per ingannare i missili a ricerca di calore e ordigni guidati, lanciabili con precisione anche da quote più elevate di quelle raggiungibili dagli Stinger. Dopo il ritiro sovietico dall’Afghanistan gli statunitensi spesero 55 milioni di dollari per ricomprare gli Stinger dai mujhaiddin ma riuscirono a recuperarne solo 300 esemplari. Dopo l’11 settembre 2001v e l’intervento statunitense e alleato i Afghanistan  altri missili, ormai non più operativi, sono stati acquistati dalle forze americane nel timore di un loro possibile impiego contro aerei civili per scopi terroristici. Un rischio non trascurabile anche in Siria dove tra le fila dei ribelli è sempre più rilevante il ruolo militare delle milizie di al-Qaeda.

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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