A Dubai la missione «promozionale» della portaerei Cavour

da Il Sole 24 Ore

Dopo il battage mediatico e le polemiche politiche che hanno accompagnato la partenza, il 13 novembre da Civitavecchia, del 30° gruppo navale guidato dalla portaerei Cavour per un tour “promozionale” del made in Italy, la missione il cui slogan è “Sistema Paese in movimento” ha raggiunto Dubai dove le navi sosteranno fino al 2 gennaio. Le tre navi più moderne della nostra Marina, oltre alla portaerei la nuovissima fregata Bergamini (tipo Fremm) e il pattugliatore Borsini affiancate dalla nave logistica Etna, hanno fatto sosta a Gedda (Arabia Saudita), Abu Dhabi (Emirati arabi uniti), Bahrein, Kuwait e Oman. Neppure un terzo di un viaggio che si concluderà il 7 aprile dopo l’attraversamento dell’Oceano Indiano e la circumnavigazione dell’Africa e aver toccato 7 Paesi nel Golfo Persico e 13 in Africa. A bordo della portaerei, che imbarca 5 cacciabombardieri Harrier e 4 elicotteri, sono stati installati gli stand espositivi dei partner dell’inusuale missione navale. Tra questi tutte le aziende del settore difesa italiano, dal gruppo Finmeccanica a Fincantieri da Beretta a Elettronica, ma anche società che operano sul mercato squisitamente civile (come quelle riunite in Federlegno o il Gruppo Ferretti che realizza motoscafi e yacht di lusso) e istituzionali come l’Istituto per il commercio estero ed Expo 2015.

Presenze che hanno scatenato le proteste di SEL e M5S che considerano la missione navale una fiera per vendere armi ma forti perplessità sono state espresse anche da importanti esponenti della maggioranza come l’onorevole Giuseppe Scanu (Pd). “Non avremmo mai pensato di arrivare al punto in cui navi militari venissero utilizzate per la promozione del ‘made in Italy’ ospitando a bordo stand di espositori come in una qualsiasi fiera campionaria” aveva detto il mese scorso il membro della Commissione Difesa della Camera. Il Ministero della Difesa e la Marina hanno difeso la crociera promozionale di oltre 18mila miglia nautiche che vede la portaerei Cavour allestita come un “Le Bourget in movimento” come scrive lo stesso sito internet della Marina paragonandola alla nota esposizione biennale parigina della difesa. “L’obiettivo è mettere in evidenza le capacità italiane di fare sistema” aveva detto il ministro Mario Mauro sottolineando come questa campagna navale contribuisce “al recupero della competitività del nostro Paese”. La Marina ha sottolineato gli aspetti umanitari (interventi chirurgici che verranno effettuati a favore di bambini africani nell’ospedale della portaerei), di sicurezza (legate all’attraversamento di acque infestate dai pirati) e addestrativi con attività congiunte con le marine alleate incluse la flotta statunitense e il gruppo navale francese incentrato sulla portaerei De Gaulle impegnato in un tour per favorire la vendita di navi e armamenti d’oltralpe alle monarchie del Golfo.

La missione francese “Bois Belleau” è concorrenziale con quella italiana al punto che la crociera del Cavour è stata anticipata di alcuni mesi per “bruciare” i transalpini che hanno invece pianificato da lungo tempo anche le attività addestrative come i 4 giorni di manovre congiunte al largo di Gedda con le forze navali saudite, equipaggiate in buona parte con navi e armi francesi. I tempi stretti che hanno caratterizzato la messa a punto della crociera italiana potrebbero essere all’origine del limitato livello delle delegazioni che in alcuni casi hanno visitato le navi italiane nei porti arabi, lamentato da ambienti vicini all’industria della difesa che ha sponsorizzato senza entusiasmo l’iniziativa. C’è poi chi sottolinea che per garantire un maggiore impatto commerciale sarebbe stato opportuno far coincidere la sosta delle navi nei singoli Paesi con la visita di ministri del governo italiano. Altre fonti evidenziano che la gran parte dei visitatori saliti a bordo sono diplomatici e residenti italiani che vivono nel Golfo, sottolineando come in alcuni Paesi di interesse commerciale strategico come il Kuwait e il Qatar la portaerei Cavour e la fregata Bergamini, gioielli della tecnologia italiana, non siano neppure entrate in porto lasciando ormeggiare solo il pattugliatore Borsini e la più vecchia nave logistica Etna (varata nel 1997) che ha ospitato meeting e cerimonie. A Kuwait City, dove era in corso un importante salone internazionale della Difesa, le nostre navi maggiori in porto avrebbero dato una concreta visibilità al “made in Italy” mentre la scelta di lasciarle al largo ha obbligato i visitatori e le aziende espositrici ad adattarsi a rigidi programmi di imbarco e sbarco legati alla disponibilità di elicotteri che facevano la spola tra le navi e il porto.

Il mancato approdo è stato motivato prima con la presenza di bassi fondali, poi di pessime condizioni meteo ma fonti della Marina hanno fatto sapere che in Kuwait e Qatar era previsto che le navi (esclusa l’Etna che deve rifornirsi per alimentare anche le altre navi) restassero al largo anche per risparmiare sui costi di attracco. In realtà non solo su quelli poiché anche le indennità retributive dovute ai 1.200 marinai a bordo variano dai circa 50 euro/giorno per l’imbarco quando la nave naviga in acque internazionali ai 180 euro pagati come missione all’estero quando la nave è in porto.  Sommando i costi giornalieri di esercizio delle 4 navi (la sola porterei costa 200 mila euro al giorno in navigazione, la metà se resta in porto) per i 146 giorni previsti della missione guidata dall’ammiraglio Paolo Treu si arriva a circa 33 milioni di euro a cui aggiungere i costi di attracco nei diversi porti.  La Marina aveva parlato di 20 milioni complessivi (13 di costi vivi a carico degli sponsor e 7 per indennità al personale a carico della Difesa) ma fonti militari hanno precisato al Sole 24 Ore che tale cifra rappresenta la differenza tra le spese complessive della missione e quanto sarebbero comunque costate in termini di esercizio quelle navi nello stesso periodo.  Del resto proprio gli elevati costi di impiego, specie a fronte delle crescenti ristrettezze di bilancio, hanno finora limitato l’utilizzo della portaerei Cavour a qualche attività addestrativa in Mediterraneo e all’operazione umanitaria post-terremoto ad Haiti nel 2010. Missione anche in quel caso sponsorizzata da aziende italiane con l’obiettivo di promuovere il “sistema Paese” e sostenere, grazie a una tappa in Brasile, la possibile vendita di una portaerei “made in Italy” alla Marina carioca.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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