I RUSSI TORNANO IN NICARAGUA

Mentre l’Europa punta gli occhi sulle vicende del Vicino Oriente, la Russia sta espandendo la sua penetrazione e le capacità di intelligence nei Caraibi e America Centrale.

Secondo quanto riportato dalWashington Free Beacon, Mosca sarebbe in procinto di preparare una base di spionaggio in un’ottica di rinnovata guerra fredda nella quale l’obiettivo è quello di spingersi sempre più ad Occidente e a ridosso degli Stati Uniti.

La notizia è passata quasi inosservata ai media occidentali. A fine giugno, due giornali riportarono che la Russia era impegnata nella costruzione di una base SIGINT (signal intelligence) in Nicaragua, come parte di un accordo bilaterale che prevede la consegna di 50 carri armati T-72B1 all’esercito nicaraguense.

In realtà la costruzione di tale base è stata discussa già da tempo e anche in maniera piuttosto aperta e diretta, ma senza che nessuno gli attribuisse il giusto peso.

Il sospetto di attività legate al SIGINT in Nicaragua si basa in realtà sull’interesse ufficiale da parte dei vertici russi a espandere il sistema GLONASS, simile al sistema GPS americano.

Il GLONASS è di eredità sovietica ma è sopravvissuto alla dissoluzione dell’Unione Sovietica raggiungendo il suo culmine della sua espansione nel 1995, con 24 satelliti. Solo 8 ne rimanevano nel 2002. Nel 2009 il GLONASS fu dichiarato proprietà legale della Federazione Russa.

La stazione GLONASS dovrebbe essere situata in un punto indefinito vicino a Laguna de Napaja, a nord di Managua, oppure “lungo la costa caraibica”.

Le fonti non riportano né il luogo preciso né quando il sito dovrebbe esser pronto e diventare operativo.

Sussistono tuttavia dubbi sulla vera natura di tale base. In maggio, il ministro dell’industria della difesa russo, Dimitri Rogozin, annunciò che l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (alleanza di mutua difesa regionale composta da Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Tagikistan, Kyrgyzstan e Uzbekistan) avrebbe da lì in avanti fatto uso del sistema GLONASS.

Già nel 2012 la Russia aveva chiesto l’approvazione degli Stati Uniti per localizzare dei sistemi di monitoraggio della qualità del segnale in territorio americano e nel 2014 l’ambasciatore russo in Nicaragua aveva confermato che tra i due paesi vi era stato un accordo per costruire un sito di monitoraggio GLONASS entro 2 anni.

L’accordo completa il sistema globale che include 19 stazioni in Russia, una in costruzione in Brasile e altre tre in Antartide.

Allo stesso tempo, il governo russo annunciava un accordo quadro con Cuba per collaborare nell’uso pacifico dello spazio. Anche qui viene prevista solo vagamente la costruzione di un sistema GLONASS. Le discussioni sono riprese alla fine del 2015.

Alcune fonti lasciano presagire che l’accordo con il Nicaragua potrebbe anche permettere alle navi militari russe di utilizzare regolarmente le infrastrutture portuali, altre indiscrezioni riferiscono di negoziati per l’uso di un aeroporto militare nicaraguense da parte di velivoli di Mosca.

Negli anni scorsi erano emerse voci che si trattasse dell’aeroporto di Punta Huete, l’unico dotato di una pista di 3mila metri e dove Managua avrebbe dovuto basare anche velivoli da combattimento di seconda mano il cui acquisto non si è mai concretizzato e di cui oggi è del tutto priva.

 

Quasi quarant’anni dopo, la Russia ritorna quindi prepotentemente nei Caraibi. Senza scendere nei dettagli, ricordiamo che nel 1979 la guerra per procura tra Stati Uniti e Russia prese consistenza in Nicaragua quando il regime sandinista assunse il potere.

Il Nicaragua fu senza dubbio uno dei teatri di scontro maggiori della guerra fredda e riveste ancora un forte ruolo simbolico sia per la Russia che per gli Stati Uniti.

La relazione speciale  tra Russia e Nicaragua si è rinsaldata col ritorno al potere, nel 2006, del Presidente Daniel Ortega.

Nel 2008, il Nicaragua dimostrò la sua simpatia riconoscendo, subito dopo la Russia, l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud nella crisi che portò al conflitto con la Georgia. Nel 2014 Managua sostenne “incondizionatamente” l’adesione della Crimea alla Russia in seguito alla crisi in Ucraina.

Oggi la cooperazione tecnico – militare tra la Russia e il Nicaragua è tutt’altro che segreta.
Ora, i sospetti si concentrano sul fatto che l‘influenza russa voglia estendersi nello Stato centroamericano attraverso il pretesto di una stazione di controllo del sistema GLONASS che sarebbe invece una base SIGINT a tutti gli effetti.

Ovviamente le autorità russe smentiscono qualsiasi piano di questo tipo. Il ministro degli esteri russo rassicura che la Federazione Russa sta cooperando con i paesi dell’America Latina sulla base di “accordi aperti e trasparenti”.
In primavera il governo del Nicaragua ha accettato di acquistare 50 carri armati T-72B1 del valore di 80 milioni di dollari.

Fatto che colpisce se si considera che l’intero budget a disposizione della difesa nicaraguense per l’anno 2015 ammontava a circa 71 milioni.

Le autorità di Managua confermano che l’aiuto russo è stato “disinteressato e straordinario” (anche se si tratterebbe di mezzi di seconda mano ricondizionati), quindi con una fornitura gratuita tesa a rimpiazzare i 31 vecchi tank T-55 ancora in servizio (come ha dichiarato il generale Julio César Avilés, capo di stato maggiore dell’esercito) con lo scopo ufficiale di impiegare i carri armati dell’esercito “per combattere il narcotraffico”.

Le reazioni a livello regionale non sono mancate. Segno che le sempre più calde relazioni tra Mosca e Managua sono percepite come una minaccia alla sicurezza non solamente da Stati Uniti e NATO ma anche da diversi stati centroamericani.

Il Presidente del Costa Rica ha definito l’acquisto come “inappropriato ed ingiustificato”. Si sono anche levate voci riguardo a una possibile corsa agli armamenti in America centrale, fomentata dai russi.  Al momento non esistono prove concrete del fatto che la stazione GLONASS in costruzione in Nicaragua possa essere utilizzata come SIGINT.

Tuttavia numerosi fattori sia tecnici che geopolitici fanno propendere per una tale ipotesi: il numero elevato di tecnici russi che lavorano regolarmente nella base, il malcelato interesse russo a ristabilire una forte presenza navale nei Caraibi ed il cospicuo sostegno al governo di Managua degli ultimi anni.

Anche se gli elementi non sono sufficienti per prevedere le prossime mosse in Nicaragua, l’accordo tra Russia e Nicaragua è contemporaneo all’annuncio dello spiegamento di missili nucleari nell’enclave di Kaliningrad entro il 2019.

L’aria da guerra fredda è confermata dal fatto che, in concomitanza alla notizia, tre ufficiali del Dipartimento di STato americano sono stati espulsi dal Nicaragua senza spiegazioni.

Senza dubbio le politiche di Ortega si scontrano in maniera aperta con gli interessi statunitensi nella regione come ha confermato anche l’annuncio del piano per la costruzione di un canale che ha l’ambizione di porsi come rivale a quello di Panama e finanziato da un consorzio cinese.

Secondo fonti del governo americano l’accordo Russia – Nicaragua sarebbe parte di una più ampia strategia di Mosca atta ad espandere la vendita di armi e a creare opportunità per la costruzione di basi militari, nell’ottica di un accrescimento dell’influenza nella regione caraibica da attuarsi attraverso una potenziata presenza sia terrestre che navale.

Tutto ciò non è una novità. Dopo tutto, Mosca promuove da tempo la costruzione di nuove basi nell’Oceano Indiano, nei Balcani e in Medio Oriente. A maggior ragione lo fa nei confronti di uno Stato di ispirazione marxista e con cui sussistono dei forti legami storici.

I mass media statunitensi hanno rivelato le preoccupazioni dell’ambiente militare riguardo al “sito di sorveglianza” costruito da Mosca, mentre gli stati centroamericani si chiedono come mai il Nicaragua abbia voluto acquisire carri armati che avranno costui notevoli di gestione in mancanza di potenziali vicini ostili.

La giustificazione di voler impiegare i T-72B1 contro i “narcos” non convince così come un eventuale impiego contro rivolte interno, in ambiente urbano, risulterebbe limitata e sproporzionata.

Il sistema GLONASS, come il GPS, è impiegato anche per la navigazione di mezzi militari e per l’uso di armi di precisione. Al momento l’interesse di Mosca è quello di accrescere le vendite d’armi ma anche di penetrare in diversi mercati, espandendo allo stesso tempo il suo prestigio come fornitrice di un ombrello di sicurezza agli Stati alleati vicini e lontani.

D‘altra parte, nel corso del 2015 il Parlamento russo aveva dichiarato la possibilità di rinnovare la cooperazione tecnica e militare con Cuba riattivando anche la stazione d’ascolto e intercettazione dell’intelligence di Lourdes, nei pressi dell’Avana, abbandonata nel 2002.

Non c’è dubbio poi che, considerata la posizione geografica di Cuba tra l’America del nord e l’America del sud, la presenza di una base militare di qualunque tipo rientri nell’interesse della sicurezza nazionale russa.

Ma accanto a quello per Cuba, l’interesse russo verso il Nicaragua ha assunto ancora maggior peso, man mano che si concretizza il progetto di percorso navigabile tra il Mare dei Caraibi (Oceano Atlantico) e l’Oceano Pacifico attraverso il Paese centramericano.

A inizio agosto è trapelata la notizia che la Russia avrebbe attivato dei negoziati per partecipare con proprie aziende alla costruzione del Canale che, secondo le parole dello stesso Putin, “contribuirà alla costruzione di un mondo multipolare”.

Un’altra motivazione dietro alla costruzione della base in Nicaragua risiede nello spionaggio anche se esperti russi affermano che le supposizioni americane riguardo alla possibile esistenza di una base di spionaggio non hanno senso e devono esser lette alla luce del tentativo americano di riguadagnare terreno ed influenza in sud America.

Inoltre, sostengono i russi, le dimensioni previste del sito non lo renderebbero adeguato a condurre operazioni di spionaggio su larga scala.

A Washington invece la base in Nicaragua viene considerata un esempio dei costi che la Russia è disposta ad accollarsi per assicurarsi, prima di tutto, un robusto sistema globale di signal intelligence.

Foto: AP, AFP, La Tribuna, EFE, Glonass, Ria Niovosti , La Jirnada

Classe 1983, Master in Relazioni Internazionali e Dottorato di Ricerca in Transborder Policies IUIES, ha maturato una rilevante esperienza presso varie organizzazioni occupandosi di protezione internazionale delle minoranze, politica estera della UE e sicurezza internazionale. Assistente alla cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali e Politica Internazionale presso l'Università di Trieste, ricercatrice post-dottorato presso il Centro di Studi Europei presso l'Università Svizzera di Friburgo, e junior member presso la Divisione Politica Europea di Vicinato al Servizio Europeo per l'Azione Esterna. Lavora attualmente presso Small Arms Survey a Ginevra come Ricercatrice Associata.

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