Meglio affidare le emergenze alle forze armate

da Il Mattino del 20 gennaio 2017

Le polemiche esplose intorno ai soccorsi in seguito al terremoto e alle abbondanti nevicate in Centro Italia impongono di rivedere il ruolo affidato ai militari. Non c’è infatti emergenza in Italia che non abbia richiesto l’intervento delle forze armate per essere risolta: da un lato i militari dovrebbero occuparsi di ben altro, dalle operazioni oltremare alla difesa dei confini da minacce esterne, dall’altro però occorre prendere atto che in Italia i militari sono indispensabili in una vasta gamma di incarichi di competenza di altri organismi istituzionali.

La malavita dilaga in alcune regioni? Si innalza la minaccia terroristica? Ecco pronti oltre 7 mila soldati dell’operazione Strade Sicure per pattugliare obiettivi sensibili e piazze delle città italiane. Una forte nevicata isola intere province? I sindaci invocano l’intervento dei militari. Un terremoto devasta intere cittadine? I militari sono indispensabili a far fronte su diversi piani all’emergenza, dai soccorsi alla rimozione delle macerie. In tutte le emergenze, incluse quelle prevedibili come la neve in inverno e gli incendi boschivi in estate, truppe e mezzi si rivelano indispensabili.

Nonostante vi siano enti, corpi e organizzazioni preposte non c’è emergenza che possa essere gestita in tempi ragionevoli e con efficacia senza il contributo determinante dei militari. Sarà per questo che i sindaci li invocano quando i territori che amministrano sono squassati da catastrofi. Sarà per questo che da anni i sondaggi rivelano che le Forze Armate sono considerate dagli italiani le istituzioni più credibili e affidabili.

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Un consenso giustificato dai fatti, dalle prestazioni offerte valla collettività. Le forze armate hanno mezzi, elicotteri, aerei, persino navi attrezzate per fornire energia elettrica e acqua potabile a città costiere colpite da cataclismi. I militari dispongono di tecnici specializzati, genieri, persino team di psicologici abituati ad avere a che fare con chi ha riportato traumi di guerra, i cui effetti non sono poi così diversi da quelli riscontrabili in chi ha rischiato la vita e perso tutto per un terremoto, un’alluvione o una valanga.

Per addestramento e mentalità il militare è “nato pronto”, i reparti sono abituati a muovere in poche ore, alcuni mezzi e velivoli sono mantenuti costantemente in preallarme e il personale registra certamente una disponibilità al sacrificio e una resistenza allo stress e alla fatica ineguagliata presso altre organizzazioni.

Senza voler entrare nel merito delle polemiche di queste ore vale però la pena ricordare che intorno a Roma sono presenti molti reparti militari mentre a L’Aquila è basato il 9° reggimento alpini, oltre 800 soldati per i quali due metri di neve non sono un evento eccezionale ma la normalità del loro addestramento. Sono entrati in azione ieri insieme ai “ranger” del 4° reggimento raggiungendo oltre 30 località rimaste isolate ma mobilitarli subito con i potenti mezzi a loro disposizione per raggiungere frazioni e alberghi avrebbe consentito di guadagnare tempo e forse di salvare vite.

A Viterbo, in posizione strategica per coprire tutto il Centro Italia, hanno sede il comando, la scuola e alcuni reparti dell’Aviazione dell’Esercito in grado di mettere in campo in poche ore una ventina tra aerei ed elicotteri di diverso tipo e capacità in grado di impiegare pattini per atterrare sulla neve e soprattutto di operare anche di notte grazie ai visori e all’addestramento specifici. Velivoli con cui rifornire o evacuare comunità rimasti isolate e sbarcare soccorritori nelle zone più impervie.

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Ricognitori e droni dell’Aeronautica sono in grado di effettuare la rapida mappatura delle aree colpite, tenere sotto controllo costante zone critiche mentre elicotteri e aerei cargo potrebbero trasportare o paracadutare aiuti.

Le forze armate dispongono delle risorse umane e materiali più idonee, dai velivoli agli sgombraneve a turbina, che garantiscono capacità operative ineguagliate ( e che ieri hanno ripulito 60 chilometri di strade).

Perché allora non affidare loro il compito istituzionale di far fronte alle emergenze sul territorio nazionale coordinando anche gli altri enti e corpi dello Stato?

Destinare alla Difesa i fondi specifici per le emergenze (stanziamenti necessari specie dopo i tagli al bilancio delle forze armate degli ultimi anni) comporterebbe tutto sommato un risparmio poiché i militari già dispongono di tutti i mezzi e gli equipaggiamenti necessari.

Tali “missioni” verrebbero dirette dal Comando Operativo di Vertice Interforze di Centocelle, che già gestisce le operazioni militari in Italia e all’estero, tenuto conto che i militari sono presenti ovunque sul territorio nazionale e la loro rete di comunicazione è sempre operativa.

Si guadagnerebbe tempo riducendo burocrazia e rivalità tra i diversi organi competenti garantendo più flessibilità, tempestività e, cosa più importante, non ci sarebbero tempi morti in attesa che mezzi e reparti vengano richiesti perché sarebbero disponibili fin dall’inizio dell’emergenza.

La Protezione Civile potrebbe dirigere la fase successiva di “stabilizzazione post-catastrofe” ma l’emergenza è pane quotidiano dewi militari.

@GianandreaGaian

Foto Difesa.it

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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