A Minsk l’aggiornamento dei Tu-134UBL della Marina Russa

La società bielorussa Minsk Plant of Civil Aviation № 407 OJSC sta partecipando ad un programma di riparazione e revisione di aerei da addestramento Tupolev Tu-134UBL dell’AV-MF (Aviacija Voenno-Morskogo Flota o Aviazione della Marina russa).

Con 45 anni di esperienza al suo attivo, lo stabilimento bielorusso lavora su numerosi velivoli russi quali gli Yak-40, Yak-42 e Yak-52, oltre che su velivoli occidentali realizzati da Boeing, Airbus e Bombardier Aerospace.

Sono apparse sui social media russi immagini che mostrano un esemplare (matricola RF-12037) presso lo stabilimento aeronautico sito a Minsk, con una nuova livrea di colore grigio scuro (ben diversa dalla precedente consistente in un colore grigio chiaro con un fulmine azzurro bordato di bianco lungo la fiancata), inoltre appare un lungo tricolore russo che corre sulle fiancate al di sotto della linea dei finestrini, la scritta (in cirillico) “Marina Militare” sopra la linea dei finestrini e infine la bandiera della Marina russa appena dietro l’abitacolo.

Il Tu-134UB noto anche come Tu-134A-4, è un velivolo da addestramento progettato dall’OKB Tupolev tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80; si tratta di una specifica variante dell’aereo civile Tu-134 adibito all’addestramento dei futuri piloti e navigatori dei bombardieri strategici Tupolev Tu-22M3 e Tu-160.

Entrati in servizio nel 1982, i Tu-134UBL sono stati realizzati in epoca sovietica presso lo stabilimento di Kharkiv in Ucraina dove ne furono prodotti 90 unità in tutto.

La particolarità che rende distinguibile questo velivolo dalla versione civile è il radome simile a quello del Tu-160 che ne aumenta la lunghezza complessiva di quasi 5 metri. Inoltre, altre peculiarità del velivolo sono la possibilità di poter lanciare attraverso apposite rastrelliere bombe di addestramento o missili da crociera e ancora una consolle interna extra che riporta uno spazio di lavoro per il navigatore, mentre l’abitacolo è dotato di dodici sedili per i cadetti che in volo si alternano nelle prove sul sedile del copilota.

Nota curiosa: nel 2011 il Tu-134UBL fu dismesso a seguito di specifico decreto firmato dall’allora Presidente della Russia Dmitry Medvedev; si trattò di una misura drastica sulla base del disastro aereo del volo RusAir 9605 che coinvolse un Tu-134 civile nei pressi di Petrozavodsk. Il decreto presidenziale, benché si applicasse solo all’aviazione civile, teneva conto anche del Ministero della Difesa, tuttavia in breve tempo il Tu-134UBL fu riammesso in servizio a causa della mancanza di progetti alternativi utili allo scopo.

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare. Inoltre, questo sito installa Google Analytics nella versione 4 (GA4) con trasmissione di dati anonimi tramite proxy. Prestando il consenso, l'invio dei dati sarà effettuato in maniera anonima, tutelando così la tua privacy.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy