Quel romanzo francese che ha stregato il generale Petraeus

di Gianfranco Peroncini – TMNews – Per la prima volta in Italia l’edizione integrale de Les Centurions, il capolavoro di Jean Lartéguy, il romanzo cult di formazione di generazioni di militari, e non solo…, dedicato ai centurioni d’Indocina e Algeria. Nelle 519 pagine de “I centurioni”, appena uscito nelle librerie per Mursia, si legge la nascita dei soldati politici dell’esercito francese: dalle piste e le risaie del Tonchino ai campi di prigionia vietminh, dai vicoli della Casbah di Algeri sino alle sabbie di Timimoun… Il romanzo, come ricorda Massimo Ghirelli, è stato anche alla base del progetto che avrebbe poi portato Gillo Pontecorvo alla realizzazione de “La battaglia di Algeri”, film premiato con il Leone d’oro alla Mostra cinematografica di Venezia del 1966. Un fenomeno letterario, politico ed esistenziale, di portata internazionale. A detta di Robert D. Kaplan – corrispondente dell’Atlantic Monthly, giornalista, analista politico e scrittore, spesso embedded in prima linea con i reparti statunitensi impegnati sui fronti di guerra più caldi – non si possono comprendere i conflitti in Vietnam e in Iraq o, più in generale, la questione oggi definita “counterinsurgency” senza riferirsi allo scrittore francese. L’attualità dell’opera di Lartéguy ha assunto di recente connotati molto precisi. Da almeno dieci anni a questa parte, le forze speciali americane hanno continuato a raccomandare i libri di Lartéguy, The Centurions e The Praetorians nella traduzione inglese, dedicati ai paracadutisti francesi impegnati negli anni ’50 del XX secolo nelle guerre del Vietnam e dell’Algeria. Il generale David Petraeus, uno dei generali più celebri e celebrati dell’esercito Usa, attualmente direttore della Cia e in odore di nomination alle prossime elezioni presidenziali, era solito prendere spunto dall’opera di Larteguy offrendo agli interlocutori un’ampia panoramica sui principi di leadership delle piccole unità operative descritte da uno dei personaggi del romanzo. Qualche anno fa, l’interesse di Petraeus per le opere di Lartéguy si è manifestato in maniera molto concreta con una notizia che ha fatto il giro della stampa internazionale. “C’è un libro francese sulla scrivania di David Petraeus…”, si leggeva nelle corrispondenze, quel generale americano che ha raddrizzato le sorti della guerra in Iraq, l’uomo su cui contava il presidente Obama perché potesse ripetere l’exploit anche in Afghanistan. Come sappiamo dalla testimonianza di Kaplan, da tempo “Les Centurions” di Jean Lartéguy ha assunto le caratteristiche iconiche di un cult status tra gli ufficiali operativi statunitensi che se lo contendevano come un trofeo. Ormai introvabile in edizione inglese, un esemplare di “The Centurions” era arrivato a costare oltre 1.700 dollari su Amazon. Per venire a capo del problema e contribuire alla sua diffusione, Petraeus ha contattato l’editore che lo ha ripubblicato. “I’m an old guy, sono vecchio ormai – ha dichiarato a Slate.com Jed Clauss, patron della casa editrice Amereon Ltd di Mattituck, New York -, adesso faccio solo progetti che mi piacciono… Ma quando Petraeus mi ha chiesto di ristamparlo, ho accettato subito”. In Indocina, dal 1945 al 1954, l’esercito francese ha vissuto sulla sua pelle l’incontro ravvicinato con le dottrine della guerra rivoluzionaria, con l’assioma fondamentale dall’assoluta e inevitabile interdipendenza dei fattori politici e militari nella strategia di lotta vietminh. Per venirne a capo, era necessaria una riorganizzazione paradigmatica del pensiero politico e militare, una nuova leadership e nuove tattiche. Quello che sarà realizzato in Algeria, almeno sin quando de Gaulle lo rese possibile… Per questa guerra, afferma uno dei protagonisti de “I centurioni”, “ci vogliono ragazzi svegli, astuti, in grado di battersi lontano dal gregge, pieni di iniziative, capaci di fare tutti i mestieri, contrabbandieri e missionari, anche, che predicano con la mano sul calcio del mitra nel caso vengano interrotti…, o che non si sia d’accordo con loro”. In altre parole, bisogna saper “rispondere agli attacchi non convenzionali con mezzi non convenzionali. Opporre alle ragioni dei nemici convinzioni altrettanto solide. Calarsi nel territorio e nella mentalità dell’avversario, conquistare la fiducia dei civili per togliere al nemico l’appoggio della sua popolazione”. Probabilmente, il giovane Petraeus, divorando Les Centurions – e il suo seguito, Les Prétoriens -, si è immedesimato nel colonnello Raspéguy o magari in Esclavier e Boisfeuras, i capitani impegnati nel djebel alla caccia dei fellagha…

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