Un ex pacifista al vertice della NATO

ANSA- Un ex ‘capellone’ anti-Nato e anti-Ue, poi diventato mediatore modello e premier per dieci anni alla testa della Norvegia, trovandosi a gestire anche la strage di Utoya, il più grave dramma vissuto dal paese dal dopo guerra. Sono alcuni dei tratti chiave del futuro segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, che nel ‘rush’ finale delle ultime settimane ha saputo raccogliere su di se’ un consenso crescente – in primis quello di Washington e Berlino. Tramonta così la candidatura dell’ex ministro degli esteri Franco Frattini che, con l’amaro in bocca, ha ringraziato i governi degli ultimi due anni e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il sostegno. “Delusione” anche per l’attuale ministro della difesa belga Pieter De Crem, il cui entourage non ha nascosto il disappunto per lo ‘sgambetto’ del norvegese. Cinquantacinque anni appena compiuti, occhi blu e fisico asciutto, Stoltenberg ha mangiato politica sin da bambino: il padre è ministro della difesa e poi degli esteri, la madre segretario di stato. Il giovane Jens, economista di formazione, frequenta gli ambienti della sinistra radicale e nel 1973, in piena guerra del Vietnam, prende a sassate l’ambasciata Usa. Diventato leader nel 1985 della Gioventù laburista che vuole l’uscita del paese dalla Nato, la porta invece ad accettare l’appartenenza all’Alleanza Atlantica. Da allora inanella un incarico dietro l’altro: deputato nel 1991, ministro dell’energia e poi delle finanze, diventa premier per la prima volte nel 2000, a 41 anni, il più giovane della storia del paese. Ritorna in sella al governo nel 2005 e vi resta sino allo scorso ottobre, quando perde le elezioni. E diventa così disponibile per un incarico internazionale. A suo favore giocano gli ultimi eventi che spostano l’attenzione dal Mediterraneo all’Est: la crisi ucraina e con Mosca rilanciano le buone relazioni che l’ex premier ha coltivato con i vicini russi per anni, arrivando a risolvere anche dispute sui confini e a un accordo sui visti.

Una ‘colomba’ – la cui reazione ferma ma pacata all’eccidio di 77 giovani compiuto dall’estremista di destra Anders Breivik colpì il mondo – che ha però portato la Norvegia a partecipare alle operazioni Nato sia in Afghanistan che in Libia. E ad aumentare, a differenza degli altri paesi europei in crisi, i finanziamenti all’Alleanza, decidendo anche l’acquisto di nuovi cacciabombardieri F-35 dell’americana Lockheed Martin per rimpiazzare i vecchi F-16. Il leader laburista ha così incassato l’ok degli Usa ma anche quello di Berlino, dove la Merkel potrebbe far pesare la presenza di un uomo progressista quando si apriranno i giochi per le nomine Ue, dove il socialista Martin Schulz corre per la Commissione. Stoltenberg è ora atteso alla prova del fuoco dal prossimo primo ottobre, quando succederà al segretario generale uscente Anders Fogh Rasmussen.

Gli incarichi di vertice della Nato, escluso il comando supremo assegnato da sempre a un generale statunitense,  restano saldamente in Nord Europa considerato che a capo de Comitato Militare siede il generale Knud Bartels (nella foto in basso), danese come Rasmussen.

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