Herat: la brigata Garibaldi subentra alla Sassari

Con la resa degli onori alla bandiera di guerra del 1° reggimento bersaglieri e allo stendardo di combattimento del 5° reggimento AVES “Rigel”, ha avuto luogo stamane a Herat, in Afghanistan, la cerimonia di avvicendamento tra la brigata “Sassari” e la brigata bersaglieri “Garibaldi” alla guida del Train Advise Assist Command West, il comando Nato multinazionale e interforze a guida italiana responsabile della missione Isaf (International Security Assistance Force) che ha da poco lasciato la vecchia definizione di Regional Command West.
Alla cerimonia, che ha sancito il passaggio del testimone tra il generale Manlio Scopigno e il parigrado Maurizio Angelo Scardino, erano presenti il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, l’attuale Comandante delle Forze Nato in Afghanistan, il generale statunitense Joseph F. Dunford accompagnato dal suo successore, generale Donald M. Campbell, il generale Joseph Anderson che guida il comando interforze di ISAF , l’ambasciatore italiano a Kabul Luciano Pezzotti e le massime autorità civili e militari afghane della regione occidentale.

Il mandato della brigata “Sassari” è stato caratterizzato da un duplice impegno: da un lato, consolidare il processo di transizione del potere dalle forze Nato al governo afghano nel settore della sicurezza attraverso i compiti assegnati al Train Advise and Assist Command West (TAAC-W), la nuova articolazione degli assetti del contingente italiano che il 16 giugno scorso, a distanza di poco più di otto anni dalla sua originaria configurazione, ha perso la denominazione di Regional Command West (RC-W).
Dall’altro, sviluppare il piano di rientro in Italia degli uomini ed il ripiegamento dei mezzi e dei materiali utilizzati dal contingente italiano in oltre 10 anni di missione.
Un’operazione logistica estremamente impegnativa, la più complessa che le Forze Armate italiane abbiamo condotto dalla fine della Seconda guerra mondiale. Chiuse o cedute agli afghani tutte le basi esclusa quella principale di Camp Arena (all’aeroporto di Herat) e ridotti a meno di 2 mila gli effettivi, non è ancora chiaro se il contingente italiano dovrà ripiegare completamente dal Paese asiatico a fine anno o se prenderà il via l’operazione NATO Resolute Support che prevede il mantenimento per almeno un biennio di circa 10 mila militari alleati per lo più statunitensi  con tedeschi e italiani, con compiti di assistenza e addestramento alle forze afghane.

Il caos politico e istituzionale  seguito alle elezioni presidenziali hanno fatto slittare ulteriormente la firma del Bilateral Security Agreement tra Kabul e Washington che autorizza il prolungamento della missione NATO.

Secondo i dati riferiti recentemente da un documentato articolo di Francesco Grignetti su La stampa lo sforzo logistico per il rimpatrio di mezzi e materiali ha già visto il ritiro di:
–    5 elicotteri da attacco AW-129  Mangusta (altri 5 restano a Herat)
–    7 elicotteri cargo CH 47 Chinook (smontati e imbarcati su Antonov 124 come gli AW- 129)
–    4 cacciabombardieri AMX e i 7 elicotteri cargo CH-47 (smontati a bordo di Antonov 124)
–    5  mezzi antimina MRAP Buffalo e Cougar del Genio
–     420 blindati leggeri Lince
–    9 blindati pesanti Freccia
–    17 cingolati da combattimento Dardo.
–    11.000 tonnellate tra mezzi e container.

Uno sforzo logistico che ha richiesto l’impiego di 16 navi commerciali che hanno imbarcato i mezzi e i materiali negli Emirati Arabi Uniti, 684 voli di vettori commerciali Ilyushin 76, 1 volo di  C-17; 1 volo di un Antonov 124 e  9 voli dei C-130J dell’Aeronautica per trasportare armi, munizioni ed esplosivi.
A differenza degli statunitensi, che hanno distrutto 300 mila tonnellate di materiali tra veicoli, generatori, mezzi corazzati, container e materiali vari, gli  italiani intendono rimpatriare più materiali possibile.
Le stime rese note da La Stampa rilevano che la Difesa dovrà noleggiare sul mercato privato altre 5 navi commerciali, oltre 300 voli aerei (288 con gli Ilyushin 76,  6 con i C-17, 6 con gli Antonov 124, e 40 con i C-130J) per un costo finale dell’Operazione “Itaca 2” che sarà noto solo a fine anno.

Tornando alla cerimonia di questa mattina a Herat, durante i sei mesi del proprio mandato, la brigata “Sassari” ha inoltre garantito l’addestramento, la consulenza ed il supporto alle forze di sicurezza afghane, specialmente in occasione delle elezioni presidenziali del 5 aprile e del turno di ballottaggio del 14 giugno scorso.
“In tali circostanze”, ha sottolineato il generale Scopigno nel corso del suo intervento, “le forze di sicurezza afghane hanno dato ampia dimostrazione di saper camminare con le proprie gambe, avendo avuto la meglio su quanti ancora seminano terrore e uccidono la speranza e continuando a lottare per l’unità, la libertà e la stabilità del proprio Paese”.
Durante la cerimonia il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha conferito al Generale Dunford l’onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana concessa dal Presidente della Repubblica per l’eccezionale servizio prestato al comando della missione Isaf.

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