Ministro vs Marina: cronache penose dalla terra dei cachi

La Marina Militare ha annunciato, come fa ogni sei mesi, che una sua nave da combattimento è in partenza per la missione antipirateria nell’Oceano Indiano nell’ambito dell’operazione europea Atalanta. Lo ha già fatto 19 volte e la missione è sempre la stessa: pattugliare le acque somale, scortare i mercantili in transito e cooperare con le marine locali pere migliorare la sicurezza marittima.

Questa volta però il ministro della Difesa Roberta Pinotti, all’ultimo momento, ha bloccato tutto annullando la missione della fregata Grecale senza spiegazioni. Cose inaudite in un Paese normale ma non nella terra dei cachi italica  dove può accadere anche che il Ministro della Difesa annulli le missioni delle forze armate e ne smentisca i vertici ridicolizzando la Nazione agli occhi del mondo e degli alleati.

Ma andiamo con ordine anche se raccontare questa vicenda non può che incoraggiare  i flussi migratori, non quelli dei clandestini diretti in Italia ma bensì quelli già abbondanti degli italiani verso l’espatrio.

Il comunicato stampa diffuso venerdì dalla Marina Militare parla chiaro  e annuncia che “domenica 1° febbraio, la fregata Grecale partirà da Taranto per dirigere verso il bacino Somalo dove darà il cambio a cacciatorpediniere Andrea Doria, che conclude il semestre di Comando dell’Operazione Atalanta, passando le consegne al Comando della Marina Militare svedese”.

Il testo integrale del comunicato lo riproduciamo integralmente in coda a questo articolo dal momento che è stato rimosso dal sito di Difesa e Marina Militare dopo la smentita del Ministero.

Poco dopo è il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia a chiedere che “il governo smentisca la partenza di una nostra nave domenica all’interno della missione anti pirateria. Il Parlamento è stato chiaro. Nessun nuovo contributo se prima non si risolve la questione dei nostri due Marò.

Nessuno poi ha visto il decreto di proroga della nostra partecipazione alle missioni internazionali che, allo stato attuale, non risulta sia stato approvato. Se questa notizia fosse confermata il governo si assumerebbe una grave responsabilità sulla quale non potremo rimanere in silenzio”.

Protesta anche il presidente della commissione Difesa della Camera,  Elio Vito (Forza Italia):  “Apprendiamo dalle agenzie di stampa che è stata annunciata la partenza domenica di una nostra nave nell’ambito della missione internazionale antipirateria. Sorprende molto tale annuncio sia perché non si ha notizia della approvazione del decreto di proroga della nostra partecipazione alle missioni internazionali, sia, soprattutto, perché  il Parlamento ha deciso che una eventuale ulteriore nostra partecipazione alle missioni antipirateria sarebbe stata valutata in base agli sviluppi della vicenda Marò, purtroppo come è noto non ancora conclusa.

Mi auguro quindi – aggiunge – che il Governo chiarisca subito ed informi il Parlamento prima di assumere qualunque decisione al riguardo”.

Per il governo sarebbe stato facile ribadire che la partecipazione italiana alla missione Atalanta è costante da molti anni, non ha subito incrementi ed è stata pianificata  di concerto con i partner Ue per proteggere i traffici mercantili incluse le navi cargo italiane.

Inoltre nessuna decisione è stata mai presa dal governo italiano di sospendere la partecipazione a missioni militari internazionali (inclusa Atalanta) in risposta alla mancata liberazione di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Nella vicenda dei marò infatti il governo italiano ha sempre preferito puntare su un negoziato diretto con l’India, rivelatosi a oggi del tutto inconcludente.

Sarebbe poi il caso di distinguere tra la missione dei Nuclei Militari di Protezione del San Marco imbarcati sui mercantili italiani di cui facevano parte Latorre e Girone e le missioni navali antipirateria. Le attività di NMP sono ormai in esaurimento poiché le società armatrici gestiscono sempre più spesso con contractors privati la protezione delle proprie navi  mentre le operazioni navali nell’Oceano Indiano Atalanta (UE) e Ocean Shield (NATO)  impediscono che i mercantili vengano attaccati e sequestrati e  proteggono i convogli navali del World Food Program che trasportano aiuti umanitari per la popolazione in Somalia.

In ogni caso governo e Ministero della Difesa avrebbe potuto decidere di rimandare o sospendere temporaneamente la partecipazione nazionale alla missione Atalanta bloccando la preparazione dell’equipaggio della fregata  Grecale e disponendo per tempo che la Marina italiana saltasse un turno semestrale nelle operazioni anti-pirateria nell’Oceano Indiano o si ritirasse da tali operazioni .

Ma non l’ha fatto, segno che il governo e il ministro Pinotti intendevano mantenere gli impegni assunti con la Ue.

Il richiamo alla mancata proroga del decreto missioni appare pretestuoso. Non è quasi mai successo che le missioni oltremare venissero prorogate da governo e voto parlamentare prima della loro scadenza, generalmente annuale o semestrale.

Avremmo forse dovuto ritirare tutti i militari da ogni missione all’estero ogni volta che il decreto di rifinanziamento slittava di qualche settimana dopo la scadenza di quello precedente? Per la stessa ragione esposta da Vito e Gasparri avremmo dovuto rimpatriare tutti gli oltre 4 mila militari dislocati in Afghanistan, Balcani, Libano e in una ventina di missioni minori NATO, UE e ONU.

Invece di far valere i motivi per cui si ritiene necessario continuare a partecipare alle missioni all’estero, e con esse le ragioni del suo operato, il ministro Roberta Pinotti ha invece preferito annullare la missione del Grecale, come se la partenza della nave fosse stata un’iniziativa  assunta unilateralmente dalla Marina.

La decisione del ministro è stata resa nota con un comunicato che in realtà comunica ben poco. “In merito alle notizie circa la partenza  della fregata Grecale per la missione antipirateria Atalanta, si smentisce l’impiego dell’unità navale nel bacino somalo. La nave  ha terminato le operazioni di approntamento  connesse con le normali operazioni della Marina Militare nel bacino mediterraneo”.

Benché stringato il comunicato, oltre a costituire un chiaro sintomo di confusione e debolezza politica e istituzionale, un paio di cose tra le righe le dice. La più importante è che  il Ministro smentisce quanto affermato poche ore prima dalla Marina, che in pratica viene accusata di dire bugie, cioè di aver annunciato con tanto di dettagli una missione che non esisteva o non era stata autorizzata.

Se così fosse saremmo di fronte a una grave insubordinazione,  quasi un “pronunciamiento” della Marina Militare.  Strano però che sia la Marina a mentire dal momento che simili comunicati circa gli avvicendamenti delle navi nell’Oceano vengono diffusi regolarmente ogni sei mesi da molti anni e (lo ripetiamo) nessuno ha mai annunciato finora il ritiro dall’Italia dall’Operazione Atalanta.

Forse il Ministero imputa alla Marina “solo”  l’errore di aver annunciato la partenza del Grecale informando correttamente l’opinione pubblica ma fornendo così qualche freccia all’arco dell’opposizione?

Un’ipotesi che non stupirebbe considerato che il ministero della Difesa tace su tutto ciò che riguarda le operazioni all’estero al punto che molte notizie sono state rese note dai media (Analisi Difesa soprattutto)  e non dalle fonti ufficiali. Una censura praticata da sempre e da tutti i governi ma accentuatasi nell’ultimo anno col ministro Pinotti.

Solo per citare l’esempio più recente, occorre leggere la stampa russa per sapere che i  Typhoon della nostra Aeronautica schierati in Lituania nell’ambito della Baltic Air Patrol della NATO hanno “intercettato” bombardieri russi in volo ai limiti dello spazio aereo degli stati membri dell’Alleanza Atlantica.

Il ministero della Difesa non l’ha detto ma del resto, con una coerenza censorea  senza precedenti, non ha mai nemmeno annunciato l’invio dei nostri caccia nelle Repubbliche Baltiche di cui hanno parlato i media di mezzo mondo.  Come può oggi raccontare le operazioni di una missione di cui ha cercato di nascondere l’esistenza?

Il Ministero della Difesa soffre da tempo di gravi problemi sul fronte della comunicazione, anzi della negazione della comunicazione, ma la questione della partenza del Grecale non riguarda la pubblica informazione ma bensì la politica.

Risulta francamente indigeribile vedere un ministro smentire, per giunta senza spiegazioni, una delle forze armate e con essa il suo Capo di stato maggiore. Così come resta difficile comprendere con quale faccia Roma possa tirare un bidone ai partner europei e al comandante svedese dell’operazione Atalanta che attende la nave italiana per proteggere i mercantili e di certo faticherà a capire i giochetti  di bassa lega che animano l’ormai nauseabonda politica italiana.

Dopo un anno a Palazzo Baracchini il bilancio di Roberta Pinotti appare negativo su tutti i fronti. Non ha impedito tagli che hanno messo ko l’apparato militare e dopo essere apparsa su alcuni media come la lady di ferro che mette in riga i generali è riuscita solo a collezionare rapporti difficili, se non al limite del conflittuale, con quasi tutti i vertici militari.

 

IL COMUNICATO DELLA MARINA MILITARE

LA FREGATA GRECALE PARTE PER LA MISSIONE DI ANTIPIRATERIA “ATALANTA”

30 gennaio – Continua l’impegno della Marina Militare nelle operazioni di contrasto alla pirateria marittima nelle acque del Corno d’Africa.  Domenica 1° febbraio, la fregata Grecale partirà dalla Stazione Navale Mar Grande di Taranto per dirigere verso il bacino Somalo dove darà il cambio a cacciatorpediniere Andrea Doria, che conclude il semestre di Comando dell’Operazione Atalanta,, passando le consegne al Comando della Marina Militare svedese.

La fregata Grecale e il suo equipaggio hanno affrontato un ciclo addestrativo, presso il Centro Addestrativo della Marina (Maricentadd),  indirizzato al potenziamento e accrescimento delle capacità operative, propedeutico sia per l’attività di antipirateria che di difesa passiva, ovvero esercitazioni antincendio, antifalla e simulazioni di avarie agli apparati di bordo con nave in porto ed in navigazione. Queste esercitazioni hanno consentito all’equipaggio di acquisire le capacità necessarie a fronteggiare queste tipologie di eventi rendendo la nave pronta a svolgere la missione assegnata.

La Task Force 465 in cui sarà integrata la fregata Grecale, è composta da 4 navi, tra cui una unità olandese, spagnola e tedesca.
Per l’Italia è la diciannovesima partecipazione all’Operazione Atalanta, che rappresenta una operazione volta a garantire la sicurezza dei traffici marittimi e degli equipaggi delle unità mercantili italiane in transito, assicurando così il diritto alla libertà di navigazione lungo le linee di comunicazione marittime.

La fregata Grecale sotto il Comando del capitano di fregata Onofrio Marco Frumusa, fa parte del Primo Gruppo Navale di La Spezia, ha un equipaggio di 241 tra uomini e donne comprensivo dei team specialistici e mezzi della Brigata Marina San Marco, del Gruppo Operativo Subacquei e della Componete Aerea della Marina Militare.

Foto: Marina Militare, Difesa.it, Lapresse,

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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