Mosca pronta a vendere gli S-300 all'Iran

Secondo quanto pubblicato dalla stampa russa, Teheran punterebbe a finalizzare il travagliato accordo con la Russia sulla fornitura dei sistemi di difesa aerea S-300 PMU-1 (SA-20 Gargoyle); l’attuazione del contratto, che risale al 2007, potrebbe essere già garantita entro la fine di aprile. La notizia è relativa al decreto firmato il 13 aprile scorso dal presidente russo Vladimir Putin, con il quale viene revocato il divieto sulle vendite di sistemi di difesa aerea S-300 all’Iran, e al recente incontro tra il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, e l’omologo iraniano, Hossein Dehghan, avvenuto a margine della IV Conferenza di Mosca sulla sicurezza globale.

Alla stampa Dehghan ha dichiarato che le parti stanno lavorando per rendere agibile una soluzione quanto mai rapida e che Russia ed Iran hanno convenuto l’ampliamento dei legami militari bilaterali, affermazione questa che non è stata comunque sostenuta da dettagli specifici circa cooperazioni future.
Mosca e Teheran concordarono la fornitura di cinque sistemi S-300 PMU-1 nel 2007; nel 2010, l’allora presidente Dmitry Medvedev sospese il contratto a causa dell’embargo introdotto dal Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla fornitura di armi offensive alla Repubblica islamica, decisione che portò al ricorso alla Corte internazionale di Arbitrato di Ginevra da parte dell’Iran per un danno di 4 miliardi di dollari. Ora che l’amministrazione Obama ha deciso di riaprire il dialogo con Teheran, l’affare potrebbe però andare in porto:

Putin non vede più alcuna ragione per la quale gli S-300 PMU-1 non possano essere venduti al Paese mediorientale, soprattutto adesso che la Repubblica islamica “si sta dimostrando estremamente flessibile e chiaramente intenzionata a raggiungere un compromesso sul programma nucleare”. Per rafforzare la posizione russa e dimostrare quanto la vicenda abbia danneggiato l’industria nazionale, la scorsa settimana il presidente russo aveva, inoltre, ricordato che i cinque sistemi di difesa aerea destinati a Teheran hanno un valore di oltre 800 milioni di dollari e che questo tipo di apparecchiature, prodotte su misura per le esigenze iraniane, non possono essere vendute a nessun altro Paese.

Un mancato affare che ha indotto Mosca ad affermare più volte che la vendita degli S-300 all’Iran – osteggiata da Washington perché ritenuti sistemi d’arma offensivi e un pericolo per lo Stato ebraico- non costituirebbe alcuna minaccia per la sicurezza di Israele, al contrario, per quanto riguarda gli ultimi eventi in Medio Oriente, in particolare in Yemen, l’embargo potrebbe diventare una sorta di fattore limitante.

L’affare rimane comunque un’operazione che non può non coinvolgere Gerusalemme e a tale proposito il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha già avvertito il Cremlino che con questa mossa la Russia non farebbe che aumentare lo stato di belligeranza nella regione, un sostegno all’Iran al quale Israele potrebbe rispondere inviando armi all’Ucraina.

Il 18 aprile intanto l’Iran ha esibito una serie di nuovi sistemi d’arma in occasione delle celebrazioni per la Giornata Nazionale delle Forze Armate: tra questi anche il sistema di difesa anti-missilisitica di produzione nazionale Bavar-373 derivato direttamente dall’S-300 russo.

Leggi in proposito l’intervista a Mirko Molteni su Sputnik

(con fonte IT log defence)

Foto: news-russ.ru e BBC

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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