Siria: arrivano i russi mentre i jihadisti avanzano

Dopo quasi due anni di assedio continuo i ribelli islamisti della coalizione chiamata Jaish al-Fatah, o Esercito della Conquista, hanno assunto il completo controllo della base aerea di Abu al-Douhour, l’ultima finora presidiata dalle forze fedeli a Bashar al-Assad nella strategica provincia nord-occidentale di Idlib: lo ha riferito Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell’opposizione non radicale in esilio con sede a Londra.

La notizia è stata peraltro indirettamente confermata anche dalla televisione di Stato, che a sua volta ha annunciato la ritirata della guarnigione di stanza nel complesso in direzione della vicina provincia di Aleppo, più a oriente. ”

Ora le Forze Armate non sono più presenti a Idlib”, ha precisato Abdel Rahman, secondo cui l’assalto decisivo era scattato due giorni fa ed è stato finalizzato a tarda sera, quando gli insorti hanno cominciato a irrompere all’interno dopo aver sfondato le ultime linee nemiche.

Si tratta di un successo soprattutto del Fronte al-Nusra, emanazione di al-Qaeda in Siria, che ha guidato l’offensiva sebbene all’interno dell’alleanza sia numericamente inferiore a un’altra fazione, i salafiti di Ahrar ash-Sham. I qaedisti del resto prevalgono nel nord-ovest della Siria, dove dallo scorso maggio sono passati da un successo militare all’altro, e possono adesso intensificare la pressione sulle

zone costiere adiacenti, dove il regime mantiene le proprie roccaforti principali. Sul piano tattico, stando al direttore dell’Osservatorio, i miliziani si sono avvantaggiati dell’eccezionale tempesta di sabbia che, dopo essersi generata in Iraq e aver investito l’intero Medio Oriente, nella giornata di ieri si è abbattuta sull’area, impedendo così agli aerei governativi di levarsi in volo per bombardare gli assedianti.

Nella provincia la presenza lealista è ormai circoscritta a due soli villaggi sciiti, Fuaa e Kafraya, dove però non ci sono più soldati regolari ma soltanto ‘shabbiha’, i paramilitari schierati con Damasco, appoggiati da un piccolo contingente di guerriglieri libanesi di Hezbollah, storici alleati del clan Assad.

L’unica importante base aerea ancora controllata dai governativi nella regione resta così quella di Kweiris, situata peraltro una quindicina di chilometri a est di Aleppo e quindi distante da Abu al-Duhur una cinquantina di chilometri in direzione nord: la circondano peraltro i jihadisti dello Stato Islamico, di cui il Fronte al-Nusra è il principale rivale in seno alla galassia islamista siriana

Le truppe di Assad hanno difficoltà di reclutamento dopo aver perduto quasi 100 mila (almeno il triplo i feriti) in oltre quattro anni di guerra. Per questo si sono ritirate da diverse aree del Paese, consentendo l’avanzata dell’ISIS e delle altre milizie jihaduste, per rafforzare le difese sull’asse che unisce Damasco ad Aleppo e alla fascia costiera dove Mosca sta facendo affluire rinforzi in mezzi, armi e consiglieri militari.

Nonostante Grecia e Bulgaria, obbedendo al “diktat di Washington” (che considera le armi russe a Damasco un elemento di “destabilizzazione”), abbiano bloccato l’accesso al loro cieli ai velivoli cargo russi impegnati nel ponte aereo con la Siria, Mosca ha ribadito che i consiglieri non devono combattere ma solo addestrare le truppe siriane.

Secondo alcune fonti l’obiettivo degli aiuti militari russi (inclusi uomini dell’intelligence militare col compito di fornire a Damasco informazioni e le immagini riprese dai satelliti russi) è rafforzare le difese della fascia costiera da Latakya a Tartus dove la Flotta russa del Mediterraneo ha una base.

La presenza militare russa (con lpinvio di un centinaion tra blindati BTR 82 e veicoli protetti Tigr) è stata segnalata anche all’aeroporto di Latakya, che sarebbe divenuto ormai una vera e  e propria base russa) e le postazioni dell’esercito che fronteggiano le milizie jihadiste dell’Esercito della Conquista l’alleanza tra qaedisti, salafiti e fratelli musulmani che avanza da Idlib verso la costa.

Il ministero degli Esteri ha reso noto che Mosca potrebbe prendere in considerazione delle “misure extra per intensificare gli sforzi nella lotta al terrorismo” in Siria, “ma solo sulla base del diritto internazionale” e la scorsa settimana Vladimir Putin aveva definito “prematuro” parlare di un intervento diretto di truppe russe nel conflitto siriano. Ciò nonostante non si può escludere che uomini delle forze speciali, di altri reparti d’élite o contractors affianchino le forze lealiste poste a difesa delle alture attorno a Latakya.

Una fonte russa ha riferito al quotidiano arabo al-Hayat che Mosca intende “mantenere l’equilibrio militare in Siria e prevenire il collasso dell’esercito regolare per garantire un compromesso politica che prevede l’insediamento di un organo di governo transitorio sulla base della dichiarazione di Ginevra”.

Un’altra fonte ha detto che il coinvolgimento russo include l’invio di alti ufficiali e un certo numero di piloti, per condurre attacchi aerei, oltra alla consegna di un numero di cacciabombardieri, probabilmente Mig 29 e intercettori Mig -31, velivoli questi ultimi che a fine agosto erano già stati segnalati sulla base di Mezzè, presso Damasco.

(con fonte AGI/Reuters )

Foto: Al-Jazira, AP, Esercito della Conquista

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