L'alleanza con Putin spinge Hollande verso gli sciti

da Il Sole 24 Ore del 22 novembre 2015

Lasciata sola dagli alleati occidentali, la Francia trova nella Russia di Putin un alleato imprevisto quanto prezioso dopo la guerre dichiarata da Francois Hollande allo Stato Islamico. I toni durissimi utilizzati dal presidente, che ha parlato di “guerra senza pietà” sono stati gli stessi di Nicolas Sarkozy che dall’opposizione ha parlato di “sterminio” dei terroristi. Parole che non avranno impressionato il Califfato che tiene  testa agli eserciti siriano, iracheno e curdo e alla Coalizione a guida statunitense ma che pare abbiano spaventato gli alleati occidentali di Parigi.

Barack Obama ha spiegato in un discorso piuttosto confuso sul piano strategico che l’America non invierà truppe in Siria  per evitare di doverle inviare in futuro altrove, qualora da altri Paesi provenissero attacchi terroristici.

L’Europa ha riconfermato la sua inconsistenza persino di fronte a una minaccia diretta e a una crisi le cui nefaste conseguenze si ripercuotono soprattutto sul Vecchio Continente. Nessuno affiancherà in guerra i francesi, al massimo Londra e altri partner valuteranno di rimpiazzare i militari francesi in alcune missioni Ue e Onu divenute oggi non certo prioritarie per Parigi.

Il defilarsi dei partner europei (fragoroso il silenzio di Berlino) può avere tante spiegazioni, dal timore fondato di rappresaglie terroristiche al consueto imbarazzo della politica di fronte alla parola “guerra”, ma  determinerà conseguenze sullo sterile dibattito intorno alla “difesa europea”. Lasciata sola dai partner dell’Occidente e obbligata ad incrementare il suo impegno bellico valutando anche un intervento terrestre, Parigi ha trovato in Mosca un alleato disponibile quanto interessato.

L’apertura di Putin a Hollande è stata immediata. “Abbiamo iniziato a organizzare l’interazione con le forze armate francesi secondo i suoi ordini”, ha assicurato il ministro della Difesa a Putin che aveva chiesto alle navi russe nel Mediterraneo di operare con quelle francesi “come alleati”.

Un’iniziativa cui il Cremlino ha voluto dare la massima enfasi mediatica, dalle pubbliche preghiere per le vittime francesi degli attacchi terroristici nelle città russe alle scritte in ricordo dei morti di Parigi degli avieri russi sulle bombe in procinto di essere sganciate su Raqqa fino al dono alla polizia francese del cucciolo Dobrinya, ideale rincalzo del cane poliziotto Diesel rimasto ucciso nel blitz contro i terroristi.

Al di là degli aspetti di colore l’intesa militare russo-francese è già in atto. Insieme pianificano i raid e insieme schierano oltre un centinaio di aerei da combattimento, una forza simile a quella messa in campo dall’intera coalizione a guida USA ma in più i russi conducono un numero di missioni decisamente più elevato che include anche il lancio di missili da crociera da navi e bombardieri strategici.
Per Mosca l’asse con Parigi è un’opportunità per ricucire lo strappo con gli europei determinato dalla crisi ucraina e far cadere le relative sanzioni commerciali. Inoltre Russia e Francia sono oggi gli unici determinati, per interessi diversi ma convergenti, a chiudere davvero il conto con lo Stato Islamico. Un obiettivo che rischia di mutare radicalmente la collocazione strategica della Francia sia nei confronti di un’Europa percepita oggi come inaffidabile, sia di una Nato che continua a vedere nella Russia il “vero nemico” sia delle monarchie del Golfo di cui Parigi è gendarme (con una grande base ad Abu Dhabi) e al tempo stesso cliente e fornitore.

Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti acquistano miliardi di euro in armi dalla Francia ma condizionano pesantemente la sua politica estera e di difesa con i massicci investimenti nell’economia d’Oltralpe.

Le monarchie sunnite che hanno aderito nominalmente alla Coalizione, non combattono i sunniti dello Stato Islamico di cui sono stati a lungo sponsor con l’obiettivo di far cadere Bashar Assad e che continuano a sostenere con finanziatori non istituzionali per impedire la vittoria del fronte scita Damasco-Baghdad-Teheran appoggiato da Mosca.

Non è la prima volta che Parigi interviene in armi contro milizie sponsorizzate dai suoi alleati arabi: è già accaduto nel nord del Malì dove i soldati francesi combatterono jihadisti che i servizi segreti sapevano essere sostenuti dal Qatar.

Difficile quindi prevedere sviluppi e conseguenze della nuova collocazione strategica che Parigi sembra assumere. Appare però chiaro che, per combattere lo Stato Islamico al fianco dei russi, i francesi  dovranno rivedere l’ostracismo nei confronti del regime d Bashar Assad. Sviluppo che non verrebbe gradito nella capitali del Golfo.

Foto: AFP, Aeronautica Russa, Marine Nationale

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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