Il raid americano non altera l’impasse in Libia

da Libero Quotidiano del 20 febbraio

Gli Stati Uniti colpiscono duro in Libia senza aspettare che nasca e si insedi il governo di unità nazionale di Fayez al-Sarraj, dal quale l’Occidente si attende la richiesta di  un intervento internazionale contro le milizie dello Stato Islamico (IS) che stanno dilagando in tutta l’ex colonia italiana.

Aerei da combattimento statunitensi, decollati dalla Gran Bretagna ma supportati da droni partiti da Sigonella, hanno bombardato all’alba di ieri il campo d’addestramento dell’IS presso Sabratha, in Tripolitania. Il Pentagono ha confermato che il raid ha colpito la base dell’Isis situata 70’ chilometri a ovest di Tripoli a colpendo un “obiettivo di grande valore”, il tunisino Noureddine Chouchane considerato l’uomo del Califfato responsabile degli attentati effettuati l’anno scorso al Museo del Bardo di Tunisi (dove il 18 marzo morirono 24 persone inclusi 4 turisti italiani più altri 11 feriti) e sulla spiaggia di Sousse (dove il 26 giugno morirono 38 persone per lo più turisti britannici).

Secondo il Pentagono Chouchane, veterano della guerra in Iraq e Siria trasferitosi in Libia per organizzarvi l’espansione dello Stato Islamico, è stato “probabilmente” ucciso (la valutazione dei danni inflitti ai jihadisti è ancora in corso) nella distruzione di un edificio in cui sarebbero morti 41 miliziani tunisini e algerini, forse sorpresi nel sonno dall’attacco aereo che secondo il sindaco di Sabratha ha avuto luogo alle 3,30.

Secondo fonti tunisine tra i morti vi sarebbe anche un giordano mentre almeno sei jihadisti tunisini sono rimasti feriti.

Il campo d’addestramento di Sabratha è attivo da anni e lì sono stati addestrati oltre 3 mila jihadisti tunisini inviati poi a combattere in Siria e Iraq nei ranghi dell’Isis e altri destinati a tornare in Tunisia pe effettuare attracchi e attentati.

Le autorità di Tunisi avevano più volte evidenziato il ruolo di rilievo ricoperto dal campo di Sabratha che si trova ad appena 20 chilometri dal terminal di Melitha gestito da personale dell’ENI, dove il gas libico viene convogliato in Italia attraverso il gasdotto Greenstream.

“La distruzione del campo di addestramento e l’eliminazione di una figura esperta come Chouchane avrebbero effetti sul gruppo jihadista in Libia, sulle attività di reclutamento e sulle potenzialità di pianificare attacchi in altri Paesi” ha precisato il  portavoce del Pentagono Petyer Cook.

Tuttavia in passato gli statunitensi hanno ucciso o catturato con raid aerei e di forze speciali ameno altri 4 esponenti di spicco di al-Qaeda senza che questo abbia fermato o limitato le azioni terroristiche jihadiste.

Per questa ragione l’aspettativa espressa da Cook che il raid abbia  “un impatto immediato sulla capacità dello Stato Islamico di facilitare le sue iniziative in Libia, compreso il reclutamento di nuovi membri, la creazione di basi e la pianificazione di possibili attacchi esterni contro interessi Usa nella regione” potrebbe andare delusa.

La strategia statunitense prevede di perseguire nel tempo e ovunque i responsabili di atti terroristici e molti sono stati eliminati da droni, aerei e incursori in diverse aree del mondo dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Somalia allo Yemen, dalla Libia al Malì.

Alla luce di queste valutazioni il raid di ieri non significa che gli USA e i loro alleati siano in procinto di dare il via a un’azione militare contro l’IS in Libia, peraltro da tempo ventilata.

Mentre il Paese resta diviso e nessuno nutre troppo ottimismo circa il futuro del governo di al-Serraj le forze jihadiste stanno allargando il loro raggio d’azione arruolando miliziani anche tra gli uomini della tribù di Gheddafi e tra le popolazioni del sud della Libia (Fezzan).

Il sito libico al Wasat riferisce che l’IS sta preparandosi ad affrontare in  battaglia le milizie di Misurata a ovest e le truppe di Tobruk a est allestendo ospedali da campo a Sirte, e nei villaggi di al Nawafiliya e Ben Jawad. I miliziani jihadisti hanno sequestrato un ingente quantitativo di medicinali e attrezzature mediche durante una serie di attacchi.

L’Esercito libico fedele al governo mdi Tobruk e guidato dal  generale Khalifa Haftar è però ancora impegnato a combattere contro i qaedisti di Ansar al-Islam a Bengasi per poter concentrare le sue forze contro l’Isis. Haftar ha spiegato che “la battaglia finale per Bengasi è prossima alla fine e subito dopo ci sposteremo a Sirte”. Aveva detto la stessa cosa anche l’estate scorsa.

@GianandreaGaian

Foto:  Stato Islamico e Libia TV

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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