BATTAGLIA FORSE DECISIVA AD ALEPPO

Le forze governative siriane annunciano l’offensiva finale ad Aleppo per “farla finita con i terroristi” come ha riferito l’ambasciatore siriano a Mosca, Riad Haddad anche se Mosca dice di non prevedere offensive in quel settore.

“Non abbiamo altri obiettivi se non quelli di alleviare la crisi umanitaria per gli abitanti di Aleppo e creare le condizioni per ampliare il regime di cessate il fuoco” ha detto il vice ministro degli Esteri russo, Serghiei Riabkov, riferendosi ai corridoi umanitari che aiutano i civili a fuggire dalla città assediata.

Secondo Mosca l’elicottero Mi-8 abbattuto nella provincia di Idlib con la morte dei 5 militari a bordo era di ritorno alla base dopo aver portato aiuti umanitari ad Aleppo. Si tratta del terzo elicottero perso dai russi nelle operazioni in Siria iniziate alla fine di settembre dell’anno scorso.

Meno di un mese fa un elicottero militare Mi-25 con a bordo due piloti era stato abbattuto vicino Palmira, dai jihadisti dell’Isis.

Ad aprile un altro elicottero da attacco si era schiantato nella regione di Homs uccidendo i due militari a bordo, ma Mosca sostiene che non ci siano prove che sia stato colpito da nemici.

Ad Aleppo, secondo l’Onu, nella parte assediata da russi e governativi rimangono circa 300mila persone con scorte di cibo e medicinali per poco meno di un mese.

E come ricorda l’Unicef oggi, di questi 300mila più di un terzo sono bambini.

Sempre secondo Unicef, nella parte occidentale sotto controllo governativo ci sono circa 25mila sfollati, provenienti dalle zone bombardate, che si hanno trovato rifugio in moschee, università, campus e giardini pubblici.

In quest’area, secondo i media russi e governativi siriani, si registrano diversi casi di civili uccisi e feriti da colpi di artiglieria sparati dagli insorti della parte orientale.

La battaglia è da lunedì concentrata nel lato sud-occidentale del fronte tenuto dalle truppe di Bashr Assad attorno ad Aleppo-est, dove i ribelli hanno lanciato un’offensiva che in tre giorni non ha visto progressi significativi.

I ribelli del gruppo Jabhat Fatah al Sham, ex fronte al-Nusra legato ad al-Qaeda, e quelli di Ahrar al Sham hanno conquistato il 1° agosto postazioni dell’esercito nelle zone sudoccidentali di Aleppo dando il via alla battaglia per rompere l’assedio imposto da Damasco.

L’esercito siriano ha confermato il lancio dell’offensiva da parte dei ribelli, sostenendo che i militari hanno respinto l’assalto a una base dell’aeronautica e negando di aver perso il controllo della scuola di Hikma.

“All’offensiva prendono parte circa 10.000 combattenti su due assi: uno sul fronte meridionale e il secondo su quello a nord-ovest della città”, aveva detto al quotidiano al Sharq al Awast Mohammed al Shami comandante di “Ahrar al Sham” (“Liberi della Grande Siria”), milizia islamista sostenuta dall’Arabia Saudita ed il Qatar.

“Stiamo preparando grandi sorprese”, ha aggiunto il comandante, mentre sui social sono state postate fotografie che mostrano una campagna per oscurare la vista agli aerei russi con grandi falò di pneumatici che sprigionano immense colonne di fumo.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), organismo legato ai ribelli “moderati”, le forze del regime siriano con l’appoggio dei raid aerei russi avrebbero riconquistato alcune aree e villaggi alla periferia sudoccidentale di Aleppo. Anche il giornale filogovernativo siriano al-Watan scrive che le forze del regime “avanzano a sud e a sudovest di Aleppo”.

Secondo l’Ondus i militari e i combattenti fedeli al regime di Bashar al-Assad avrebbero preso il controllo nella notte di due alture e di altrettanti villaggi nei sobborghi sudoccidentali di Aleppo.

“Il regime sta lanciando contro-attacchi per rispondere alla violenta offensiva dei ribelli”, ha detto il direttore dell’Osservatorio, Rami Abdel Rahman, citato dalla Bbc.

Stando alla ong, sono almeno 50 i ribelli morti dall’avvio della controffensiva e sono decine i caduti tra le forze del regime. Lo stesso Osservatorio ha aggiornato a 40 morti – più della metà donne e bambini – il bilancio degli attacchi che nelle ultime 48 ore hanno colpito le aree sotto il controllo delle forze del regime.

Prosegue, lentamente, anche l’offensiva delle Forze Siriane Democratiche (curdi e arabi sunniti siriani) appoggiate dagli Stati Uniti, nell’area di Manbij, a nord-est di Aleppo.

La città sarebbe stata strappata per oltre il 50% alle milizie dello Stato Islamico che avrebbe perso il controllo dei quartieri meridionali ed occidentali e della zona intorno all’ospedale nella parte orientale.

L’offensiva delle FSD è stata lanciata due mesi fa con l’obiettivo di espellere le milizie dello Stato islamico dall’ultima porzione di confine tra Siria e Turchia rimasto sotto il controllo del Califfato.
L’Ondus ha registrato la morte di 4.800 persone a causa della guerra in Siria nel mese di luglio tra i quali almeno 1.590 civili.

Successi vengono registrati anche dalle forze fedeli a Baghdad che ieri ha liberato il valico di confine con la Siria di al- Walid, nella provincia di al-Anbar dove si trova anche al-Qain, ultimo posto di confine nelle mani dell’Isis. Lo riferiscono media iracheni.

“I combattenti delle milizie tribali sostenuti dagli aerei della coalizione internazionale sono riusciti a liberare la località di al-Walid compreso del valico al confine con la Siria nel distretto di al Rutba” a circa 300 chilometri a ovest di Ramadi” come ha detto, citato dal sito Baghdad News, il sindaco di al Rutba, Imad al Duleimi prima di aggiungere che “i combattenti hanno alzato la bandiera nazionale sul valico” che era stato conquistato dall’Isis nel maggio del 2015.

Lungo la frontiera tra Siria e Iraq ci sono tre valichi: quello tra al-Rabiyah (Nord-Ovest Iraq)  e al-Yaraba (Siria) controllato da parte irachena dalle forze curde dei Peshmerga e da quelle siriane dalle forze curde-siriane; il valico tra al-Walid (Iraq) e al-Tanaf (Siria) liberato ieri ed il valico tra al-Qaim (Iraq) – al-Boukamal (Siria), rimasto l’ultimo in mano ai jihadisti.

Sul fronte di Kirkuk le forze irachene e curde si preparano a dare l’assalto finale all’iSIS nella città di Hawija.  Il comandante iracheno Wasfi Asi, che guiderà’ l’offensiva, ha reso noto che diversi militari dell’esercito nazionale prenderanno parte all’azione congiunta, incluse le milizie sunnite e sciite, le forze della polizia federale, dell’esercito e dei Peshmerga curdi.

“Oltre 5 mila persone sono state uccise o catturate dall’Isis e ci sono 25 mila rifugiati”, ha detto Asi.

Conquistato dai jihadisti nel 2014, il distretto di Hawija, con oltre 400 mila abitanti, per la maggior parte sunniti, ha un’importanza strategica perché collega le province di Kirkuk, Ninive e Salah al Din.

Le forze curde di stanza a Kirkuk, che controllano le strade principali a nord del distretto di Hawija, avevano annunciato in passato che avrebbero preso parte all’operazione solo con la piena partecipazione dell’esercito regolare iracheno.

Foto AP, AFP, RIA Novosti, SANA e Reuters

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