Gli allegri chirurghi

La data è quella del 18 dicembre 2017, al crepuscolo della XVII legislatura, in extremis come si suol dire. È il giorno in cui il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Francesco Pigliaru, hanno firmato il protocollo d’intesa per il coordinamento delle attività militari nel territorio della Regione Sardegna.

Lo si è appreso dal sito ufficiale del Ministero della Difesa che, con toni trionfalistici, annunciava il “successo” (finalmente) raggiunto con la Regione Autonoma, che tanto negli ultimi anni ha dato da tribolare agli uomini della diretta collaborazione del Ministro, tra rivendicazioni di indennizzi per i pescatori danneggiati dalla presenza militare sull’isola e tremendi sospetti di custodia di orribili ordigni nucleari nelle grotte degli isolotti della Maddalena…

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Indennizzi agli operatori economici marittimi (pescatori e non) – riduzione della presenza addestrativa e aumento della presenza militare, cessione di aree, tutela dell’ambiente e ricerca…. recita il sottotitolo dell’articolo on line, rivendicando orgogliosamente il raggiungimento della faticosa meta.

Alcune riflessioni che tengano conto di qualche retroscena meritano, tuttavia, di essere fatte, a iniziare dal nomen juris scelto dai comunicatori del Ministro, singolare e finemente evocativo: Protocollo per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della Regione.

Orbene, il concetto di coordinamento delle attività presuppone, sul piano meramente semantico, un ordinamento elaborato congiuntamente per conseguire uno o più fini determinati. In questo frangente, mentre paiono chiari e ben delineati i fini perseguiti dalla Regione Sardegna, sfugge invece quale realmente sia stato il fine perseguito dal Dicastero.

Si riporta testualmente il testo del comunicato: Il documento firmato è il “frutto di un lavoro assiduo e certosino fatto in questi anni che ci soddisfa tutti“ ha commentato il Ministro Pinotti, mentre il Presidente Pigliaru ha ringraziato la Difesa per l’impegno e l’attenzione dimostrata verso l’isola.

Con questa firma il Ministero della Difesa si è impegnato ad attuare misure di riequilibrio e armonizzazione dei rapporti con la Sardegna per venire incontro alle esigenze dei cittadini.

Preme evidenziare come i termini utilizzati, quali “riequilibrio” e “armonizzazione dei rapporti”, destino qualche perplessità: si può dire, forse, “riequilibrio” la riduzione dell’addestramento a fronte di un aumento della presenza militare, magari al fine di creare l’indotto economico e consentire ai militari sardi di rimanere nella loro terra?

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Nel dettaglio, giusto per riportare il testo ufficiale, il protocollo prevede la sospensione delle attività addestrative a fuoco nei poligoni sardi durante il periodo estivo, dal 1° giugno al 30 settembre; la cessione della spiaggia di Porto Tramatzu, nel Poligono di Capo Teulada e relative pertinenze; la concessione all’uso temporaneo dell’area “Spiagge Bianche” per il periodo di fermo delle attività a fuoco dal 1° giugno al 30 settembre; la cessione della spiaggia di S’Ena e S’Arca, nell’area del Poligono di Capo Frasca; la concessione all’uso temporaneo dell’area “Spiaggia di Murtas” presso il Poligono di Capo San Lorenzo per il periodo di fermo delle attività a fuoco; il rilancio e la valorizzazione della Scuola di Formazione per Allievi Sottufficiali della Marina Militare “Domenico Bastianini” a La Maddalena, anche per la costituzione di un polo di eccellenza delle attività connesse con l’economia del mare, con possibilità di uso da parte di altri soggetti e lo stazionamento in pianta stabile della nave scuola “Palinuro” e di unità a vela.

In particolare, all’area marina protetta di La Maddalena sarà adottato uno specifico disciplinare di tutela ambientale per il deposito di Guardia del Moro.

Tra i punti dell’accordo anche gli indennizzi ai Comuni che sopportano una servitù sul proprio territorio e ai pescatori di Capo Frasca, la previsione di un’area di rispetto per le zone archeologiche interne al Poligono e la richiesta di pascolo nel poligono di Capo Teulada e di rinnovo dell’accordo, per accesso ai fondi comunitari.

Tenuto conto, inoltre, che le seguenti tematiche e attività richiedono la partecipazione di altre Istituzioni e un coordinamento a più alto livello, la Difesa promuoverà la costituzione di un tavolo inter-istituzionale per lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione tecnologica da localizzare nell’Isola e lo sviluppo di programmi di studio, ricerca e sperimentazione tecnologico-industriale di possibili attività duali di comune interesse tra le quali cyber-defence; cyber-security e modeling & simulation: su Decimomannu si lavorerà per creare un distretto aerospaziale, un centro di eccellenza in collegamento con l’università.

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Inutile sottolineare che, alla sola lettura dei termini evidenziati, forse sarebbe stato meglio preferire al termine “riequilibrio” il termine “arretramento incondizionato della Difesa di fronte alle richieste della Regione”.

Chi ha un minimo di memoria storica delle vicende militari in Sardegna, infatti, ricorda che tutte quelle richieste erano state avanzate in vero da anni e mai soddisfatte, per la tutela di superiori interessi nazionali, in quanto particolarmente gravose e sempre con oneri (ingenti) a carico del Ministero, in termini sia di spese vive da sostenere sia di diminuzione delle attività addestrative di fondamentale importanza per le Forze Armate.

Al di là di facili considerazioni relative alle operazioni strategiche pre-elettorali, la Difesa pare uscirne malconcia, su differenti piani di confronto: il primo, e più pericoloso in quanto latente e sfuggente all’attenzione dei più, è legato al fatto che un Ministero si è posto in posizione paritetica con una Regione che, sebbene a Statuto Speciale, rappresenta una realtà locale e circoscritta che, nel contemperamento di interessi parimenti tutelati a livello costituzionale, forse potrebbe (legittimamente) pretendere meno; il secondo, afferente il merito del protocollo, riguarda una sorta di “lista della spesa” avanzata dall’Ente locale e pienamente soddisfatta dal Governo.

Ci si riferisce agli indennizzi, sempre crescenti a fronte di esercenti commerciali che hanno “orientato” le proprie attività nelle aree sottoposte a limitazioni proprio per veder riconosciute le somme a ristoro.

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Ci si riferisce alla concessione di spiagge (e in Sardegna non scarseggiano certo i chilometri di costa da mettere economicamente a frutto!!!) sottoposte a vincoli che, proprio grazie all’ultradecennale presenza militare sull’isola sono magari divenuti Siti di Interesse Comunitario (sul piano ambientale).

Ci si riferisce, ancora, al rilancio e valorizzazione (con oneri a carico della Difesa) della Scuola della Marina Militare in chiave “duale” (termine che va di moda) in un disperato tentativo di far rivivere l’economia maddalenina dopo la drastica “anemizzazione” della stessa perpetrata con la “dipartita” degli americani (in realtà, cacciati in nome di una riconquista del proprio territorio da parte dei sardi, poi amaramente pentiti di averla voluta) negli anni duemila.

Ci si riferisce agli impegni che la Difesa ha assunto per i prossimi anni, una sorta di testamento da accettare – consentite a chi scrive il suggerimento – con beneficio d’inventario da parte del prossimo Ministro, giusto per evitare di ereditare tanti debiti e scarse risorse!!!

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È facile sentire, in simili frangenti, le sirene di coloro i quali sostengono che è proprio lo Stato a doversi fare carico della rinascita socio-economica delle realtà locali depresse, così com’è facile controbattere, proprio a costoro, che lo Stato non è un’entità astratta scollegata da qualsiasi realtà economica e magari, come nel caso della Difesa, portatrice d’interessi collettivi superiori (parimenti vitali per uno Stato-organizzazione) che si traducono – solo per fare un esempio – in esigenze di spazi addestrativi. Un militare senza addestramento è come un agricoltore senza semi da spargere, si potrà alzare tutti i giorni all’alba, potrà arare ettari ed ettari di terra, ma alla fine non raccoglierà nulla, vanificando il proprio operato!

Si fa finta d’ignorare che la professionalità, se non viene mantenuta, inevitabilmente decade: come ci si sentirebbe se, stesi su un tavolo operatorio, venissimo informati che il primario non opera da due anni, però tre mesi prima ha passato alcune ore a giocare con “L’allegro chirurgo”?!

E sarebbe altrettanto facile ribattere, allora, da parte degli isolani, che tali spazi possono essere ricercati altrove, nella cultura del “tutto giusto e sacrosantamente necessario, purché non si faccia a casa mia”, dalla TAV ai gasdotti, in una cattiva abitudine di un Paese che parrebbe fermo all’epoca dei Comuni.

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È tutto vero, si tratta solo di scegliere quali interessi (supremi) privilegiare e con quale priorità e modalità, a patto che si abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: il protocollo si chiamerebbe in un altro modo, molto meno nobile e altisonante di quello scelto…. Anche se, per la verità, il segno di gratitudine per la magnanimità della Difesa non è stato – come dire – alle altezze delle aspettative, come dimostrano i recentissimi risultati elettorali, che anche in quella Regione hanno visto il crollo di quella parte politica che così tanto si è vantata di aver sottoscritto il Protocollo di cui parliamo.

E allora, giusto per pareggiare le sorti di questa dialettica che si è voluto solo ipotizzare (a oggi non si è letto alcunché nel senso che si cerca di illustrare), chissà, forse si potrebbe chiamare “riequilibrio” anche una possibile ridislocazione delle unità/reparti militari presenti sull’isola (Brigata Sassari in testa) dalle parti di Gorizia o Udine, con buona pace di qualche mamma e dei Governatori che si proclamarono vincitori come lo fu Pirro!

In tal modo, forse, le unità ivi dislocate potranno avere garantito quell’addestramento che garantisce, in operazioni, l’impiego di comandanti e soldati preparati e non di….“allegri chirurghi”!

Foto: Nuova Sardegna e Sardinia Post

 

 

Giorgio BattistiVedi tutti gli articoli

Generale di Corpo d'Armata (Aus.), Ufficiale di Artiglieria da Montagna, ha espletato incarichi di comando nelle Brigate Alpine Taurinense, Tridentina e Julia ed ha ricoperto diversi incarichi allo Stato Maggiore dell'Esercito. Ha comandato il Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA), l'Ispettorato delle Infrastrutture e il Comando per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell'Esercito. Ha partecipato alle operazioni in Somalia (1993), in Bosnia (1997) e in Afghanistan per quattro turni. Ha terminato il servizio attivo nell'ottobre 2016.

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