Marine militari: le fregate saranno ancora a lungo protagoniste

Nel periodo della cosiddetta “guerra fredda” soprattutto in Occidente si costruirono numerose unità di medie dimensioni classificate come fregate. Si trattava di unità con prevalente vocazione antisommergibile destinate in particolare alla difesa dei convogli che dal Continente Americano avrebbero portato i necessari rifornimenti ai paesi NATO dell’Europa.

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Queste “navi scorta” sempre per migliorare le loro capacità belliche furono alla fine degli anni ’50 dotate di elicotteri e conseguentemente di adeguato ponte di volo e quando possibile di hangar. Considerate mezzi di “seconda linea” non furono quasi mai impiegate dalla Marine maggiori per la difesa dei Gruppi Portaerei o Anfibi, a cui furono invece dedicati i caccia e gli incrociatori lanciamissili.

Alcune Marine, tra cui quella Sovietica e la nostra, imbarcarono sulle nuove fregate anche missili superficie-superficie rendendole strumenti non solo di difesa, ma anche temibili avversari per le unità maggiori del nemico. Tra le più riuscite di queste unità polivalenti possiamo certamente segnalare le fregate italiane delle classi “Lupo” e “Maestrale”, che pur avendo una discreta capacità nella lotta ASW con i loro siluri ed elicotteri, possedevano una formidabile batteria di missili contro nave del tipo Otomat/Teseo, che di fatto, le faceva includere tra le più capaci navi per la lotta di superficie.

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Nello stesso periodo di tempo le Fregate potenziarono la loro capacità artiglieresca con l’adozione di cannoni automatici di piccolo/medio calibro ad alta cadenza di tiro, che le poneva in grado di impegnare con successo unità similari, navi mercantili ed anche bersagli costieri oltre che difendersi da motosiluranti ed aerei.

Sfogliando gli Almanacchi Navali dell’inizio del secolo attuale vediamo che la Fregata in quasi tutte le Marine assume un profilo pressoché identico. Sul castello di prua è solitamente posto un cannone da 114 o 127 mm, più raramente da 76, sui lati a centronave vengono installati i contenitori-lanciatori dei missili superficie-superficie, la zona poppiera è solitamente sgombra e munita di un ampio ponte di volo e spesso di un hangar, dove effettuare le manutenzioni allo/agli elicotteri di dotazione.

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Un sistema missilistico contraereo e contro missile completa la panoplia delle armi di bordo La propulsione diviene quasi esclusivamente CODAG, permettendo sia discrete autonomie sui Diesel, che interessanti spunti di velocità sulle TAG. Un’automazione sempre più spinta riduce le Tabelle d’Armamento e gli spazi di vita per gli equipaggi si fanno sempre più confortevoli.

Il costo di queste unità risulta logicamente molto inferiore a quello delle altre unità maggiori di superficie e quindi la Fregata si diffonde in quasi tutte le Marine anche quelle cosiddette minori e la loro costruzione si rivela ben presto un ottimo affare per la cantieristica militare, che trova una buona clientela nei Paesi mediorientali ed asiatici. Anche il mercato dell’usato ha trovato nelle Fregate degli anni ’70-80 costruite dalle maggiori Marine europee ottime occasioni di vendita per incrementare il potenziale di alcune forze navali estere.

La situazione odierna vede nel mondo oltre cinquanta Marine dotate di Fregate e questo tipo di unità ha ormai superato il centinaio di esemplari tutti più o meno di caratteristiche simili. La tendenza degli ultimi dieci anni ha però comportato un cospicuo aumento di tonnellaggio dovuto sia alla volontà di imbarcare sempre più numerosi e complessi “sistemi d’arma” sia alla necessità d’impiegare queste unità in aree oceaniche, che richiedono adeguate dimensioni degli scafi.

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Logicamente questa tendenza sta facendo salire il costo di questi mezzi ed ha portato ad offrire al mercato le cosiddette “fregate leggere” (FFL), che altro non sono che Corvette con armamento potenziato.

La maggiore novità dei nostri giorni è da considerarsi un ulteriore miglioramento dell’armamento missilistico delle nuove Fregate con l’adozione di armi di tipo cruise, che consentono anche a queste unità di medio tonnellaggio di poter intervenire con le proprie armi ben dentro il territorio avversario anche a centinaia di miglia dalla costa rendendo quindi questi mezzi inseribili nella minaccia “strategica” a più ampio respiro.

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La possibilità di utilizzare le attrezzature aeronautiche per l’impiego di velivoli UAV permette inoltre una capacità di ricognizione d’altura anche su parte delle aree avversarie dotate di discrete difese antiaerei.

E’ quindi probabile che nei prossimi venti anni le Fregate, senza rinunciare al loro originale compito di scorta antisommergibile e di difesa aerea di punto, saranno le vere protagoniste della lotta di superficie sia in un impiego isolato con operazioni mirate d’attacco a bersagli paganti sia in formazioni per assicurare gli “embarghi”, la protezione delle proprie forze anfibie ed anche in operazioni contro l’interno del territorio nemico per degradarne le capacità TLC e logistiche.

Le attuali navi in cantiere e quelle recentemente acquisite, anche nella nostra Marina, fanno quindi pensare ad un ruolo sempre più importante delle Fregate nella guerra sul mare consentendo anche a Marine minori una capacità “strategica” da non trascurare soprattutto in aree marittime quali il nostro Mediterraneo.

Foto: Marina Militare, Fincantieri, TKMS e Bae Systems

 

Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli

L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.

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