In Iraq e Giordania il flop dei droni armati cinesi CH-4B ?

Dopo un successo commerciale indiscutibile e un’ampia diffusione, favorita dalle riserve espresse dagli USA a esportare velivoli teleguidati armati, i droni cinesi non sembrano superare brillantemente la prova dei teatri operativi.

Secondo un rapporto statunitense nel giugno scorso solo uno dei 4 CASC CH-4B Rainbow della flotta irachena, in forza all’Aviazione dell’Esercito e basati ad al-Kut (150 km a sud est di Baghdad), era in condizioni operative a causa di problemi di manutenzione non meglio specificati ma che potrebbero però essere dovuti anche alla scarsa organizzazione logistica irachena.

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Il rapporto dell’estate scorsa dell’ispettore generale dell’operazione “Inherent Resolve” della Coalizione in Iraq affermava del resto che anche la flotta irachena di “più di 10” droni statunitensi Boeing Insitu Scan Eagle, più piccoli dei CH-4B e privi di armamento, aveva effettuato solo due sortite da marzo a giugno 2019 a causa di un intervallo nel supporto di manutenzione dell’appaltatore e di problemi non risolti di interferenza dei segnali.

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Secondo il rapporto “le carenze hanno comportato una riduzione del 50% delle sortite in missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR) ad ala fissa dell’Iraq rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.

Oltre ai droni, l’Iraq dispone di un numero limitato di velivoli Cessna C-208 Caravan dotate di sensori e Beechcraft King Air configurati per missioni ISR da impiegare contro le residue forze dello Stato Islamico.

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La scarsa disponibilità dei CH-4B iracheni ha avuto un impatto anche sulle missioni di attacco effettuate con i missili AR-1 (simili agli AGM-114 Hellfire statunitensi) e alle bombe a guida gps FT-9 acquistati in Cina.

Tra ottobre 2015 e febbraio 2018, secondo quanto riferito, il velivolo senza pilota ha effettuato almeno 260 attacchi contro l’ISIS, tra cui la distruzione di ordigni esplosivi improvvisati trasportati dai veicoli che rappresentavano una grave minaccia per le forze irachene sul terreno. Un numero di missioni che sembrerebbe testimoniare una considerevole efficienza dei velivoli cinesi.

Come precisato, il rapporto statunitense non descrive gli esatti problemi di manutenzione che affliggono la flotta di CH-4B iracheni ma lo stesso velivolo teleguidato cinese non sembra aver convinto molto neppure i giordani che ne acquisirono almeno una mezza dozzina nel 2015 e apparirono per la prima volta l’anno successivo in una base vicino al confine con la Siria.

Iraq's Army Aviation's CH-4B armed drones based out of Kut airbase, 160km southeast of Baghdad 1

Nel novembre 2018 emersero voci secondo cui la Royal Jordanian Air Force avrebbe trovato carenti i suoi CH-4B e intendeva ritirarli dal servizio attivo. Dal giugno di quest’anno 6 CH-4B sono stati messi in vendita insieme a molti altri aerei ed elicotteri radiati dai ranghi per ottimizzare i costi della forza aerea di Amman.

In servizio in 13 paesi i CH-4B sono stati impiegati anche nel teatro operativo yemenita (con le insegne dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti), in Nigeria contro le milizie di Boko Haram e probabilmente anche in Libia dove gli emiratini impiegano sicuramente i più grandi CASC CH-5 in supporto alle forze dell’LNA del generale Khalifa Haftar.

Foto Twitter e Esercito Iracheno

 

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