Navi ospedale per l’emergenza Coronavirus: il progetto genovese

La proposta formulata il 10 marzo da Analisi Difesa (con l’articolo di Pietro Orizio) di attrezzare e navi ospedale, per fronteggiare il contagio da Coronavirus in modo flessibile con strutture mobili da dislocare nelle aree più colpite e compensare la carenza di posti letto negli ospedali, è entrata nel dibattito nazionale sul contrasto alla pandemia.

La città di Genova è stata la prima a mobilitarsi come spiega l’articolo del Secolo XIX “Una nave-ospedale in porto. Così Genova soccorre il Nord” pubblicato l’11 settembre.

L’articolo riferisce di “una grande nave passeggeri, trasformata a tempo di record in modernissimo e attrezzato ospedale galleggiante ancorato nel porto di Genova, in grado di accogliere un migliaio di pazienti e di offrire servizi e interventi indispensabili anche per la terapia intensiva e la rianimazione. Un’ammiraglia di Msc Crociere (in pole per questa mansione c’è la “Opera”) pronta a intervenire in caso di ulteriori necessità, facendo lievitare la disponibilità ricettiva, risolvendo così un problema sempre più angosciante per la popolazione: la mancanza di posti letto e in alcuni casi di assistenza specializzata ospedaliera per chi non è contagiato ma presenta altre patologie, più o meno gravi. E, infine, altri due cruise ferry che dagli abituali collegamenti con le isole potrebbero essere dirottati all’urgenza di servizi sanitari, che dovesse presentarsi non solo sotto la Lanterna ma anche in altre importanti città marinare del Sud del Paese”.

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Il progetto, racconta l’articolo di Giorgio Carozzi e Francesco Ferrari, “nato da una illuminata intuizione dei vertici di Grandi Navi Veloci (Gnv), immediatamente approvato da Gianluigi Aponte, proprietario della compagnia genovese e leader di Msc, concordato con il sindaco di Genova, Marco Bucci e sostenuto dall’amministratore delegato del Rina, Ugo Salerno, il progetto entra oggi nella sua fase esecutiva, seguito con particolarissima attenzione dai responsabili della Protezione Civile e ovviamente dal governatore Giovanni Toti. Tempi di realizzazione: da una settimana a dieci giorni. Investimenti rilevanti, a carico del gruppo armatoriale e della Protezione Civile. Ma soprattutto una svolta e un messaggio forte in un momento drammatico e di estrema inquietudine per il capoluogo e l’intera Liguria”.

“Il problema tecnico più rilevante – spiega l’articolo del Secolo XIX – riguarda infatti la completa modifica dell’impianto di aerazione del traghetto, per blindare le cabine destinate ad ospitare pazienti infettivi. Una task force di tecnici e ingegneri sta lavorando sugli schemi e gli impianti insieme agli esperti della protezione civile.

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Le fonti sentite dal quotidiano di Genova valuta che “le ipotesi sul campo – “che il Rina valuterà nei prossimi giorni assieme alla Protezione Civile – sono tre. La prima è la trasformazione della nave in punto d’appoggio per pazienti non colpiti dal virus, che in questo modo libererebbero migliaia di posti letto negli ospedali “a terra”, in Liguria e nel resto del Nord Italia; la seconda è la destinazione a luogo di quarantena per pazienti positivi al test; la terza, più complessa ma anche più caldeggiata, è l’utilizzo del traghetto come ospedale per pazienti con patologia Covid-19 conclamata.

Il vantaggio di un traghetto, rispetto a soluzioni improvvisate come palestre o palazzetti dello sport (scelta effettuata per esempio dalla Cina), secondo gli esperti è indiscutibile. «Parliamo di un luogo sicuro, già dotato di strumentazioni come porte tagliafuoco, impianti di aerazione delle cabine separate da quelli dei locali pubblici, impianti di trattamento delle acque. Un luogo predisposto ad affrontare emergenze come incendi o allagamenti», spiega un esperto di costruzioni navali.

Gli interventi necessari alla trasformazione della nave in ospedale riguarderebbero gli impianti di condizionamento (i garage ne sono sprovvisti) e la realizzazione di eventuali pareti divisorie. Fra le ipotesi allo studio, anche la dotazione di container già adibiti a sale mediche, come accade in zone di guerra o di catastrofi naturali. «Non esistono precedenti nella storia della marineria», spiega l’esperto. Le navi GNV al centro dello studio del Rina, al momento, sono tre: la Superba, la Suprema e la Splendid. E non è affatto escluso che, superato il test genovese, città del Sud Italia si attrezzino per replicare il modello dell’ospedale galleggiante”.

 

Leggi anche Navi ospedale per l’emergenza virus: le proposte di Ferrando & Massone

 

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