Completato il ritiro italiano dall’Afghanistan

“Nella serata di ieri si è conclusa ufficialmente la missione italiana in Afghanistan. Con il rientro dell’ultimo uomo del contingente italiano, è terminato in totale sicurezza un imponente sforzo logistico e operativo condotto con puntualità e sicurezza dalle nostre Forze Armate.

Non termina però l’impegno della comunità internazionale, Italia in primis, per l’Afghanistan che continuerà in altre forme, a partire dal rafforzamento della cooperazione allo sviluppo e al sostegno alle istituzioni repubblicane afghane”. Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha commentato l’arrivo nella serata di ieri presso l’aeroporto militare di Pisa del Generale di Brigata Beniamino Vergori, Comandante del Contingente, e degli ultimi militari che erano ancora schierati ad Herat. Si è conclusa così la fase del rientro del contingente italiano dall’Afghanistan.

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“Un momento toccante e straordinario con la chiusura di un capitolo significativo della nostra storia. Terminano 20 anni di sforzo nazionale che hanno visto la dedizione e lo spirito di sacrificio dei nostri oltre 50.000 uomini e donne in divisa che si sono avvicendati in questi lunghi anni e voglio ricordare con gratitudine i 723 feriti e con profonda commozione le 53 vittime italiane che hanno perso la vita al servizio della Repubblica e per portare stabilizzazione e pace in Afghanistan” ha aggiunto affermato Guerini.

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L’operazione di rientro si è contraddistinta per la sua complessa natura – operativa e logistica, comprendendo tutto lo spettro delle attività operative militari.

Uno sforzo significativo che il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) ha pianificato e condotto sulla base di un quadro situazionale corrente di un teatro operativo volatile e complesso che ha richiesto un’attenta e costante analisi di tutti gli aspetti prettamente operativi legati alla difesa e protezione del Contingente.

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Si conclude di fatto, per l’Italia la missione Resolute Support, subentrata dal 1° gennaio 2015 alla missione ISAF, che ha avuto come focus in questi anni, la formazione, la consulenza e l’assistenza alle Afghan Security Institutions (ASI – Ministry of Defense and Ministry of Interior) e alle Afghan National Defence Security Forces (ANDSF) a livello ministeriale, istituzionale, e al livello operativo.

A quanto riferisce l’agenzia di stampa Adnkronos al fine di rendere l’operazione di rientro più efficace e aderente alla situazione scaturita dalle decisioni dei vertici della Nato, lo scorso 14 aprile, l’operazione di retrograde è stata rimodulata nel giro di poche settimane e sviluppata, con una metodologia di analisi trasversale, sincronizzando tutte le aree e settori funzionali degli staff, nonché le unità e gli assetti dislocati nel teatro delle operazioni, mediante l’organizzazione di working group funzionali e di un operational planning team costituito ad hoc.

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L’operazione è stata caratterizzata dalla necessità di dover effettuare continue scelte sulla base del quadro situazionale corrente di un teatro operativo volatile e complesso che ha richiesto un’attenta e costante analisi di tutti gli aspetti prettamente operativi legati alla difesa e protezione del contingente, senza tralasciare il comune nemico invisibile Covid-19, che ha continuato a diffondersi sui territori del continente asiatico.

In particolare l’attenzione è stata destinata alla protezione che è stata garantita, per fasi graduali e sistematiche, fino al totale passaggio di responsabilità alle Forze Armate di Difesa e Sicurezza afgane, considerando anche la necessità di dover coordinare e gestire la moltitudine dei contingenti multinazionali in supporto a Herat.

2. Caricamento di un elicottero (002)

Il contingente schierato in Afghanistan ha condotto un importante sforzo logistico – complesso e pesante – connesso con il rientro di tutto il personale, mezzi e materiali, attraverso la pianificazione e la condotta di un imponente ponte aereo e marittimo.

Sono in atto anche, a quanto si apprende, tutte le procedure tecnico-amministrative legate alla cessione ai partner afgani della base e dell’aeroporto di Herat, che hanno riguardato anche la gestione del traffico aereo, senza tralasciare gli aspetti connessi con la sicurezza e la tutela ambientale, problematiche quest’ultime trattate dal contingente nazionale con approccio pragmatico nel pieno rispetto delle norme in vigore a livello internazionale.

3. Caricamento di un VTLM Lince (002)

Analisi Difesa evidenzia infine un ulteriore elemento allo sforzo logistico messo in campo per completare il ritiro delle forze italiane dall’Afghanistan, ultimato due giorni prima che gli Emirati Arabi Uniti chiudano la base logistica italiana di al-Minhad in seguito alla crisi nelle relazioni militari e politiche tra Roma e Abu Dhabi di cui il nostro webmagazine si è recentemente occupato.

Foto Difesa.it e Op. Resolute Support

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