Immigrazione: Spagna e Italia divise nella gestione degli sbarchi

 

 

La mancata adesione della Spagna alla dichiarazione congiunta di Cipro, Grecia, Italia e Malta sui flussi migratori via mare, dedicata in particolare ad Ong e luoghi di sbarco, fotografa la presa di distanza di Madrid dai problemi italiani nel Mediterraneo.

La storia dell’immigrazione irregolare verso Italia e Spagna è apparentemente la stessa. Diverse sono state tuttavia nel tempo le risposte dei due Paesi al fenomeno, anche per via delle peculiarità geopolitiche delle rispettive aree geografiche di riferimento. Distinte sono state inoltre le risposte dell’opinione pubblica interna che in Spagna non ha mai assunto i toni dell’accoglienza incondizionata verso i migranti via mare.

Oltretutto Madrid si è sempre avvalsa delle politiche di difesa dei confini Ue e delle conseguenti misure di interdizione in mare. Nel 2007, ad esempio, una motovedetta italiana partecipante all’Operazione di Frontex “Hera” abbordò al largo delle Canarie il mercantile “Happy days” con 300 migranti pakistani, dirottandolo in modo coattivo in Senegal.

Spesso invece l’Italia ha voluto e dovuto fare da sola, senza l’aiuto dell’Europa, come nel caso dell’Operazione “Mare Nostrum”.

Rotta Canarie

Mappa Organizzazione Internazionale delle Migrazioni

 

E’ noto inoltre che la Spagna ha blindato, con finanziamenti europei, le proprie coste continentali ed insulari con dispositivi di sorveglianza mirati a individuare le imbarcazioni in avvicinamento per intercettarle, inseguirle, arrestare gli scafisti ed eventualmente respingerle.

Si tratta del “Sistema Integrado de Vigilancia Exterior” (SIVE) e del sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur) relativo allo scambio di informazioni ed alla cooperazione operativa con gli altri Paesi europei e Frontex.

Completano il cosiddetto “pacchetto frontiere” gli accordi con Marocco, Senegal, Mauritania per “sbrigative” riammissione dei migranti irregolari, minori compresi, e per l’interdizione, anche con pattugliamenti congiunti, delle partenze illegali.

Rabat, in particolare, si è impegnata ad intervenire al di fuori delle acque territoriali spagnole per riportare indietro i migranti salvati, dopo aver ricevuto, in cambio, cospicui finanziamenti da Bruxelles e Madrid per rafforzare controlli alle frontiere e capacità di soccorso.

Ciononostante, la Spagna ambisce presentarsi come paladina dell’accoglienza. Le Ong spagnole, d’altronde, non intervengono direttamente per salvare migranti davanti alle coste di Mauritania, Senegal e Marocco e farli sbarcare nelle Canarie, limitandosi invece, a quel che sembra, a segnalare le situazioni di pericolo ai centri SAR competenti.

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Situazione zone SAR prospicienti le Canarie (Fonte University of Malta)

 

Non è stata dimenticata la dura presa di posizione – assunta nel 2019 da varie personalità spagnole, incluso l’allora ministro degli esteri Josep Borrell – contro Matteo Salvini al tempo ministro dell’interno, dopo il divieto di ingresso imposto da Roma a una nave di una Ong spagnola.

Seguendo questa linea, Madrid prende ora le distanze dall’iniziativa assunta dall’Italia con Malta, Grecia e Cipro rifiutando una cooperazione rafforzata nel settore del SAR e del modus operandi delle Ong. Ciò si spiega forse con la volontà della Spagna di mantenere un profilo autonomo rispetto all’Italia che le assicuri vantaggi politico-economici nei rapporti con la Ue.

Foto e mappe:  EPA, IOM, University of Malta

 

 

 

Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf

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