Le Ong (e i loro sponsor) alla “battaglia navale” contro l’Italia

 

 

Hanno fatto nuovamente “il pieno” di migranti illegali davanti alle coste libiche, dove la Guardia Costiera di Tripoli ha intercettato e riportato indietro 633 clandestini tra il 27 novembre al 3 dicembre, e ora puntano ancora sulle coste italiane.

Le navi delle ong Humanity 1, Louise Michel (ex motovedetta del servizio doganale francese oggi con bandiera tedesca), Geo Barents e Aurora avevano ricominciato a schierarsi in mare al largo della ex colonia italiana (soprattutto di fronte a Zuara da dove secondo Frontex salpano il 40 per cento dei clandestini che lasciano le coste libiche) già la scorsa settimana in vista dell’ennesima “battaglia navale” tesa a mettere alla prova il governo italiano. Ora tre di queste imbarcazioni puntano sui porti italiani con oltre 500 clandestini a bordo.

Verso l’Italia puntano anche tanti barconi e barchini autonomi messi in mare dai trafficanti provenienti da Libia, Tunisia e Turchia che hanno contribuito più delle Ong a far salire a oltre 97mila (contro i 63 mila del 2021, i 33mila del 2020 e i 11mila del 2019) i clandestini giunti via mare in Italia quest’anno, dei quali oltre 50 mila egiziani, tunisini e bengalesi che non hanno certamente nessun titolo per essere accolti.

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Tuttavia, se i trafficanti e i clandestini perseguono scopi legati ai propri interessi economici e criminali, l’obiettivo della flotta delle Ong (e dei suoi sponsor) appare politico: mantenere costante la pressione sull’esecutivo italiano e impedire che si affermi la politica di contenimento dei flussi migratori illegali diretti verso la Penisola.

Quella in atto è quindi una vera e propria operazione navale, che non ha nulla di militare ma neppure di umanitario, che persegue chiari obiettivi politici tra i quali il più rilevante è mostrare l’incapacità del governo italiano di garantire la sovranità dei propri confini marittimi proprio mentre l’attenzione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, (nella foto sopra) si allarga anche ai confini sloveni.

Sulla rotta balcanico-danubiana si registra un considerevole aumento degli arrivi via terra rilevato nei giorni scorsi dal Viminale: 4.101 migranti irregolari rintracciati dal 1° gennaio al 25 ottobre 2022 rispetto ai 1.350 dell’analogo periodo del 2021, con un incremento percentuale del 203,78%.

Quella in atto sul mare, come ha evidenziato nei giorni scorsi Fausto Biloslavo in un articolo su “Il Giornale”, rappresenta “l’ennesima sfida in vista del Natale, che servirà a far apparire ancora più brutto e cattivo il governo italiano che si oppone ai talebani dell’accoglienza”.

La nave Humanity 1 della ong SOS Humanity e battente bandiera tedesca ha lasciato il 24 novembre il porto spagnolo di Burriana, base di parte delle 17 navi appartenenti a 14 Ong presenti nel Mediterraneo.

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Sos Humanity ha annunciato nei giorni scorsi sui media tedeschi la nuova “missione navale” contro l’Italia. «Ora che l’Italia sta subendo questa svolta a destra dobbiamo dare l’esempio» ha fatto sapere l’ong, come riporta Biloslavo che interpreta la dichiarazione in modo inequivocabile con l’obiettivo di “sbarcare migranti in Italia fregandosene delle ordinanze governative”.

Nei giorni scorsi si sono schierate nel Mediterraneo Centrale anche le navi delle ong Geo Barents di Medici senza frontiere (battente bandiera norvegese) e la piccola nave britannica Aurora Sar che opera sotto il diretto controllo della ong tedesca Sea Watch.

Del resto sarebbe riduttivo voler vedere nella “battaglia navale” in atto contro il governo italiano solo l’iniziativa di organizzazioni da tempo ben inserite nel business dei soccorsi con i loro sponsor privati, religiosi e istituzionali che includono anche organizzazioni che si occupano di accoglienza dei migranti. Alle spalle delle ong c’è la precisa volontà politica di alcuni governi europei, Francia e Germania in primis, di contrastare il tentativo italiano di bloccare i flussi migratori illegali verso la Penisola.

Sforzo condiviso da diverse nazioni del Nord Europa che in Italia continuiamo a definire “partner”.  Berlino e Parigi intendono scongiurare il rischio che si registrino nuovamente i successi conseguiti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini nel 2018/19, quando l’Italia portò al minimo storico gli sbarchi illegali e mise un freno ai traghettamenti di clandestini attuati dalle navi delle ong.

Meglio non dimenticare infatti che per il governo di centro-sinistra tedesco e per i militanti degli ambienti religiosi, culturali e delle Ong che lo appoggiano, quella contro la destra italiana è anche e forse soprattutto una “crociata”, una battaglia ideologica che trova il suo fondamento nel programma politico delle forze che compongono l’esecutivo tedesco.

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Gran parte della maggioranza parlamentare che sostiene il governo di Olaf Scholz è infatti contraria a ogni forma di rallentamento dell’accoglienza e dei soccorsi in mare che, al contrario, vorrebbe vedere potenziati, mentre chiede la cessazione dei respingimenti definiti “illegali” attuati da alcuni paesi europei del Mediterraneo e legittimati da Frontex.

Per questo non sembrano poter garantire margini di successo le iniziative tese a  chiedere maggiore condivisione ai partner europei (anzi, dal Nord Europa lamentano che troppi clandestini sbarcati in Italia valicano le Alpi), tenuto anche conto che un vasto ed efficace programma della UE che ridistribuisca i clandestini sbarcati sulle coste mediterranee nei paesi del Nord Europa, meta preferita dei migranti illegali, non farebbe che incentivare nuovi flussi costituendo una vera e propria “pacchia” per i trafficanti che sarebbero in grado di offrire, con lo stesso “biglietto”,  sbarco in Italia e trasferimento in Germania.

Ovviamente non tutti in Europa sono “allineati” e non mancano valutazioni diverse a cominciare da quelle di Frontex che in un rapporto del 2021 reso noto il mese scorso riferisce esplicitamente del ruolo “attrattivo” delle navi delle Ong (il cosiddetto pull-factor).

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“Dobbiamo parlare in modo chiaro e onesto di immigrazione, altrimenti continueremo ad essere in pericolo. È necessario parlare in modo chiaro e onesto delle ong che gestiscono navi per trasportare migranti illegali, che sono essenzialmente parte della mafia della tratta di esseri umani.

La tratta di esseri umani deve essere severamente punita perché mette in pericolo i Migranti e mette sotto pressione gli Stati” ha detto ieri il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjártó, in un video su Facebook, a margine dell’incontro con il vicepremier e ministro alle Infrastrutture italiano, Matteo Salvini (nella foto a sinidtra)

“Come l’Ungheria, Salvini vede chiaramente i rischi per la sicurezza” ha affermato Szijjártó, sottolineando l’importanza di unire “queste voci” per costringere Bruxelles a smettere di sostenere l’immigrazione, che rappresenta una minaccia per l’intera Europa.

L’immigrazione deve essere fermata, non gestita. Se questo fallisce, vedremo dati ancora peggiori rispetto ai numeri del 2015″ ha proseguito il ministro, ricordando come l’Ungheria sia “sotto una doppia pressione” migratoria, quella dei “profughi ucraini che arrivano ai confini orientali del nostro Paese a seguito della guerra” e quella dei “migranti prevalentemente clandestini che assediano il confine meridionale”.

In Germania invece l’ong Sos Humanity è all’interno del gruppo legato alla chiesa evangelica “United4Rescue” (che include anche le navi Sea Eye 4 e Sea Watch 5 delle omonime ong) e riceve finanziamenti dal governo, da amministrazioni regionali tedesche, da privati e da diverse organizzazioni religiose inclusa la Caritas (come rivela lo stesso sito dell’organizzazione).

Giusto per comprendere come la battaglia sia politica, di recente la Legge di bilancio federale tedesca è stata “arricchita” da un emendamento promosso dai Verdi che ha stanziato 8 milioni di euro in 4 anni in favore di United4Rescue. Denaro dei contribuenti tedeschi stanziato da Berlino per aiutare navi e Ong tedesche a portare migranti illegali afro-asiatici in Italia.

Con amici e partner del genere chi ha bisogno di nemici?

@GianandreaGaian

Immagini: Frontex,  Governo Italiano, Ministero degli Esteri Ungherese, SOS Humanity e Louise Michel

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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