Oltre 300 i Shenyang J-16 nelle forze aeree cinesi

 

 

Lo scorso Airshow cinese di Zhuhai, il più grande forum aerospaziale del paese asiatico, ha mostrato un velivolo da combattimento bimotore Shenyang J-16 con numero di coda 1105 che, secondo il portale Military Watch Magazine, mostrerebbe la realizzazione da parte di Pechino dell’undicesimo lotto di J-16.

Considerando che il volume di produzione di ogni lotto di caccia va dalle 24 alle 30 unità, l’Aviazione Cinese (PLAAF) potrebbe avere in servizio un numero di J-16 oscillante tra i 264 e i 330 esemplari.

Se tali numeri fossero confermati ufficialmente lo Shenyang J-16 sarebbe il caccia bimotore numericamente più presente nella PLAAF che schiera in prima linea anche 73 Sukhoi Su-30MKK, 24 Sukhoi Su-35, 225 J-11 (variante su licenza del russo Su-27SK) e circa 120 J-20 stealth per un totale di quasi 750 moderni aerei da combattimento bimotori.

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D’altra parte già nel marzo del 2020 i media cinesi riferivano che la Difesa si rifiutava di sviluppare ulteriormente il programma del velivolo da combattimento bimotore Xian JH-7B (240 esemplari prodotti per Aeronautica e Aviazione di Marina, un centinaio complessivamente ancora in servizio) a causa dei risultati insoddisfacenti nel tentativo di aggiornare la cellula e i suoi sistemi e che pertanto era preferibile  aumentare proprio la produzione dei caccia multiruolo Shenyang J-16.

Si ritiene che il J-16 sia entrato in servizio per la prima volta poco meno di dieci anni fa; secondo gli analisti si tratterebbe di uno sviluppo nazionale del caccia russo Sukhoi Su-30MKK, secondo il costruttore si baserebbe invece sul J-11BS (versione indigena biposto del J-11, a sua volta produzione su licenza del Su-27 “Flanker”).

Sebbene un certo numero di avanzati derivati del Flanker siano stati sviluppati all’estero, come ad esempio il caccia multiruolo biposto Su-30MKI che è stato realizzato congiuntamente con l’India, il J-16 è considerato di gran lunga un velivolo più capace considerando l’indiscutibile primato della Cina in settori chiave dell’alta tecnologia e la sua capacità di applicarla al miglioramento dei suoi velivoli.

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Secondo fonti locali i J-16 sarebbero stati dotati recentemente di un rivestimento di nuova concezione che ne riduce la visibilità radar, hanno un uso molto più elevato di materiali compositi avanzati, senza contare inoltre la dotazione di un radar AESA che combinato con i missili aria-aria a lungo e corto raggio PL-15 e PL-10 nonché il missile aria-aria a lunghissimo raggio, il PL-XX (o PL-21), lo pone in una posizione qualitativamente migliore rispetto al suo omologo indiano.

Il tutto senza tralasciare il fatto che si tratta di un velivolo che eredita l’elevata manovrabilità, velocità e quota massima del Flanker da cui deriva.

Non a caso è proprio dal J-16 che Pechino ha sviluppato l’aereo da guerra elettronica (EW) J-16D di cui Analisi Difesa si è occupata lo scorso anno e che ricordiamo essere al momento l’unico moderno omologo/rivale dello statunitense Boeing EA-18G Growler, specialmente se consideriamo il fatto che il russo Sukhoi Su-24MP è stato realizzato in appena otto esemplari, quasi tutti rimasti inattivi nel conflitto in Ucraina per quanto se ne sappia.

Pur ammettendo la possibilità che possano emergere ulteriori nuove varianti, il J-16 potrebbe essere l’ultimo “Flanker cinese” ad aver raggiunto una produzione considerevole perché, inevitabilmente, la PLAAF non potrà non porre una maggiore enfasi sui programmi dei caccia di quinta e sesta generazione.

Foto China Military

 

 

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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