La Francia negozia con la giunta militare il ritiro dal Niger

 

Gli elementi per parlare di inizio della fine di un’epoca ci sono tutti. Dopo essere state cacciate da Mali, Burkina Fasoi e Repubblica Centrafricana, le truppe francesi sembrano apprestarsi a lasciare un’altra ex colonia nel Sahel e un bastione della presenza di Parigi in Africa.

Secondo quanto riferiva ieri il quotidiano Le Monde, la Francia ha “discretamente” avviato un negoziato con i militari che hanno preso il potere in Niger sulle modalità del ritiro di almeno una parte dei 1.500 militari francesi schierati in Niger. Le Monde, citando “diverse fonti concordanti” anche al ministero della Difesa, scrive che dopo cinque settimane di tensioni con la giunta al potere a Niamey dal 26 luglio, Parigi sta negoziando le modalità di un ritiro graduale. All’inizio di agosto, la giunta aveva dato un mese alla Francia per ritirare le sue truppe denunciando il trattato bilaterale di cooperazione.

Alla scadenza dell’ultimatum migliaia di nigerini hanno manifestato a favore della giunta e per l’espulsione delle truppe di Parigi davanti ai cancelli della base militare francese. Dal 26 luglio tutte le attività militari francesi sono state sospese incluse quelle di cooperazione con le forze armate nigerine per il contrasto alle milizie jihadiste: appare logico ritenere che Parigi intenda rimuovere da Niamey inizialmente droni ed elicotteri trasferendoli in Ciad dove i francesi mantengono una base aerea presso la capitale N’Djamena.

In queste ore anche gli Stati Uniti stanno riposizionando parte dei 1.100 militari schierati in Niger ritirando una parte di personale non essenziale. ”Per estrema cautela, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sta riposizionando parte del personale e delle attrezzature statunitensi in Niger dalla base aerea 101 di Niamey alla base aerea 201 di Agadez. Inoltre, un piccolo numero di personale e attrezzature non essenziali lascerà il Niger”, ha detto un ufficiale ad Al Arabiya.

Non si può escludere che gli Stati Uniti temano disordini intorno alla base francese a Niamey o che Parigi tenti un’operazione militare per rovesciare la giunta golpista.

Secondo il Servizio di intelligence estera della Russia (SVR), “la Casa Bianca sta lavorando a varie opzioni per ‘rafforzare la democrazia’ in Niger (…) Un’opzione più ‘efficace’ per gli statunitensi è l’eliminazione fisica dei leader golpisti che godono del sostegno della maggioranza della popolazione”, si legge in una nota dell’SVR ripresa in Italia dall’agenzia Nova.

Ieri è giunta voce che alcuni reparti militari del Burkina Faso sono entrati in Niger per dare man forte alla giunta di Niamey in caso di attacco francese o dei contingenti messi in campo dalla Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) che hanno minacciato il ricorso alla forza per rimuovere i golpisti qualora i negoziati non approdassero a nessun risultato.

L’ECOWAS ha reso noto ieri che non intende negoziare “alcun tipo di transizione” con i militari al potere in Niger né ripetere le esperienze fatte in Mali, Guinea e Burkina Faso, dove si è trovata a trattare invano sulla durata delle transizioni. Lo ha dichiarato in un’intervista a France24 il commissario agli Affari politici dell’organizzazione, Abdel-Fatau Musah.

“La posizione della CEDEAO rimane sempre la stessa: il rilascio del presidente Mohamed Bazoum che è stato preso in ostaggio e il ristabilimento immediato dell’ordine costituzionale”, ha dichiarato da Accra il funzionario, ribadendo che la CEDEAO ha deciso di stabilire con questi elementi “una linea rossa” sulle condizioni irrevocabili del dialogo. “Quando è troppo, è troppo”, ha proseguito Musah, certo che “in questo momento alcuni militari (nigerini) staranno già pensando di prolungare la transizione. Non ripeteremo le esperienze fatte in Mali, Guinea e Burkina Faso dove la CEDEAO si è ritrovata in una specie di trattativa con i regimi militari”, ha ribadito Musah, “(questi Paesi) non saranno il modello da seguire per il Niger”.

Dichiarazioni che lasciano intendere come un attacco militare al Niger potrebbe essere imminente anche se al momento gli unici scontri a fuoco vengono scatenati dagli attacchi jihadisti in Niger, Burkina Faso e Mali portati dalle milizie dello Stato islamico nel Grande Sahara e i qaedisti del Gruppo per il Sostegno dell’Islam e dei musulmani (GSIM).

Secondo le Nazioni Unite, nel giro di un anno le milizie dello Stato islamico nel Grande Sahara avrebbero raddoppiato il numero l’estensione dei territori sotto il loro controllo, estendendo l’influenza alle aree rurali del Mali, nel Menaka orientale e in gran parte dell’area di Ansongo, zone situate nella regione settentrionale di Gao, vicino al confine con il Niger.

Sessantaquattro persone, tra cui 49 civili e 15 soldati, sono state uccise il 6 settembre in due “attacchi terroristici rivendicati” dai qaedisti del GSIM che hanno preso di mira una nave fluviale passeggeri e una base militare nel nord del Mali. Il governo, a maggioranza militare, ha dichiarato il lutto nazionale.

due attacchi separati hanno preso di mira l’imbarcazione Timbuktu sul fiume Niger e una postazione dell’esercito a Bamba, nella regione di Gao. Il bilancio provvisorio è di 49 civili e 15 soldati uccisi secondo la stampa governativa. La nave, che percorreva una rotta stabilita tra le città lungo il fiume che costituisce una via di collegamento e trasporto vitale in una regione in cui le infrastrutture stradali sono carenti e le ferrovie assenti. Il GSIM) ha annunciato il mese scorso il blocco della città di Timbuktu, nella regione tuareg dell’Azawad.

Foto: truppe francesi in Niger e Sahel (Ministero delle Forze Armate francese)

 

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