Alle armi !

 

La Presidente dell’Unione Europea Ursula Von der Leyen ha sostenuto nei giorni scorsi la necessità di un forte incremento delle spese militari europee sia per sostenere l’Ucraina, ma anche perché i depositi di armi europei sono vuoti. Entusiasmo nel settore armamenti: arriveranno un sacco di soldi e di contratti.

Premesso che non è mai una buona regola dirsi deboli davanti al nemico, fatemi però capire un aspetto che sfugge al buonsenso: anche se è comprensibile un rafforzamento della difesa europea, perché comunque non si parla nemmeno più di un piano di pace per l’Ucraina?

Se fosse stato negoziato un anno fa, a quei tempi Putin sarebbe stato più debole, sei mesi fa era già più forte, oggi lo è ancora di più, mentre l’economia europea è in evidente difficoltà. Ma a chi conviene continuare la guerra infinita?

Ottimi i buoni principi, però l’Europa dovrebbe tenere allora la stessa linea politica in tutti i conflitti, eppure non lo fa (vedi Medio Oriente). Quindi perché  non cominciare a discutere seriamente con Putin, che resta indubbiamente l’aggressore, ma che – alla lunga – sta disastrando l’Europa, come evidentemente voleva e sperava?

Quanti anni ancora deve andare avanti questa guerra? Due sono già passati, ne serviranno uno, due o altri cinque? Cosa ci ha guadagnato ad oggi l’Europa a continuarla? Putin ha invaso quattro province ucraine (filo-russe) e si è fermato lì, non ha certo più attaccato altri paesi (e forse avrebbe potuto farlo) non perché è “buono” ma perché non gli servono.

Ecco perché sarebbe ora di mettere in campo alcune ipotesi credibili di accordo e intanto stipulare un armistizio pur senza riconoscere i successi di Putin. Così (per l’Europa) ci sarà almeno il tempo di “ricaricare le batterie” e anche di chiarire agli europei cosa stia poi succedendo effettivamente in Ucraina perché questo non ce lo dice più nessuno (corruzione, stato dell’opposizione, sospensione dei diritti con la legge marziale, no ad elezioni ecc.).

Vorrei tanto che questi aspetti fossero valutati anche da Giorgia Meloni visto che ben diversamente da due anni fa – secondo gli ultimi sondaggi di “Termometro Politico” – ormai il 79,8% degli italiani è contrario a un intervento NATO nel conflitto e solo il 10,8% vuole proseguire nella guerra fino ad ottenere la resa di Putin. Ma se sono vere percentuali di questo tipo, in una democrazia in qualche modo non dovrebbero pur contare qualcosa?

Foto: Commissione Europea e Ministero Difesa Ucraino

 

Marco ZaccheraVedi tutti gli articoli

Laureato in Economia Aziendale all'Università Luigi Bocconi e in Storia delle Civiltà all'Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, è giornalista pubblicista e dottore commercialista. La lunga carriera politica in Alleanza Nazionale e Popolo delle Libertà lo ha portato a ricoprire diversi incarichi tra i quali consigliere regionale in Piemonte, membro della Camera dei deputati in cui ha fatto parte della commissione Esteri e Difesa, presidente della delegazione italiana alla UEO di Parigi e componente del Consiglio d'Europa a Strasburgo, e sindaco di Verbania. Autore di numerose opere tra cui Diario Romano (2008) e Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Africa, Islam e immigrazione (2018). Impegnato nelle associazioni di volontariato e per la cooperazione internazionale, nel 1981 ha fondato i Verbania Centers, attivi in diversi paesi dell'Africa ed in America del Sud.

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