GORINO: I NODI AL PETTINE

 

Quanto sta avvenendo in queste ore a Goro e Gorino (Ferrara) dove la gente ha fatto le barricate per rifiutare l’arrivo di 19 migranti è triste, ma va letto senza ipocrisie.

Nessuna di quelle persone aveva odio (semmai timore) verso quelle persone, ma se non si fa uno sforzo per capirne ragioni e responsabilità sarà solo il primo passo di una lunga e sempre più tragica catena di rifiuti.

Due paesi del Polesine spopolati dove è stata tolta la scuola, l’asilo, quasi tutti i servizi sociali e che vedono arrivare sconosciuti senza che nessuno li abbia coinvolti.
Gli si impone d’autorità una presenza non mediata, spiegata, conosciuta e l’esperienza insegna che diventerà una presenza fissa nel tempo.

L’emergenza, certo, ma qui non c’è più “emergenza” ma una cancrena: 153.000 arrivati ufficiali (poi decine di migliaia ufficiosi) quest’anno solo dal Canale di Sicilia ma aggiunti a quelli dell’anno scorso e ai prossimi che verranno creano un problema non solo per l’emergenza ma per mantenere queste persone e soprattutto dare loro un futuro, un lavoro, qualcosa da fare.

Un costo “europeo” ma conseguente a scelte miopi, folli, al rinvio continuo delle decisioni, a non voler prendere posizioni chiare (come hanno fatto altri stati) per organizzare filtri, accoglienze mirate, inserimenti.

Nessuna decisione in Libia dopo mesi e mesi di chiacchiere, nessun blocco degli scafisti, nessuna decisione per bloccare il fiume all’origine mentre passano immagini quotidiane in TV (viste anche in Africa, proprio da dove parte il flusso dei disperati) dove si salvano tutti, salvo gli sventurati che finiscono in fondo al mare.

Ci sono in giro centinaia di migliaia di persone nullafacenti, 10.000 minori arrivati solo in quest’anno soli e abbandonati ma che poi “spariscono” e di cui non si sa più nulla, migliaia di persone sfruttate ogni giorno e un business clamoroso per mafia, camorra, cooperative rabberciate e poco serie che hanno fiutato l’affare.

Non può continuare un disordine così, non si può scaricare sulle spalle dei prefetti e dei comuni queste situazioni, non si possono chiudere gli occhi.

Da 2 anni e mezzo Renzi promette e non mantiene, adesso – per fini elettorali – fa la voce grossa in Europa ma non l’ha fatta per anni ed ha accettato di tutto.

Non si può quindi affrontare questa situazione dando solo responsabilità ai “cattivi” abitanti di Goro, ma dobbiamo farci un esame di coscienza tutti, dal premier in giù fino a ciascuno di noi.

Ma tutti sanno che domani tanto sarà lo stesso, che la Mogherini è una incapace a livello internazionale, che la “politica” di Obama è di bombardare tutti, che l’ONU accetta e tollera paesi che non danno un minimo di garanzie umane e sono piene di petrolio senza voler pagare dazio.

La “colpa” non è dei rodigini o dei migranti è di un sistema perverso dove troppi guadagnano sulla pelle dei disperati e sanno di farla franca e che qualcun (altro) pagherà.

Certo è un fallimento di sistema, ma se non viene incanalato questo flusso di migranti sradicherà il mondo occidentale perché è nella logica delle cose.

Conseguenze per un paese che si è voluto cieco, miope, incapace, senza radici laiche, religiose, civili. Mentre la Boschi cinguetta in TV la gente si domanda: “Domani, dove metteranno i prossimi?”

Foto Marina Militare

 

Marco ZaccheraVedi tutti gli articoli

Laureato in Economia Aziendale all'Università Luigi Bocconi e in Storia delle Civiltà all'Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, è giornalista pubblicista e dottore commercialista. La lunga carriera politica in Alleanza Nazionale e Popolo delle Libertà lo ha portato a ricoprire diversi incarichi tra i quali consigliere regionale in Piemonte, membro della Camera dei deputati in cui ha fatto parte della commissione Esteri e Difesa, presidente della delegazione italiana alla UEO di Parigi e componente del Consiglio d'Europa a Strasburgo, e sindaco di Verbania. Autore di numerose opere tra cui Diario Romano (2008) e Integrazione (im)possibile? Quello che non ci dicono su Africa, Islam e immigrazione (2018). Impegnato nelle associazioni di volontariato e per la cooperazione internazionale, nel 1981 ha fondato i Verbania Centers, attivi in diversi paesi dell'Africa ed in America del Sud.

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