Fase 2 per Eunavfor Med

da Bruxelles

Il Consiglio Affari Generali di lunedì 14 settembre ha avallato l’avvio della nuova fase dell’operazione navale Eunavfor Med, dal momento che la prima fase dedicata all’ “intelligence, raccolta e analisi delle informazioni  ha raggiunto tutti gli obiettivi militari prefissati”, – cui si aggiunge il salvataggio di 1500 migranti – come si legge in una nota del Consiglio.

L’esito positivo della valutazione della proposta, passata al vaglio dei ministri degli Affari Europei senza discussione, come “punto A”, permetterà ai mezzi di Eunavfor MED di effettuare “abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti in alto mare”, prosegue la nota, di quelle imbarcazioni “sospettate di venir utilizzate per il traffico di esseri umani nell’ambito delle legislazioni internazionali”, in particolare l’UNCLOS e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Arresti saranno quindi possibili, ma solo al di fuori delle acque territoriali libiche. I migranti e i sospetti catturati in acque internazionali saranno portati in Italia.

Questo fa si che per la seconda fase non sia necessaria una specifica e ulteriore risoluzione delle Nazioni Unite. La decisione di oggi è il primo passo dell’iter formale previsto e dovrebbe essere effettiva già da ottobre.

In termini di mezzi, la fase 2 prevede, oltre alle unità già presenti (portaerei Cavour, una fregata e un sottomarino italiani, una fregata e una nave rifornimento tedesche e un’unità ausiliaria britannica), il dispiegamento di ben 7 fregate supplementari, numerosi elicotteri, sottomarini e droni.

La ripartizione dei contributi in uomini e mezzi di ciascuno stato membro verrà definito dagli stati maggiori dei paesi membri nel corso della conferenza tecnica sulla costituzione della forza, prevista per mercoledì. Successivamente gli ambasciatori europei presso la UE decideranno, nell’ambito del Comitato di Politica e Sicurezza, quando lanciare ufficialmente il secondo step.

La decisione del Consiglio risponde a un’esigenza espressa nelle scorse settimane da più parti. A fine agosto aveva fatto dichiarazioni in tal senso – in relazione al passaggio alla fase due – l’ammiraglio italiano Enrico Credendino, comandante della Eunavfor Med, seguito dall’Alto rappresentante Federica Mogherini che, a margine del vertice dei ministri della difesa dell’Unione a Lussemburgo aveva dichiarato che “il passaggio alla fase due dell’operazione navale nel Mediterraneo per contrastare i trafficanti di esseri umani” aveva ricevuto un “ampio consenso”.

Tale consenso era già stato espresso a livello di ambasciatori la settimana precedente.

E’ il caso di sottolineare che il problema delle  migrazioni di clandestini fra il sud sottosviluppato e il nord affluente si fa sempre più drammatico e imponente, e cresce esponenzialmente.

Quello dei migranti, difatti, è un business che vale miliardi di dollari. Secondo quanto rivelato ad AFP dalla portavoce di Frontex, Izabella Cooper, il traffico di esseri umani nel suo complesso “costituisce a oggi il più proficuo tra i business criminali” superando, di fatto, il traffico di droga e quello delle  armi.

Per quanto riguarda i numeri, riferendosi “all’intero range d’immigrazione illegale attraverso l’Europa, ha spiegato Robert Crepinko, direttore di Europol, questo coinvolgerebbe oltre 30.000 trafficanti di esseri umani”.

Di questi appena 3.000 opererebbero nel Mediterraneo mentre altri 27.000 coprono  le rotte balcaniche, quelle asiatiche ed africane.

La preponderanza della rotta asiatica – che per inciso potrebbe mettere in discussione la reale efficacia complessiva della missione Eunavfor Med – è la diretta conseguenza dei molti arresti di scafisti negli ultimi mesi e dal cambio di atteggiamento di Turchia e Grecia, che hanno abdicato al loro ruolo di “filtro” meridionale di migranti.

Anche i modus operandi dei trafficanti sono radicalmente cambiati. Si è assistito a una vera e propria specializzazione, con reti di criminalità organizzata composte da individui di differenti nazionalità con compiti diversificati.

Inoltre le modalità di reclutamento e quella di “organizzazione del viaggio”, hanno subito l’influenza dell’era cibernetica. Hanno fatto la loro comparsa i social network, in particolare Facebook e Whatsapp, che permettono una più facile organizzazione del processo in tutti i suoi dettagli.

LA MISSIONE
La missione Eunavfor Med è stata lanciata in via definitiva dal Consiglio dei Ministri degli Esteri del 22 giugno 2015, con l’obiettivo di identificare, catturare e distruggere le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti (in cooperazione con i paesi africani interessati, le Nazioni Unite, l’Unione Africana oltreché le varie agenzie dell’UE tra cui Frontex, Europol, etc.)

Un primo riferimento all’urgenza e la necessità della creazione di una missione era stato fatto durante  il Consiglio Straordinario dei Capi di Stato e di Governo del 23 aprile, convocato all’indomani della morte di 800 migranti al largo di Lampedusa.

Nel corso dello stesso era stato preannunciato l’avvio di operazioni militari che, come spiegato dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, avrebbero avuto l’obiettivo di «catturare e distruggere le imbarcazioni usate dai trafficanti prima che i medesimi le potessero usare”.

In tale occasione Federica Mogherini era stata invitata a iniziare i preparativi per una possibile operazione di sicurezza e difesa comune.  Qualche settimana più tardi, il 13  Maggio, veniva approvata l’Agenda Europea sull’immigrazione, un mastodontico elenco di obiettivi a breve e lungo termine che ha avuto tra l’altro il merito di collocare l’immigrazione al centro dei dibattiti europei. Il 18 maggio, infine, il Consiglio approvava il “Crisis Management Concept” per smantellare il traffico di esseri umani nel Mediterreaneo.

LA RISOLUZIONE ONU
Il difficile verrà al momento della terza fase – piuttosto energica e interventista  – , per la quale sarà necessario l’avallo delle Nazioni Unite sotto forma di una risoluzione ad hoc del Consiglio di Sicurezza.

La bozza circolata tra i membri dell’Unione Europea in questi giorni – secondo il New York Times – farebbe riferimento a uno specifico fascio di  rotte  d’alto mare, quelle più battute,  che dalle coste libiche  raggiungerebbero l’Italia.

Si tratterebbe di una linea d’azione più soft del piano originario che prevedeva una messa in atto di operazioni lungo le coste libiche e sulla terraferma, per catturare i trafficati e distruggere i loro mezzi.

Il passo indietro è dovuto al mancato raggiungimento (per adesso) di un accordo tra le parti libiche in lotta per la formazione di un governo di unità nazionale. Quest’impasse, tuttavia, potrebbe essere in via di risoluzione.

L’inviato delle Nazioni Unite in Libia Bernardino León ha dichiarato oggi che un accordo tra le due parti in lotta sembra essere vicino. L’UE potrebbe quindi tornare alla strategia originale, eventualmente in collaborazione con un possibile governo nazionale libico.

L’obiettivo ultimo della fase 3, autorizzata dalla  risoluzione ONU, dovrebbe essere comunque quello di eliminare gradualmente le flotte degli scafisti, anche con la forza , perseguendo energicamente coloro che risultassero colpevoli di traffico di esseri umani.

La risoluzione potrebbe essere adottata alla fine del mese, nel corso della riunione annuale dell’Assemblea Generale ONU.

Quale che sia l’esito di tale assemblea, è tuttavia opportuno considerare che la soluzione militare, così com’è stata presentata, potrebbe rivelarsi una grande delusione, buona al più come contentino per l’opinione pubblica europea.

Tuttavia bisogna valutare l’effetto deterrente di tutti questi annunci e il fatto che in ogni caso una flotta di navi d’altura, sottomarini e aeromobili UE si sta dislocando fra la Libia e l’Italia, con regole d’ingaggio sempre più risolute.

Le condizioni meteo vanno a peggiorare, per l’approssimarsi della stagione invernale e il flusso dei natanti – soprattutto di quelli più precari – si ridurrà drasticamente in ogni caso.

La flotta UE avrà buon gioco nell’intercettare e abbordare la stragrande maggioranza dei barconi  che tenteranno la sorte.

Non è quindi inverosimile ritenere che i flussi migratori sulle rotte nord-sud fra la Libia e il meridione della penisola si ridurranno.

Potranno riposizionarsi altrove, ma questo è un problema che l’UE affronterà se e quando si presenterà. Intanto occorre verificare se avranno successo le strategie adottate “ora e subito”.

Foto Eunavfor Med e Marina Militare

Nata a Bruxelles, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Scienze Politiche, indirizzo Relazioni Internazionali, all’Università Roma Tre. Vive e lavora a Roma, dove si è occupata di comunicazione, relazioni internazionali e giornalismo. Ha collaborato con diverse testate e si occupa di geostrategia e storia contemporanea con particolare attenzione ai temi connessi alla Guerra Fredda e al terrorismo.

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