In Afghanistan guerra di parole tra NATO e talebani

Dopo settimane di pessime notizie culminate con lo stop all’addestramento e alle operazioni congiunte con le truppe di Kabul in seguito all’aumento degli attacchi condotti da soldati e poliziotti afghani e con l’audace attacco suicida talebano nella base di Camp Bastion, il comando delle forze alleate in Afghanistan ha diffuso una notizia decisamente buona. Secondo l’Isaf   gli attacchi dei talebani contro le truppe alleate sono diminuiti del 12 per cento nei primi otto mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il portavoce del comando, il generale tedesco Guenter Katz, ha spiegato che ”numerosi attacchi dei talebani sono stati respinti e che gli insorti sono stati espulsi da aree chiave e città dell’Afghanistan” aggiungendo che nello stesso tempo ”la capacità di risposta delle forze di sicurezza afghane è fortemente cresciuta”. ”Se poi si esamina – ha aggiunto Katz – la situazione degli attacchi condotti dai talebani quest’anno con quelli dello stesso periodo del 2010 (anno di maggiore recrudescenza degli scontri che registrò il record di perdite alleate con 711 caduti -ndr)  la riduzione è addirittura del 30 per cento.” Percentuali che non tengono conto però del rapido ritiro delle forze alleate sia in termini numerici che di impegno bellico. Le truppe di Isaf sono scese da 130 mila unità a maggio a 112 mila a inizio settembre e nelle ultime settimane si sono ulteriormente ridotte a circa 90 mila con il completo rimpatrio dei 33 mila statunitensi inviati di rinforzo nel 2010. Rimpatriati anche molti soldati italiani, francesi, tedeschi e di altri Paesi tra i 50 che hanno inviato truppe in Afghanistan. Un dato significativo della presenza sul terreno delle truppe alleate riguarda le basi e postazioni presidiate. Nell’ottobre 2011 la Nato aveva 800 basi e avamposti in Afghanistan ma entro agosto di quest’anno  200 sono state chiuse e 284 sono state consegnate agli afghani. Un processo che sta continuando riducendo di oltre il 60 per cento la presenza sul terreno delle truppe alleate e non solo di quelle dei contingenti in riduzione. I britannici, che non hanno ancora tagliato i 9.500 soldati schierati a Helmand, hanno demolito o ceduto agli afghani 52 delle loro 86 basi e postazioni. Considerazioni che hanno infatti consentito al  portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, di sostenere che ”il nemico ha deciso in questo periodo di chiudere molte basi in gran parte del paese e questo ha naturalmente portato ad una riduzione del numero di attacchi”.  Inoltre il portavoce degli insorti ha sottolineato che “il nemico ha scelto di ridurre i propri movimenti all’esterno delle basi”. Un dato riscontrabile anche presso ambienti militari alleati e spiegato con le crescenti responsabilità assunte dalle truppe di Kabul e che ha il vantaggio di ridurre il numero delle perdite alleate  in calo nel 2012 per il secondo anno consecutivo. Da gennaio  a oggi i caduti tra gli alleati sono 341 contro i 464 dei primi 9 mesi dell’anno scorso. I talebani del resto preferiscono attaccare le forze governative sia per demoralizzarle sia peché sono peggio armate e addestrate delle truppe della Nato. Tra aprile e giugno sono stati uccisi  853 militari e poliziotti afghani mentre nello stesso periodo le perdite tra gli alleati sono state 165 (cinque volte di meno) e i caduti talebani registrati 1.730.  A contestare i dati ottimistici della Nato contribuiscono anche le informazioni fornite dalla missione dell’Onu a Kabul (Unama)  che ha registrato un’escalation delle azioni talebane che ha reso l’agosto scorso il mese più insanguinato degli ultimi 5 anni con 374 vittime e 581 feriti.

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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