Spray anti suicidi per i soldati statunitensi

Contro l’escalation di suicidi le forze armate americane puntano su un nuovo medicinale. L’assistenza psicologica per i veterani di guerra e l’intensificazione delle valutazioni psichiche del personale non sono bastate a fermare la piaga dei suicidi tra le fila dei militari statunitensi in costante aumento ormai da diversi anni e che nel solo mese di luglio di quest’anno ha registrato 26 casi, oltre il doppio rispetto ai 12 di giugno mentre nei primi sette mesi del 2012 si contano 116 suicidi contro i 165 di tutto il 2011. Facile attribuire le cause del fenomeno allo stress determinato dai lunghi rischieramenti bellici dei reparti che negli ultimi anni hanno combattuto in Iraq e Afghanistan o ai traumi subiti in battaglia anche se i suicidi si verificano pure tra militari che non hanno prestato servizio in quei Paesi o che non hanno mai combattuto né mai lasciato le basi negli Stati Uniti. In realtà le forze armate americane devono fare i conti con crescenti problemi di tenuta del morale e di disciplina: oltre ai suicidi sono i aumento le violenze sui civili nelle zone di guerra, i casi di molestie sessuali e di abuso di alcoolici, droghe e medicinali. Il Pentagono ha rilevato che tra il 2004 e il 2008 i suicidi tra i militari sono cresciuti dell’80 per cento mentre gli ex militari veterani di guerra costituiscono il 20 per cento dei suicidi registrati ogni anno negli USA. Un problema di natura sociale che i comandi militari puntano a risolvere o contenere ricorrendo a un antidepressivo spray messo a punto dall’Università dell’Indiana che ha ricevuto un finanziamento da tre milioni di dollari per sviluppare un medicinale a base dell’ormone Trh, acronimo di thyrotropin releasing hormone. Secondo l’ateneo americano l’ormone ha ottimi e rapidi effetti antidepressivi e dovrebbe ridurre la tendenza al suicidio ma la molecola è di difficile assimilazione per l’organismo al punto che la sola somministrazione efficace è rappresentata da una dolorosa puntura lombare. Per superare questa difficoltà il team guidato dal professor Michael Kubek studierà un modo per introdurre il Trh nella cavità nasale dentro un “guscio” formato da nanoparticelle. Il guscio sarà biodegradabile e rilascerà gradualmente la molecola che verrà assorbita dai neuroni olfattivi.  “Gli antidepressivi che usiamo oggi impiegano settimane per fare effetto” spiega Kubek.”Per questo speriamo di sviluppare un sistema non invasivo, semplice da usare e veloce per somministrare un composto che ha già mostrato di ridurre i pensieri suicidi”.

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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