La Marina Polacca

La Marynarka Wojenna nacque con l’indipendenza del Paese dopo la 1^ Guerra Mondiale ed ebbe un ruolo non trascurabile nel secondo conflitto, quando a fronte dell’invasione tedesca lo Stato Maggiore polacco decise già a fine Agosto del 1939 con il cosiddetto “Piano Peking” di trasferire le migliori unità navale nei porti britannici e da li continuare la guerra alla Germania. Gli inglesi equipaggiarono con personale polacco due incrociatori, sette caccia, tre sommergibili ed alcune unità minori che si comportarono egregiamente. Terminato il conflitto ed entrata la Polonia nell’orbita sovietica il ruolo della Marina di Varsavia fu definito nell’ambito del controllo del Mar Baltico specializzandosi nel campo della guerra anfibia. L’obiettivo era quello di effettuare sbarchi consistenti sulle ben difese coste danesi e tedesco-occidentali allo scopo di impossessarsi degli Stretti Baltici e permettere alla Flotta Sovietica di tracimare in Atlantico impedendo contemporaneamente l’ingresso alle forze navali NATO. La cantieristica polacca si specializzò quindi nella costruzione di unità anfibie, tra cui eccelsero i tipi Polnocny o Progetto 776 costruiti in oltre 100 esemplari per tutti i Paesi del Patto di Varsavia dai Cantieri Navali di Danzica. Negli ultimi anni ’80 di questi ottimi LST se ne contavano oltre 20 in inventario e oltre 40 di costruzione polacca erano in servizio nella stessa Marina Sovietica. Una buona componente di unità per la guerra di mine, tipica del teatro operativo baltico, completava la forza navale polacca.

Questa eccellenza nella specializzazione non aveva però più senso alla caduta del Muro di Berlino ed al rapido ingresso della Polonia nella comunità occidentale (NATO e UE). La Marynarka Wojenna è rimasta una marina baltica, ma ha dovuto rapidamente integrarsi nella nuova alleanza dimenticando la dottrina sovietica e ricercando un nuovo ruolo operativo. Con una forza di circa 14.000 marinai questa Marina oggi può essere classificata tra le forze navali medio-piccole, ma pur potendo sfruttare gli ottimi cantieri navali, di cui la Polonia è dotata, non ci sembra abbia ancora trovato la giusta formula nella sua strategia dei mezzi. Il ruolo politico che Varsavia vuole svolgere nell’ambito europeo sembra aver costretto i pianificatori polacchi alla ricerca di un’integrazione nelle operazioni internazionali, come indicano gli stessi documenti sulla missione assegnata alla Marina, che recitano che questa “ deve assicurare la sicurezza degli interessi nazionali sul mare, mantenendo la libertà dei trasporti marittimi e la sicurezza della navigazione lungo le coste nazionali, ma anche di mostrar bandiera nel Baltico e nelle strutture marittime dell’Alleanza Atlantica”. Per svolgere questi compiti la Polonia ha accettato volentieri la cessione di due fregate ex USA della classe Oliver Hazard Perry (nella foto la General Kazimierz Pulasky), mentre ha messo in servizio, accanto al suo sommergibile Kilo di costruzione sovietica, quattro battelli ex norvegesi della classe Kobben di costruzione tedesca (tipo 207). La sicurezza costiera è però ancora affidata alla anziana corvetta Kaszub, alle tre unità missilistiche Orkan, costruite nella Germania dell’Est e ad un gruppo di cacciamine abbastanza moderni. I forti tagli ai bilanci militari dovuti alla crisi economica, che non ha trascurato anche Varsavia, ha costretto alla rinuncia di continuare a costruire le interessanti unità costiere della classe Gawron, che avrebbero dovuto rappresentare al nuova componente difensiva nel Baltico.

La flotta oggi è quindi ripartita su due flottiglie e sulla Brigata della Aviazione Navale, la 3^ flottiglia basata a Gdynia-Oksywie comprende le fregate, le navi pattuglia, i sommergibili ed alcune unità ausiliarie, mentre l’8^ flottiglia di Swinoujscie è composta dai cacciamine, le unità anfibie (che hanno anche ruolo di posamine) ed il rimanente dei mezzi ausiliari, l’aviazione navale concentrata a Gdynia-Babie è composta da elicotteri Kaman SH2, MI-17, Mi-2, Mi-14 con ruolo ASW e trasporto, sono anche in servizio una decina di pattugliatori ad ala fissa M28B Bryza. Un eccellente servizio idrografico e l’Accademia Navale completano i reparti della Marina Polacca. La difesa costiera si basa inoltre su batterie missilistiche moderne con l’impiego di sistemi svedesi e norvegesi.
Come vediamo questa Marina pur dopo molti anni dalla sua entrata nella comunità atlantica è ancora in una complessa fase di transizione e per costrizioni economiche deve mantenere in servizio unità di concezione occidentale con altre, oramai superate, di progettazione sovietica. La decisione che dovrà prendere la politica militare polacca è piuttosto difficile in relazione alle ricadute che potrebbe avere nella politica estera: le forze navali polacche dovranno essere soprattutto “baltiche” o si vuole avere una well balanced fleet per operare anche al di fuori del mare di casa ?
L’ottimo comportamento dei marinai polacchi nel conflitto mondiale, le tradizioni di efficienza e una cultura militare ormai occidentale fanno sperare che questo dilemma verrà presto risolto con una struttura che, risorse permettendo, sarà abbastanza simile a quella recentemente adottata dalla Danimarca e dove potrà essere ben sfruttata la buona esperienza nel campo della guerra anfibia e nelle operazioni di contromisure mine.

Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli

L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.

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