Preoccupa il futuro dell’Afghanistan

di Aman Bakyt Redazione Radio – La voce della Russia del 13 ottobre 2013

A Bishkek, capitale della Kirghisia, ha avuto luogo una conferenza i cui partecipanti tra cui diplomatici, esperti dell’area asiatica, politologi e giornalisti (in totale più di centotrenta persone), hanno discusso il futuro dell’Afghanistan e i problemi della regione dell’Asia Centrale. Gli specialisti hanno tentato di prevedere l’eventuale sviluppo della situazione dopo il ritiro delle truppe della Nato dall’Afghanistan. Come punto di riferimento è stato preso il 2014, anno dopo il quale l’Afghanistan e tutta la regione dell’Asia Centrale si possono scontrare con grossi problemi. Gli esperti non escludono che dopo il ritiro delle truppe nord-atlantiche dall’Afghanistan si possa intensificare l’attività delle organizzazioni terroristiche, si possa aumentare il flusso di droga. Per far fronte a queste minacce i partecipanti alla conferenza di Bishkek innanzitutto hanno invitato la comunità mondiale a fornire assistenza, proporzionata alle possibilità disponibili, all’Afghanistan nello svolgimento delle elezioni presidenziali in futuro.

Secondo loro, l’esistenza di un potere efficace e di un forte esercizio consentirà di elevare il livello della propria sicurezza, il che, in fin dei conti, avrà un impatto su tutti i fattori negativi che attualmente provengono dall’Afghanistan. Parallelamente all’assistenza alla Repubblica Islamica nella sua affermazione i paesi-partecipanti all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) stanno esaminando anche altre possibili varianti di sviluppo della situazione. Dice il Segretario Generale dell’OTSC Nikolaj Borduzha:
Lo dico apertamente, ci stiamo preparando ad uno sviluppo indesiderabile della situazione in Afghanistan. I leader dei paesi membri dell’Organizzazione dedicano molta attenzione al problema. Negli ultimi anni non ci è stato nessun incontro al quale il problema dell’Afghanistan non sia stato discusso sul piano oggettuale.

Miroslav Jenča, copresidente del Segretario Generale dell’ONU, ha puntato l’attenzione dei partecipanti al forum sul fatto che nonostante l’assistenza da parte della comunità mondiale all’Afghanistan nell’affermazione dello Stato, dopo il ritiro delle truppe della Nato, questo sforzo va intensificato poiché altrimenti il Paese resterà solo con i suoi problemi interni. Una delle conseguenze negative di un simile evolversi della situazione è rappresentato da un forte aumento del numero dei rifugiati. Conseguenza che si può verificare prima che si dirigano verso i paesi normali partecipanti all’OTSC. Secondo le stime di Saber Azam, rappresentante dell’Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati dell’Asia Centrale, per il momento più di sei mila afgani sono pronti a lasciare il loro paese. Oltre a problemi umanitari, come la distribuzione della popolazione, l’alimentazione, la fornitura di servizi sanitari, ne possono emergere anche altri. Insieme ai rifugiati aumenta il rischio che nei paesi dell’Asia Centrale possano finire armi e droga. Di questo problema ha parlato nel suo intervento Erlan Abdyldaev, Ministro degli Esteri della Kirghisia:

Attraverso il Kyrghyzstan, attraverso il cosiddetto percorso del Nord, passano le principali vie di trasporto di sostanze narcotiche. Nonostante la coerente politica antidroga, che la Repubblica conduce in tutto il periodo di sua indipendenza, per il momento non si riesce a bloccare totalmente il flusso di traffico di droga afgana. Purtroppo, idem per gli altri paesi della regione, nonché per i paesi destinatari del traffico di droga. All’incontro è stata espresso l’opinione che il ritiro delle truppe della Nato dall’Afghanistan non possa essere definito come ritiro a tutti gli effetti. Fatto sta che in ogni caso nel paese resteranno Società militari private. Ma bisogna dare atto che la minaccia di espansione dell’islamismo radicale non è stata eliminata da nessuno. Stando ai dati del monitoraggio, sul territorio dell’Afghanistan funzionano numerosi campi per l’addestramento dei terroristi. Attualmente i paesi dell’Asia Centrale si stanno occupando attivamente di rafforzamento dei loro confini statali. Ma, secondo gli esperti, la guerra contro il terrorismo internazionale non rispetta confini.

Foto: L’Isaf si ritira dall’Afghanistan (EPA)

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