Jihadisti in Italia svelati da uno studio del CEMISS

da Libero Quotidiano del 3 marzo

Una decina di organizzazioni islamiste, una ventina di imam estremisti, 108 moschee e centri culturali dove vengono diffuse idee radicali di cui 11 coinvolti direttamente o indirettamente in inchieste sul terrorismo a Milano, Cremona, Firenze, Bergamo, Varese, Brescia, Napoli, Vicenza e Roma.

Questo il quadro della presenza degli estremisti islamici in Italia fotografata dal rapporto realizzato da  Michele Groppi e pubblicato dal Cemiss, il Centro militare di studi strategici del ministero della Difesa.

Il documento, intitolato “Dossier sulla comunità islamica italiana: indice di radicalizzazione”, costituisce un aggiornamento di un precedente studio pubblicato nel 2011  in Israele dall’International Institute for Counter-Terrorism, intitolato “Islamic Radicalization Processes in Italy” e messo a punto dallo stesso  Groppi nell’ambito di una ricerca più ampia sul radicalismo islamico in Occidente.

Il dossier fa il punto sulla penetrazione dell’estremismo nella comunità islamica italiana, composta da 1,6 milioni di persone, circa un terzo degli stranieri presenti, cui si aggiungono 60-70mila italiani convertiti.

L’analisi di  Groppi,  ricercatore sui temi del terrorismo presso il King’s College di Londra, tiene conto del fatto che  l’Italia non ha subito gravi attacchi dal terrorismo islamista ma non può considerarsi al sicuro soprattutto se si considera che da anni diversi imam predicano odio, dozzine di centri islamici sono impegnati nel proselitismo e nel finanziamento a gruppi terroristici e che dall’Italia partono volontari per i teatri bellici del jihad.

Per anni, prosegue lo studio, l’Italia ha esportato kamikaze nei teatri di guerra quali Afghanistan, Cecenia, Balcani e Iraq. Moschee e centri islamici furono i principali catalizzatori nel reclutamento e dal 2001 circa 200 persone sono state arrestate con l’accusa di terrorismo soprattutto a Milano, definita “l’epicentro del radicalismo islamico in Italia”.

Se finora nella Penisola  non si sono verificati attentati di matrice islamica di vasta portata ciò non significa che non ne siano stati organizzati.

Il capillare studio di Michele Groppi sottolinea che dal 2001 in Italia vi sono stati 13 tentativi e piani per compiere attentati, 6 sono stati effettuati ma non sono riusciti (cioè non hanno provocato vittime o danni) ed uno solo è parzialmente riuscito, quello del libico Mohammed Game a Milano nell’ottobre 2009 nel quale non vi furono vittime ma lo stesso attentatore ed una guardia rimasero feriti.

“Per quel che concerne la sicurezza nazionale, non vi è alcun dubbio sul fatto che la radicalizzazione della comunità islamica rappresenti una potenziale seria minaccia” -sottolinea il rapporto, poiché – “visioni radicali hanno penetrato varie moschee ed organizzazioni sociali. In certi casi, l’estremismo si limita alla retorica ma in altri, sostiene attivamente o passivamente il terrorismo.

Un certo numero di leader sociali e religiosi predica versioni wahabite e salafite dell’Islam, odio razziale, intolleranza religiosa e promozione della jihad attraverso il reclutamento di martiri, fondi ed armi”.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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