L’Isis fonda l’emirato a Sirte e minaccia l’Italia

“La Libia è la porta per arrivare a Roma”: i jihadisti dell’ISIS hanno lanciato sul web l’ ennesimo messaggio di minacce all’Italia. Un tweet-proclama diffuso mentre a Sirte, città che diede i natali a Muammar Gheddafi, i seguaci del Califfo hanno creato un “emirato” (come quello istituito a Derna, città della Cirenaica roccaforte jihadista oggi non più sotto il controllo dell’ISIS) istituendo le Corti islamiche e la separazione dei sessi nelle scuole.

A Sirte, dopo la barbarica decapitazione e crocifissione di 12 miliziani, i terroristi hanno giustiziato oggi 4 persone inclusa una supposta “spia” del Fronte Alba della Libia (gli islamisti che governano a Tripoli) e annunciato la fine delle attività dei tribunali civili e la loro sostituzione con Corti islamiche che applicano la sharia.

L’ISIS ha quindi messo le mani sull’istruzione, revisionando i programmi e separando uomini e donne nelle classi di scuole e università.

Testimoni hanno riferito di volantini distribuiti dai jihadisti con un nuovo calendario che fissa ferree regole religiose. Disposizioni anche a commercianti, fabbriche e officine, schedati in un registro con timbro ISIS e sottoposti a tasse e orari.

In attesa che gli estenuanti negoziati guidati dall’ONU diano vita a un governo di unità nazionale libico in grado di contrastare l’ISIS e nonostante Sirte disti appena 400 chilometri dalle coste italiane il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha escluso “avventure nel deserto”.

L’Italia in Libia non intende intraprendere “avventure nel deserto” con le forze armate perche’ queste “non servono e peggiorano la situazione”.

L’Italia, ha ribadito il ministro,  “dovrebbe fare la sua parte per sostenere con ogni mezzo il negoziato” e “per intervenire nel contenimento della minaccia terroristica”, “ma se l’invito a uscire dalla esitazioni significa promuovere un intervento armato” allora non sarà disponibile, “il governo non lo vuole”.

Secondo quanto riportato dal sito Formiche.net ci sarebbero tra 80’ e 200 combattenti di Boko Haram a Sirte (Libia). Gli uomini del gruppo islamista nigeriano, sarebbero andati a dar man forte allo Stato islamico in Libia.

Lo ha scritto l’analista indipendente Jacob Zenn, specializzato in questioni africane, in uno studio per per la Jamestown Foundation di Washington (istituto di ricerca e analisi strategica). Le forze di sicurezza algerine, ritengono che gli uomini di Boko Haram si siano uniti ai militanti del nord del Niger, scrive Zenn, che per il suo lavoro ha raccolto informazioni sul campo.

E spiega che l’apertura di rotte di migrazione dalla Nigeria attraverso il Niger orientale per arrivare in Libia, rende il viaggio abbastanza semplice, e non è certo un problema per lo Stato islamico pagare trafficanti per il trasporto di militanti e armi lungo queste vie.

Zenn inquadra la migrazione di alcuni combattenti nigeriani verso nord e verso la Libia, come una delle risposte che  Boko Haram (ribattezzatosi dopo l’adesione all’ISIS  Wilāyat Gharb Ifrīqīyyah, cioè provincia dell’Aftica Occidentale dello Stato Islamico)  ha dato all’offensiva militare partita quasi contemporaneamente al giuramento di fedeltà all’ISIS e lanciata dalle forze congiunte di Niger, Ciad e Camerun.

(con fonti ANSA e Formiche.net)

Foto ANSA e Stato Islamico

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