LA GERMANIA NEL MIRINO DEI TERRORISTI METTE AL BANDO L’ISPETTORE DERRICK

(aggiornato il 24 luglio alle ore 24)

Ci sono molti aspetti della strage di Monaco che lasciano perplessi. Non tanto sul killer (che sembra chiamarsi Ali Soboly), di cui sappiamo pochissimo, ma sulle informazioni trapelate nelle 12 ore successive la strage al Mc Donald del centro commerciale Olympia. Vediamone alcuni schematicamente:

–    L’allarme della polizia in base al quale è stata bloccata l’intera città era la presenza di due o tre terroristi in fuga e dotati di armi lunghe. In realtà il terrorista era solo uno, il 18enne con doppio passaporto tedesco e iraniano, come la polizia ha ammesso questa mattina e ha ucciso 9 persone ferendone 27 con una pistola. Ovviamente l’esame balistico sui proiettili rinvenuti nei corpi richiede tempo ma sarebbe stato possibile escludere l’utilizzo di fucili o altre armi lunghe anche con un semplice esame dei cadaveri e dei feriti. Di fatto la polizia ha bloccato l’intera città di Monaco e mezza Baviera per la paura di terroristi armati di fucile inesistenti mentre l’unico vero terrorista si era già suicidato, o lo “avevano già suicidato” ammesso che il suo gesto fosse stato organizzato da una rete terroristica.

–    Ipotesi suggerita anche dalle indagini sul messaggio postato su Facebook in cui si annunciavano menù gratis nel McDonald dove è iniziato il massacro e nello stesso orario dell’attacco. Lo ha riportato il Daily Mail citando il capo della polizia. Un annuncio che potrebbe essere stato fatto per attirare un numero maggiore di clienti nel fast food.

–    La pista del terrorismo interno xenofoba, populista o neonazista (così ormai vengono definiti tutti coloro che si oppongono all’immigrazione illegale islamica in Europa) era basata su un brano del video in cui il killer scambia parole e soprattutto insulti con un uomo che lo riprende col telefonino. Per tutta la notte è stato detto che il killer avrebbe inveito con la frase “maledetti stranieri”, indizio che avrebbe portato a privilegiare la pista xenofoba.

Invece nel video non è il killer a pronunciare quelle parole, ma il suo interlocutore, che risponde con “Maledetti stranieri” all’espressione del terrorista “Maledetti turchi”.

Riportiamo qui sotto la trascrizione integrale del dialogo fatta dal britannico Guardian, ma di fatto la pista xenofoba poteva essere forse esclusa fin da subito solo ascoltando meglio le parole registrate e attribuendole alla giusta persona.

Questa la traduzione del dialogo pubblicata dal Guardian:- Uomo sul balcone: “Maledetto stronzo…” – Sparatore: “Grazie a te (incomprensibile)…” – Uomo sul balcone: “Sei un coglione” – Sparatore: “…e ora ho comprato una pistola per spararvi” – Uomo sul balcone: “Una fottuta pistola, la tua testa non è a posto” – Uomo sul balcone, apparentemente rivolto a un’altra persona che sta filmando: “Ha una pistola, il ragazzo ha una pistola” – Sparatore: “Merda. Maledetti turchi!” – Uomo sul balcone: “Merda. Maledetti stranieri!” – Uomo sul balcone rivolto a qualcun’altro: “Hey! Ha una pistola! L’ha caricata! Chiama la polizia!” – Sparatore: “Io sono tedesco!” – Uomo sul balcone: “Sei un coglione, ecco cosa sei” – Sparatore: “Smettila di filmare!” – Uomo sul balcone: “Sei uno stronzo! Ecco cosa sei” – Sparatore: “Sì, sono nato qui!” – Uomo sul balcone: “Si, e cosa c…o pensi di fare?” – Sparatore: “Sono cresciuto qui nell’area Hartz 4″, un riferimento al sussidio sociale – Sparatore dice qualcosa a proposito di un “trattamento”. Non è chiaro se si riferisca a un trattamento medico o a un modo di trattare le persone. – Uomo sul balcone dice qualcosa del tipo “sì, un trattamento è ciò che ti serve”. – Sparatore: “Non ho fatto nulla ancora (incomprensibile)…” L’uomo sul balcone e lo sparatore continuano a insultarsi. Poi il giovane comincia a sparare. L’uomo sul balcone lo chiama ancora “stronzo”. L’uomo sul balcone poi si mette al riparo e gli urla qualcosa a proposito di “sparare qui”. – Sparatore risponde: “Sì, hai ragione! Sì, hai ragione! Sì, hai ragione!”. Il giovane lo minaccia. Il video termina.

–    Pur mancando elementi di analisi c’è chi ha fatto notare l’incongruenza di un killer jihadista iraniano, quindi per antonomasia scita e nemico dei jihadisti sunniti e dell’Isis. In realtà in Iran il 35% della popolazione appartiene a minoranze tra le quali azeri, curdi, arabi, e baluci molti dei quali sono sunniti.

Occorrerebbe quindi sapere di più sull’origine della famiglia del killer e la sua fede per chiarirsi le idee. L’espressione “maledetti turchi” non indica per forza di cose un odio etnico (peraltro piuttosto diffuso tra gli arabi che hanno subito la dominazione Ottomana) né in questo caso possiamo parlare di atteggiamento razzista nei confronti della comunità turca da parte di un “bavarese doc”, cosa che di certo il killer non era. Probabilmente per il terrorista si è trattata solo della frase più immediata da rivolgere all’uomo che lo insultava con evidente accento turco.

Non che in Germania non ci siano state azioni violente contro gli immigrati clandestini o i richiedenti asilo ma si trattava di azioni mirate contro centri di accoglienza o comunque obiettivi precisi e condotte da tedeschi, non certo da mediorientali anche se con cittadinanza germanica.

La strage di innocenti rientra invece nello standard delle azioni condotte dai “soldati” (l’Isis nei suoi comunicati di rivendicazione li chiama così) dello Stato Islamico che rispondono all’invito del Califfato a colpire indiscriminatamente e con ogni mezzo gli infedeli.

–  Gli inquirenti tedeschi già questa mattina facevano sapere che il 18enne tedesco-iraniano soffriva di “una forma di depressione”, “aveva problemi scolastici e non avrebbe superato l’esame di maturità” ma anche che  “non aveva nessuna motivazione politica”.

A casa sua sarebbe stato trovato materiale su altre stragi ma non relativo allo Stato Islamico e sarebbe stato ossessionato da stragi come quella compiuta esattamente cinque anni fa a Oslo da Anders Breivik, che però uccise giovani aderenti al Partito Socialista, quindi un obiettivo in specifico, non i passanti o gli avventori di un fast-food.

Soboly viveva con i genitori e per l’attacco aveva portato con sé oltre 300 munizioni per la sua pistola Glock 17 calibro 9 con numero di matricola abraso, probabilmente acquistata sul “darkweb” insieme ai proiettili.

Insomma la polizia propende per il “gesto di un folle” anche se finora non ha detto nulla circa l’appartenenza religiosa del killer nè su come abbia potuto pagare e imparare a usare per uccidere un’arma come quella impiegata per la strage.

Meno dubbi dovrebbero esserci invece sull’omicidio compiuto oggi da un “rifugiato” siriano di 21 anni che a Reutlingen, nel Baden-Württemberg, ha ucciso una donna (forse incinta) colpendola con un machete e ha ferito altre due persone, un uomo e una donna.

Alcuni testimoni hanno riferito alla Sueddeutsche Zeitung che “era completamente fuori di sé, correva con il machete persino dietro alla volante della polizia”.

“Al momento non ci sono indicazioni per parlare di un attacco terroristico” ha fatto sapere Bjoern Reusch, portavoce della polizia di Reutlingen anche se l’uomo era già stato coinvolto in episodi di violenza ma non per questo era stato escluso dall’iter previsto per ottebnere l’asilo politico.

Probabilmente ci saranno specialisti pronti a spiegare che anche il siriano ha problemi psichici, la fidanzata lo ha lasciato, ha preso brutti voti a scuola o ha avuto un’infanzia infelice sorvolando su un aspetto che non dovrebbe essere considerato solo una coincidenza: era islamico.

Siriano anche il 27enne che stasera è morto facendo esplodere una bomba da lui stesso piazzata vicino a un ristorante di Ansbach, 40 chilometri da Norimberga, ferendo 12 persone.

Obiettivo dell’ennesimo “depresso islamico”  un festival musicale a cui partecipavano 2.500 persone. La causa del suo gesto? Forse che la sua domanda di asilo era stata respinta anche se veva il permesso di rimanere sul suolo tedesco a causa della guerra in corso in Siria!

Di certo fa sbellicare dalle risate la dichiarazione del ministro degli Interni bavarese, Joachim Hermann (nella foto a sinistra) per il quale “non sappiamo se abbia progettato il suicidio o se avesse intenzione di uccidere altri”. Un suicida che non vuole fare del male a nessuno ma si toglie la vita con una bomba piazzata a un concerto?

Il 18 luglio scorso, a Heidingsfeld il 17enne afghano Muhammad Riad ha ferito a colpi d’ascia 5 persone su un treno, prima di essere ucciso dalla polizia. In quella circostanza era arrivata la rivendicazione dell’aggressione da parte di Isis.

Meglio quindi prendere con le molle le informazioni rilasciate dalla polizia tedesca i cui vertici si sono già da tempo rivelati troppo compromessi col potere politico (teso da tempo a insabbiare crimini compiuti in nome dell’Islam facendoli passare per gesti di folli o criminalità comune) per essere credibili.

Basti pensare che per settimane tentò di nascondere la portata degli stupri e violenze di massa perpetrati da 2.000 islamici ai danni di 1.200 donne tedesche in quattro diverse città la notte di Capodanno.

Una settimana fa il rapporto dalla polizia criminale federale (Bka) sulle violenze compiute a Colonia, Amburgo, Stoccarda e in altre città tedesche ha confermato che sono stati indentificati solo 120 sospetti su cui la magistratura indaga e appena in 4 hanno subito condanne a Colonia, Duesseldorf e Nuertingen.

Secondo il rapporto la maggior parte dei sospetti sono nord-africani e afghani, pochissimi i siriani, e più della metà era arrivato in Germania nel 2015 come richiedente asilo. In dettaglio la polizia ha rilevato circa 650 reati di natura sessuale a Colonia e oltre 400 ad Amburgo, che risultano così le città più colpite dalle violenze ma, stranamente, il rapporto aggiunge che non pare vi siano indicazioni che le aggressioni siano state premeditate e che gli uomini si siano dati preventivamente appuntamento nei luoghi dove poi le violenze sono avvenute.

Il che significa volerci far credere che 2mila stupratori hanno aggredito 1.200 donne nella stessa sera in città diverse ma “casualmente”.

– Difficile stupirsi quindi se l’esplosionedei crimini registrato in tutta la Germania in seguito all’arrivo di un milione di immigrati illegali e richiedenti asilo (solo nel 2014 in 38 mila furono accusati di vari reati secondo un rapporto confidenziale della polizia trapelato alla stampa) ha riacceso la corsa alle armi dei tedeschi con un boom di vendite e richieste di permessi.

In Baviera nel 2015 oltre 45.000 persone avevano una licenza per armi leggere e di piccolo calibro, 3.000 in più rispetto al 2014 mentre a Berlino le licenze sono aumentate del 30 per cento nel 2015 rispetto all’anno precedente.

–     D’altra parte la Germania sembra preoccuparsi più delle ombre del passato che dell’attuale minaccia. La Bild ha riferito che la tv pubblica Zdf ha infatti bandito a vita le repliche del celebre telefilm dell’Ispettore Derrick dopo che è emerso il passato di giovane SS del suo protagonista, l’attore Horst Tappert deceduto nel 2008 all’età di 85 anni (ne aveva 22 nel 1945).

Quando il suo passato nazista era venuto alla luce nel 2013, la Zdf aveva deciso di sospendere la trasmissione dei vecchi episodi di Derrick, sempre popolari. Se non ci sono dubbi sull’arruolamento di Tappert nella Terza divisione Panzer SS Totenkopf, non è stato ancora possibile accertare se, in guerra, abbia partecipato a crimini.

Mettere al bando l’ispettore Derrick invece della sharia è esattamente la strategia migliore per far aderire milioni di tedeschi a movimenti e partiti nazionalisti e xenofobi.

@GianandreaGaian

Foto: Getty Images, Ansa, EPA, Zdf e DPA

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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