CON LA BASE IN IRAN MOSCA AUMENTA LA PRESSIONE SULLA SIRIA

da Il Sole 24 Ore del 17 agosto 2016

L’annuncio di Mosca che i bombardieri Tu-22M3 e Su-34 sono decollati ieri per la prima volta dalla base iraniana di Nojeh, 50 chilometri a nord di Hamadan, rappresenta un segnale importante degli obiettivi perseguiti dai russi in questa fase del conflitto siriano.

Sul piano operativo i bombardieri potranno effettuare un numero maggiore di missioni sulla Siria con tempi e costi inferiori poiché la distanza media dagli obiettivi è di appena 700 chilometri contro i 2mila dall’aeroporto militare di Mozdok, nel sud della Russia.

L’ammiraglio Vladimir Komoedov, capo della Commissione parlamentare Duma per la Difesa ha posto l’enfasi sull’aspetto economico. “Volare dalle basi della parte europea della Russia è costoso e richiede tempo.

La questione delle spese per le azioni belliche e militari è adesso di grande importanza. Non dobbiamo sforare il budget attuale del ministero della Difesa. I voli dei Tupolev Tu-22 dall’Iran significano meno carburante e maggiore carico di bombe”.

La presenza i velivoli russi era stata resa nota poche ore prima dell’annuncio di Mosca da alcune immagini satellitari dell’aeroporto diffuse via twitter da Warfare Worldwide (foto sotto).

Le immagini dei grandi cargo Iliyushin Il-76 denotano che Hamadan non è solo un punto d’appoggio per i bombardieri russi ma una base di rischieramento vera e propria dove è stato disposto un ampio servizio logistico con tecnici, ricambi e soprattutto bombe da impiegare nei raid.

Del resto i russi non potevano dislocare altri aerei nella già affollatissima base di Hmeimim che ospita una quarantina tra aerei ed elicotteri.

Nell’aeroporto siriano vicino a Latakya i grandi bombardieri strategici Tupolev occuperebbero troppo spazio, rischierebbero di venire esposti ad attacchi e bombardamenti dei ribelli siriani e soprattutto potrebbero provocare, con il loro peso, nuovi cedimenti all’asfalto delle due piste che nei mesi scorsi hanno subito ampi lavori di consolidamento.

Sul piano politico-strategico la Russia mostra la compattezza del fronte costituito con i suoi alleati sciti. Non è un caso Teheran e Baghdad abbiano dato il via libera al sorvolo del loro spazio aereo anche ai missili da crociera Kalibr che Mosca si appresta di nuovo a lanciare dalle navi della Flottiglia del Mar Caspio Iraq.

Armi a lungo raggio che già in passato colpirono con precisione gli obiettivi dello Stato Islamico e di altri gruppi jihadisti.

L’Iran aumenta il suo coinvolgimento in un conflitto di cui è già protagonista considerato che ha inviato migliaia di truppe scelte, pasdaran e volontari a combattere in Iraq e Siria e l’anno scorso bersagliò le postazioni dello Stato Islamico in Iraq Orientale con i suoi cacciabombardieri Phantom.

Non è probabilmente casule neppure che ieri la Cina abbia espresso l’intenzione di “consolidare” le relazioni militari con l’esercito siriano.

“Gli eserciti della Siria e della Cina sono tradizionalmente legati da relazioni amichevoli e l’esercito cinese vuole proseguire a rafforzare lo scambio e la cooperazione con l’esercito siriano”, ha detto a Damasco il generale Guan Youfei, direttore dell’Ufficio per la cooperazione Internazionale.

 

Youfei sembra abbia discusso con il ministro della Difesa Fahad Jassim al-Freij soprattutto di addestramento del personale siriano ma la dichiarazione ha un valore soprattutto politico a sostegno del regime e in asse con Mosca.

In questo contesto appare quasi una provocazione la dichiarazione del senatore Viktor Ozerov, membro del Comitato del Consiglio della Federazione difesa e la sicurezza della Russia, che non ha escluso che la Turchia possa aver offerto ai jet russi l’utilizzo della base aerea di incirlik, gestita in parte dagli USA (che vi tengono 50 ordigni nucleari) e dalla quale operano oggi sulla Siria jet statunitensi, britannici e tedeschi.

Mentre Usa e alleati occidentali non vanno oltre i 20/25 raid aerei al giorno su Iraq e Siria contro il Califfato i russi puntano a intensificare lo sforzo bellico.

Un segnale ancor più importante alla luce delle voci su un possibile accordo con Washington per effettuare operazioni congiunte contro lo Stato Islamico.

@GianandreaGaian

Foto: Askanews, RT, Sputnik, Warfare Worldwide e Forze Aeree Russe

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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