Altius, Orion, Okhotnik e Molnya: le commesse per i droni di Mosca

Il Ministero della Difesa russo ha firmato un contratto con l’azienda Ural Civil Aviation Plant di Kazan per la fornitura di un lotto pilota di droni multiruolo pesanti a lungo raggio Sokol “Altius-RU“.

Lo ha riferito l’ufficio stampa del Ministero dell’Industria e del Commercio della Repubblica del Tatarstan secondo cui il velivolo senza pilota entrerà in produzione nell’anno in corso poiché: – «Nell’ambito dell’attuazione del contratto statale per lo sviluppo del drone pesante Altius-RU la JSC Ural Civil Aviation Plant di Kazan ha completato con successo la chiusura della cosiddetta fase tecnica di progettazione. Motivo per cui è stato firmato un contratto statale per la produzione e la fornitura di un primo lotto pilota del suddetto sistema UAV.»

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Il drone da ricognizione a lungo raggio Altius appartenente alla categoria MALE (Medium Altitude, Long Endurance) è considerato a tutti gli effetti l’omologo dello statunitense MQ-9 Reaper.

Sviluppato dall’OKB Sokol (precedentemente noto come Simonov Design Bureau) e Tranzas e successivamente trasferito per gravi inadempienze contrattuali alla JSC Ural Civil Aviation Plant (UZGA), è stato ideato per eseguire missioni da ricognizione, attacco e Guerra Elettronica (EW) per conto dell’Aeronautica e della Marina.

Il programma è iniziato nel 2011 e finora sono stati realizzati 3 prototipi; è stato presentato per la prima volta al pubblico attraverso un modello sperimentale in occasione del Forum russo Army-2015 e ha volato per la prima volta nell’agosto del 2019.

Secondo le dichiarazioni rese dal costruttore l’Altius ha un peso di 3 tonnellate, un’apertura alare di 28,5 metri ed è in grado di trasportare fino a 2 tonnellate di carico bellico a 10.000 km di distanza e ad una quota massima di 12.000 metri. Dotato di un design ad ala lunga con due motori turboelica sotto l’ala e una coda a forma di V, la sua cellula è praticamente quasi interamente realizzata in compositi.

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Dall’Altius al Kronshtadt Orion, (nella foto  sopra) un altro drone più volte trattato su Analisi Difesa e noto per la sua partecipazione al conflitto siriano: – «La società Kronshtadt – ha dichiarato lo scorso mese il CEO dell’impresa Sergey Bogatikov in occasione di una visita del Ministro della Difesa russo all’azienda – fornirà nell’anno in corso alle Forze Armate della Federazione Russa almeno sei o sette complessi di droni d’attacco Orion “Inokhodets”»: ogni complesso comprende una stazione terrestre di controllo più tre droni Orion.

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Relativamente all’UCAV sviluppato dal bureau Sukhoi, l’S-70 Okhotnik (nelle foto a lato e sotto), il Ministero della Difesa russo ha ordinato altri tre prototipi (nel dettaglio il secondo, il terzo e il quarto) che saranno realizzati dalla NAPO di Novosibirsk, azienda nota per la realizzazione del cacciabombardiere Sukhoi Su-34.

La dichiarazione resa da una fonte del settore industriale della Difesa russa all’agenzia RIA Novosti spiega che gli esemplari in questione riceveranno alcune modifiche rispetto al prototipo iniziale che vola già da qualche anno in specifici test di collaudo di volo e operativi.

La fonte ha rivelato infatti che i miglioramenti riguarderanno in particolare i sistemi di apparecchiature radioelettroniche di bordo e gli elementi strutturali della cellula e solamente il terzo e il quarto esemplare costituiranno la versione definitiva per la produzione seriale.

Nonostante questo – fa presente la fonte – già dal secondo prototipo si potrebbero osservare alcune modifiche esteriori che quasi certamente aiuteranno alla riduzione della firma radar e IR (ad esempio attraverso una particolare copertura dello scarico di tipo piatto e annegato nella fusoliera tutt’ala e con il bordo d’uscita a dente di sega considerando che, lo ricordiamo, al momento nel primo prototipo questo appare totalmente scoperto).

Secondo i programmi in corso con la Difesa russa i tre esemplari saranno poi assegnati in sequenza ai test di volo durante il biennio 2022-2023, mentre ricordando le dichiarazioni rese dal capo dell’UAC Yuri Slyusar nell’agosto dello scorso anno, la società prevede di iniziare le consegne in serie degli Okhotnik alla VKS solo a partire dal 2024 e produzione in serie dell’S-70 inclusi nel programma statale sugli armamenti per il 2024-2033.

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L’accelerazione evidente del programma di ricerca e sviluppo richiesto dalla Difesa russa al progetto dell’UCAV di Sukhoi corrisponde evidentemente ad una più ampia copertura dei ruoli assegnati rispetto a quelli preventivati dagli analisti a suo tempo: le operazioni d’interazione tra il drone e il caccia Su-57 (e non solo) sono note da tempo ma è notizia recente che i vertici russi starebbero lavorando alla realizzazione di tattiche speciali per l’uso dei reggimenti aerei misti di Su-57 e S-70 e del resto i voli di coppia tra i due velivoli sono già stati testati a partire dal 2019.

Il ruolo dell’S-70 potrebbe evolversi verso quello dell’intercettore al fine di neutralizzare non soltanto gli aerei da combattimento avversari ma anche le piattaforme da ricognizione, gli aerei radar AEW o le aerocisterne, giustificando così l’integrazione e le contestuali prove di lancio dei missili aria-aria a corto e medio raggio (R-73/74 e R-77).

In effetti dall’inizio del programma il gruppo russo Concern Radio-Electronic Technologies (KRET) ha cercato di capitalizzare sull’UCAV le soluzioni avioniche già sviluppate sul Su-35 e le soluzioni di guerra elettronica che utilizzano la tecnologia DRFM per la guerra elettronica nonché parte del sistema radar sviluppato per il Su-57.

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Già al MAKS 2015 la stessa KRET presentò un modello di UCAV che integrava un radar dotato di un’antenna sul bordo anteriore in banda X oltre a molti altri (in banda L) distribuiti su tutto il velivolo e per questo destinati allo scopo di rilevare piattaforme stealth e velivoli AEW.

Persino lo stesso IRST del Su-57 (101 KS-V) consentirebbe al drone-gregario di designare il suo bersaglio in modo discreto attraverso l’uso del sensore passivo del velivolo leader. L’impiego di Intelligenza Artificiale da parte degli UCAV consentirebbe di automatizzare l’analisi delle vulnerabilità nemiche e la sequenza delle manovre di attacco ad un ritmo insostenibile per un pilota impegnato in combattimento.

L’Okhotnik potrebbe in un certo senso moltiplicare le capacità d’attacco di nuova generazione della Forza Aerospaziale russa che prevede di ricevere 76 Su-57 entro il 2027,  numero che potrebbe tuttavia moltiplicare notevolmente le proprie potenzialità offensive attraverso l’associazione con l’S-70.

Secondo l’Izvestia sarebbe allo studio l’associazione di 2 o 3 squadroni di Su-57 operanti assieme ad uno squadrone di S-70 ampliando le capacità di combattimento della flotta russa

3_4_Molnyia (002)Durante la recente visita del ministro della Difesa, Sergei Shoigu, agli stabilimenti della Kronshtadt è stato rivelato l’ultimo drone d’attacco russo noto con nome di “Molniya” (fulmine) impiegabile come drone con compiti ISR o come loitering munition (Drone suicida) colpendo il bersaglio con una carica esplosiva.

Le caratteristiche del nuovo velivolo (nelle foto a lato e sotto) sono: peso 60 kg, lunghezza 1,5 m, apertura alare 1,2 metri, velocità: 650 km/h, testata/carico utile dai 5 ai 7 kg, portata di circa 200 km, modalità di guida laser – optronica – Glonass o radar; il Molniya adotta un design di tipo stealth attraverso l’applicazione di numerose tecnologie che contribuiscono alla riduzione della traccia radar e della sua firma termica: un rivestimento speciale sulla fusoliera, un ugello di scarico piatto, una presa d’aria nella parte superiore della fusoliera e un’ala pieghevole a scomparsa sotto la fusoliera.

Il Molnya può essere impiegato in sciami di decine di droni a basso costo gestiti da intelligenza artificiale per saturare qualsiasi sistema di difesa aereo.

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L’attacco dello sciame di droni (o drone swarm) è l’ultimo ritrovato delle future dottrine militari ed è proprio la soppressione e la saturazione della difesa aerea nemica uno dei compiti principali del Molniya che potrà essere trasportato in otto esemplari dal Su-57 o diversamente comandato in ben 10 esemplari da un drone madre noto col nome di “Grom” (tuono), nella foto sotto,  il cui mock-up è stato mostrato in occasione della passata edizione del Forum Army-2020.

I Molniya saranno in costante comunicazione (e scambio dati) tra di loro e sarà possibile scambiare i ruoli tra i vari membri dello stormo: dal passaggio-scambio del ruolo di leader fino al cambio di mansioni in volo; grazie all’intelligenza artificiale i compiti assegnati verranno svolti dal gruppo senza costante comunicazione col velivolo madre.

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La Russia è in ritardo nello sviluppo dei moderni UAV poiché l’inclusione di questi mezzi nelle dottrine militari e il loro relativo sviluppo è iniziato decisamente dopo rispetto a Stati Uniti e ad altri paesi occidentali ma si è risvegliata dal torpore tecnologico dopo il conflitto con la Georgia nel 2008.

Mosca è corsa ai ripari contando sul know-how esistente dato che diversi bureau sovietici in passato si erano cimentati con i teleguidati (MiG, Tupolev, Yakovlev, Lavochkin, etc.), ma parliamo di un’epoca in cui la parola drone era ancora lontana e mai lontanamente associabile a velivoli armati operativi. Da allora è iniziata la realizzazione di sistemi di varie categorie e tipologie, inclusi mezzi supersonici.

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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