Una versione per il lancio di sciami di droni del cargo Ilyushin Il-76?

 

 

Del nuovo drone russo leggero Molniya (“fulmine” in russo) Analisi Difesa se n’è occupata in uno speciale dossier nello scorso aprile: si tratta di un velivolo utilizzabile come drone in ruoli ISR o come loitering munition (drone suicida) per colpire dall’alto i bersagli con una carica esplosiva.

Le caratteristiche del Molniya sono: peso 60 kg, lunghezza 1,5 m, apertura alare 1,2 metri, velocità 650 km/h, testata/carico utile dai 5 ai 7 kg, portata di circa 200 km, modalità di guida laser – optronica – GPS/Glonass o radar.

Il Molniya adotta inoltre un design di tipo stealth attraverso l’applicazione di numerose tecnologie che contribuiscono alla riduzione della traccia radar e della sua firma termica: un rivestimento speciale sulla fusoliera, un ugello di scarico piatto, una presa d’aria nella parte superiore della fusoliera e un’ala pieghevole a scomparsa sotto la fusoliera.

Il Molniya può essere impiegato in sciami di decine di droni gestiti dall’intelligenza artificiale per saturare qualsiasi sistema di difesa aereo.

Si tratta di uno dei compiti principali del Molniya che potrà essere trasportato in otto esemplari dal Su-57, sul futuro caccia monomotore Sukhoi Checkmate o ancora guidato in uno stormo di 10 esemplari da un “drone madre” noto col nome di “Grom” (“tuono” in russo), il cui mock-up è stato mostrato in occasione della passata edizione del Forum Army-2020 e nella recente edizione dello scorso agosto.

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Secondo quanto comunicato dal costruttore i Molniya saranno in costante comunicazione e scambio dati tra di loro e sarà possibile invertire i ruoli tra i vari membri del gruppo di volo: dal passaggio-scambio del ruolo di leader fino al cambio in volo delle mansioni assegnate poiché, grazie all’intelligenza artificiale, i compiti demandati verranno svolti dal gruppo senza costante comunicazione col velivolo madre.

Poiché anche il drone madre Grom è attualmente in fase di sviluppo l’azienda russa Kronshtadt sta lavorando all’impiego di sciami di droni lanciabili dall’aereo da trasporto russo per eccellenza, l’Ilyushin Il-76 (Codice NATO Candid), il cui primo volo è avvenuto esattamente mezzo secolo fa e oramai da decenni presente nella VTA (Aviazione da trasporto russa) in numerosi esemplari e varianti, inclusa l’ultima e più moderna versione Il-76MD-90A.

Il Candid, com’è noto, svolge in patria numerosi compiti che vanno dal principale impiego da trasporto aereo fino alla lotta antincendi, dalla versione AWACS (sviluppata dalla Beriev e col nome di A-50 e A-100) fino alla variante per il controllo lanci dei missili balistici (Il-976 SKIP), senza tralasciare le versioni da ambulanza aerea (Scalpel-MT), posto di comando aereo (Il-82VKP), laser aerotrasportato (A-60), d’addestramento cosmonauti (MDK), laboratorio volante-banco di prova motori (LL) e aerocisterna (Il-78).

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Per un aereo così versatile e collaudato il nuovo impiego per il lancio di sciami di droni è stato svelato dall’amministratore delegato di Kronshtadt, Sergei Bogatikov nel recente Forum Army-2021 in un briefing dedicato al futuro del Molniya: – «È importante capire che esistono diverse versioni di dispositivi della serie Molniya, inclusi i droni da ricognizione, attacco e guerra elettronica. Le varianti di ricognizione e guerra elettronica dei droni potrebbero essere reimpiegati, mentre le varianti di attacco non lo saranno, poiché farlo sarebbe semplicemente pericoloso, anche se non venissero utilizzate per colpire determinati obiettivi.»

Kronshtadt, nelle parole di Bogatikov, starebbe esaminando proprio l’Ilyushin Il-76 come la piattaforma ideale per trasportare i droni Molniya e al contempo fungere da nave madre.

L’l’aereo da trasporto russo che è stato sviluppato negli anni ’60 e può trasportare merci del peso di 28-60 tonnellate a una distanza di 3600-4200 chilometri a questo punto dovrà essere sottoposto a modifiche interne (strutturali e nelle dotazioni elettroniche) e sebbene non sia stato rivelato chi si occuperà del lavoro è molto probabile che sarà la stessa Kronshtadt a lavorare su un esemplare del velivolo.

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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