In Germania si apre il dibattito sul ripristino della coscrizione obbligatoria

 

In tutto l’Occidente le forze armate devono fare i conti con una crescente carenza di “vocazioni militari”, cioè con il crollo verticale dei reclutamenti: una tendenza riscontrabile da diversi anni ma che si è aggravata negli ultimi due anni in seguito al conflitto in Ucraina e al rischio tangibile di un confronto militare tra NATO e Russia. Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania sono tra le nazioni più colpite dal fenomeno e la carenza di personale nella Bundeswehr ha indotto il ministro della Difesa Boris Pistorius a riaprire il dibattito sulla reintroduzione della coscrizione obbligatoria.

Come ha ricordato nei giorni scorsi Deutsche Welle (DW), a fine di ottobre la Bundeswehr ha dichiarato di disporre di 181.383 militari, numero lontano dall’obiettivo di 203.000 che Berlino punta a raggiungere entro il 2025. Nell’ultimo anno Pistorius ha puntato a rendere la carriera nella Bundeswehr più attraente affermando di aver ricevuto 65 proposte dal suo ministero su come riformare reclutamento e formazione del personale militare. Tra queste proposte vi è anche la reintroduzione della coscrizione obbligatoria, sospesa in Germania nel 2011. Provvedimento a cui ha fatto seguito una profonda riforma e riduzione delle forze armate.

“All’epoca c’erano ragioni per sospendere il servizio militare obbligatorio ma in retrospettiva è stato un errore”, ha detto Pistorius al quotidiano Die Welt all’inizio di dicembre citando, tra i modelli da valutare, il caso della Svezia dove il servizio militare obbligatorio è stato sospeso e poi reintrodotto.

La proposta di Pistorius ha incassato molte critiche, anche all’interno del Partito Socialdemocratico (SPD) dove la co-presidente del partito Saskia Esken ha affermato che sarebbe oggi impossibile implementare il reclutamento obbligatorio “perché le unità di formazione necessarie a questo scopo non sono più disponibili”. Un’osservazione più tecnica che politica, che può essere allargata a tutte le nazioni europee che hanno rinunciata alla leva militare obbligatorio chiudendo negli ultimi anni un gran numero di caserme, centri sanitari e infrastrutture idonee a supportare la coscrizione.

Contrari anche i neoliberali Democratici Liberi (FDP), partito di governo insieme a SPD e Verdi: il capogruppo parlamentare Christian Dürr ha detto in un’intervista al Funke Mediengruppe che “la reintroduzione del servizio obbligatorio rappresenterebbe una grave violazione della libertà dei giovani che vogliono orientarsi professionalmente”.

A sostegno di Pistoriius è scesa in campo l’opposizione dell’Unione cristiano-democratica (CDU) e Unione cristiano-sociale (CSU). Johann Wadephul, vicepresidente del gruppo parlamentare ha detto alla DW che “siamo a favore del servizio obbligatorio generale, cioè del servizio militare nella Bundeswehr ma anche in altri servizi di emergenza” riferendosi ai vigili del fuoco, l’Agenzia federale per il soccorso e una serie di organizzazioni di beneficenza istituite per aiutare in situazioni di crisi. “Adesso è il momento di chiedere ai giovani cosa possono fare per il nostro Paese e per la nostra società”, ha aggiunto Wadephul.

L’esperto di politica di difesa e sicurezza Thomas Wiegold ritiene che molti problemi di arruolamento siano causati dalle lungaggini burocratiche che rallentano fino a sei mesi le risposte alle richieste di arruolamento e il fatto che le forze armate non vengano considerate un datore di lavoro attraente in un mercato del lavoro già a corto di personale.

Wiegold ritiene che il servizio militare obbligatorio, così come esisteva in Germania prima del 2011, probabilmente non verrà ripristinato ma non sono da escludere del tutto altre forme di servizio obbligatorio anche se “ogni modello ha bisogno anche di maggioranze politiche per essere attuato.”

Valutazioni che non sembrano tenere conto della ragione principale del calo di arruolamenti, legato essenzialmente all’assenza di motivazione a “difendere la patria” presso la grande maggioranza della popolazione (considerazione probabilmente valida non solo in Germania). Un fenomeno ben fotografato nel febbraio scorso da un sondaggio dell’istituto demoscopico YouGov pubblicato dal settimanale Die Zeit e ripreso in Italia da Agenzia Nova.

I dati emersi dal campione di 2.000 cittadini tedeschi maggiorenni rivelano che solo l’11 per cento dei tedeschi è pronto a difendere con le armi il proprio Paese qualora venisse attaccato ma di questi solo il 5 per cento si offrirebbe volontario. La rilevazione mostra come il 6 per cento del campione prevede di essere richiamato in caso di guerra e addestrato per la difesa nazionale. Il 33 per cento cercherebbe di continuare il più possibile la propria vita abituale, mentre il 24 per cento lascerebbe la Germania il più rapidamente possibile in caso di guerra.

A lasciare il Paese in caso di guerra sarebbero più i giovani che gli anziani, mentre la disponibilità a contribuire alla difesa nazionale, anche se non con le armi, è più marcata tra gli ultrasessantenni.

YouGov non ha rilevato differenze significative tra i tedeschi dell’est e dell’ovest. Gli uomini e quanti hanno votato per i Verdi alle elezioni per il rinnovo del Bundestag nel 2021 erano in lieve misura più propensi ad arruolarsi volontari in caso di guerra rispetto alle donne e ai sostenitori di altri partiti. Secondo il sondaggio, poco più di un tedesco su cinque sa usare un’arma da fuoco. Alla domanda se avesse imparato a usare un’arma durante il servizio militare, nella formazione per la caccia o come tiratore sportivo, il 23 per cento ha risposto “Sì” e il 74 per cento “No”. Il 3 per cento non ha fornito informazioni.

In merito al ripristino della coscrizione obbligatoria, il 42 per cento ritiene che verrà ripristinata nei prossimi dieci anni, il 37 per cento non crede a questa eventualità e il 21 per cento non si è espresso.

Foto Bundeswehr

 

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