L’Iran “vendica” in Iraq l’attentato di Kerman

 

L’Iraq torna ad essere il campo di battaglia nel confronto tra l’Iran e l’asse Stati Uniti-Israele. Missili balistici iraniani hanno colpito nel Kurdistan iracheno il “quartier generale del Mossad” a Erbil, che è stato “distrutto” secondo un comunicato dei Guardiani della Rivoluzione iraniani (IGRC) che hanno rivendicato l’azione, sostenendo di aver attaccato anche le basi dello Stato Islamico nel nord della Siria e descrivendo l’attacco come “una risposta ai recenti atti malvagi del regime sionista nel martirizzare i comandanti dell’IGRC e della resistenza”.

Un chiaro riferimento all’assassinio in Siria a Natale del generale iraniano Razi Mousavi, e in seguito alle uccisioni attuate sempre dagli israeliani in Libano del numero due di Hamas Saleh al-Arouri e del comandante di Hezbollah Wissam al-Tawil ma anche all’incursione statunitense nel quartier generale delle milizie filo-iraniane a Baghdad di inizio gennaio. “Assicuriamo alla nostra nazione che le operazioni offensive dei Guardiani continueranno fino a vendicare le ultime gocce di sangue dei martiri”.

Lo Stato Islamico è indicato come autore dell’attentato a Kerman del 3 gennaio scorso, costato la vita a oltre 90 persone durante le celebrazioni per il quarto anniversario dell’uccisione, a Baghdad, del generale Qasem Soleimani: il 4 gennaio un comunicato dello Stato Islamico ha rivendicato su Telegram la paternità dell’attentato attribuito a due suoi attentatori suicidi ma Teheran ha sempre definito gli attentatori dell’IS come gli esecutori della strage per conto dei mandanti israeliani e statunitensi.

Quanto ai missili che hanno colpito in territorio siriano, “il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche ha identificato i luoghi di raccolta dei comandanti e i principali elementi legati alle recenti operazioni terroristiche, in particolare l’ISIS, nei territori occupati della Siria e li ha distrutti sparando un certo numero di missili balistici” si legge sui media iraniani.

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha dichiarato oggi che gli attacchi del Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane nel Kurdistan iracheno sono stati condotti “con l’obiettivo di difendere l’autonomia, la sovranità e la sicurezza dell’Iran”. Il comandante della forza aerospaziale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ,generale di brigata Amir Ali Hajizadeh (nella foto d’apertura), ha rivelato all’agenzia di stampa Tasnim qualche dettaglio dell’operazione missilistica.

I filmati della conversazione telefonica del generale di con il capo dell’IRGC rivelano che sono stati impiegati 4 missili balistici Kheibar Shekan (1,450 chilometri di raggio d’azione – nella foto sotto)  lanciati dalla provincia del Khuzestan contro obiettivi terroristici a Idlib in Siria. Il comandante ha aggiunto che altri quattro missili lanciati da Kermanshah e sette missili lanciati dalla provincia dell’Azarbaijan occidentale sono piovuti sulla base sionista nella regione del Kurdistan iracheno.

Il governo dell’Iraq, che nei giorni scorsi aveva duramente condannato il raid di un drone statunitense sul quartier generale delle Forze di Mobilitazione Popolare che provocò tre morti, ha condannato oggi gli attacchi iraniani usando i medesimi toni denunciando “l’attacco alla sua sovranità” e assicurando che adotterà misure legali, tra cui la presentazione di una denuncia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha condannato gli attacchi vicino a Erbil, definendoli “sconsiderati”, ma i funzionari hanno affermato che nessuna struttura americana è stata presa di mira e non ci sono state vittime americane. “Abbiamo monitorato i missili che hanno avuto un impatto nel nord dell’Iraq e nel nord della Siria. Nessun personale o struttura statunitense è stata preso di mira”, ha dichiarato in una nota Adrienne Watson, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. “Continueremo a valutare la situazione, ma le prime indicazioni sono che si è trattato di una serie di attacchi sconsiderati e imprecisi”, ha detto, aggiungendo: “Gli Stati Uniti sostengono la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Iraq”.

Il governo del Kurdistan iracheno ha denunciato l’attacco iraniano condotto con almeno 10 missili balistici, in cui sono morti almeno 4 civili e 17 sono rimasti feriti, definendolo un “crimine”. Il consigliere per la sicurezza nazionale iracheno Qassem al Araji ha definito “falsa” l’accusa dell’Iran secondo cui avrebbe colpito una base dell’intelligence israeliana a Erbil. “Per quanto riguarda la presunta presenza di un quartier generale del Mossad israeliano, abbiamo visitato la casa, ne abbiamo ispezionato ogni angolo e tutto indicava che si trattava della casa di famiglia di un uomo d’affari iracheno”, ha detto Araji alla stazione televisiva curda K24 dopo aver visitato l’edificio colpito. “Queste accuse sono false ed errate, ha aggiunto Araji, che è stato incaricato dal governo di Baghdad di indagare sugli attacchi iraniani

“L’uomo d’affari iracheno” era il miliardario curdo Peshraw Dizayee, ucciso a quanto sembra con diversi membri della sua famiglia. Dizayee (a destra nella foto qui sopra), era vicino al clan Barzani al potere nel Kurdistan iracheno, possedeva le aziende Empire e Falcon Group che attive nel settore immobiliare e petrolifero ed era considerato vicino al Mossad.  Missili balistici iraniani hanno colpito anche la casa di un alto funzionario dell’intelligence curda e un centro dell’intelligence curda.

In Siria milizie irachene scite filo iraniane hanno attaccato con razzi la base americana presso il giacimento petrolifero Conoco, già in precedenza colpita. Un comunicato di rivendicazione dichiara che l’attacco è stato condotto “in risposta ai recenti eventi di violenza perpetrati dall’entità sionista nella Striscia di Gaza”.

Va ricordato che presenza militare statunitense in Siria non ha alcuna giustificazione giuridica poiché il governo di Damasco non ha mai invitato le truppe americane che considera “invasori” e nessuna risoluzione dell’ONU ha mai autorizzati gli USA a violare il territorio siriano dove meno di 2 mila militari sostengono le milizie curdo-arabe delle Siryan Democratic Forces contro lo Stato Islamico ma soprattutto impediscono al governo di Bashar Assad di riprendere il controllo dei pozzi petroliferi delle regioni orientali.

Sul “fronte del Mar Rosso”, Yahiya Sarie, portavoce delle milizie Houthi ha definito la risposta agli attacchi statunitensi e britannici nello Yemen “inevitabile”. “Le forze navali Houthi hanno effettuato un’operazione militare prendendo di mira una nave americana (nel Golfo di Aden con una serie di missili navali che hanno colpito il bersaglio direttamente e con precisione. Le forze armate yemenite considerano tutte le imbarcazioni e le navi da guerra statunitensi e britanniche che partecipano all’aggressione contro il nostro Paese come obiettivi ostili”, si legge nella dichiarazione.

In realtà il mercantile attaccato e che secondo fonti militari dello US Central Command non ha subito gravi danni ne ha registrati vittime a bordo, batte bandiere delle Isole Marshall ma è di proprietà statunitense.

“La risposta a gli attacchi statunitensi e britannici è inevitabile. Ogni nuovo attacco non rimarrà’ senza risposta. La milizia Houthi  (nella mappa qui sotto, in verde,  i territori che controllano nello Yemen – NdR) continua a portare avanti le sue operazioni militari per impedire la navigazione israeliana nel Mar Arabo e nel Mar Rosso, fino a quando non cesserà l’aggressione e non sarà tolto l’assedio del popolo palestinese nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto Sarie.

Il New York Times, citando funzionari dell’intelligence statunitensi rimasti anonimi, scrive che non ci sarebbero “prove dirette” che dimostrino la compartecipazione di Teheran dietro agli attacchi contro le navi mercantili in transito nel Mar Rosso: “Lo scopo dei responsabili iraniani- si legge nell’articolo- è trovare un modo per colpire Israele e gli Stati Uniti senza scatenare il tipo di guerra che l’Iran vuole evitare”. Tuttavia “non esistono prove dirette che colleghino gli alti dirigenti iraniani – né il comandante della forza d’élite Quds né il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei – ai recenti attacchi Houthi alle navi nel Mar Rosso”.

La crisi sta avendo un forte impatto sull’economia globale. Non colpisce solo quella israeliana (- l’85% il traffico di merci nel porto israeliano di Eliat, sul Mar Rosso)  ma sta paralizzando il Canale di Suez attraverso cui transita il 12% del commercio marittimo globale. Questa situazione rischia di generare un aumento dell’inflazione, come avvisava già venerdì scorso JP Morgan. Oltre a far lievitare il prezzo del petrolio e del gas naturale, e quindi dei beni primari, si stanno impennando le tariffe di spedizione dei container sulle principali rotte commerciali globali, tra Asia e Europa e tra Asia e Americhe. Il costo delle sole esportazioni indiane è più che raddoppiato.

Foto: Mahmood Hossein/ Tasnim, Iranmedia e Kurdistan 24

Mappa: Luca Gabella

 

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