La Marina rinuncia al radar SPY-1 e punta sul "made in Italy"

La versione Full dei nuovi pattugliatori d’altura della Marina Militare impiegherà un sistema di difesa aerea e antimissile “made in Italy” e non lo statunitense Aegis comprendente il radar Spy-1 abbinato ai missili Standard SM-2/3. L’interesse della Marina nel valutare l’eventuale acquisizione del sistema statunitense era stato rivelato nell’aprile scorso da Analisi Difesa.
Una simile opzione avrebbe duplicato i sistemi di difesa aerea imbarcati sulle unità navali italiane considerato che le navi tipo Orizzonte e Fremm impiegano il radar EMPAR/MFRA e i missili Aster. Certo il radar Spy-1 (nell’ultim foto in fondo) offre alte prestazioni ma, al di là dei costi elevatissimi, la Marina non avrebbe avuto nessuna sovranità sul sistema prodotto da Lockheed Martin (circostanza analoga a quanto accade con l’acquisizione dell’F-35). Ragioni che pare abbiano contribuito a indurre la Marina a rinunciare al sistema statunitense e a puntare su un nuovo radar multifunzionale a scansione elettronica a facce fisse Kronos  (nella foto qui sotto) di Selex ES (Finmeccanica) abbinato ai missili MBDA Aster 15 e 30.

“Il radar che imbarcheremo sul pattugliatore in configurazione Full è una evoluzione di un radar della famiglia Kronos di Selex ES nella nuova versione a facce fisse attualmente in fase di sviluppo” dice ad Analisi Difesa il contrammiraglio Antonio Natale, alla guida del 7° Reparto dello Stato Maggiore Marina.

“Si tratta di un’ulteriore evoluzione del radar MFRA in dotazione alle fregate FREMM che a sua volta è un’evoluzione del radar EMPAR in dotazione ai cacciatorpediniere tipo Orizzonte e Nave Cavour. Questa ulteriore evoluzione potrebbe costituire l’aggiornamento in ambito lavori di mezza vita di queste Unità Maggiori.
L’acquisizione del nuovo radar, abbinato ai missili Aster 15 e Aster 30, consentirà alla Marina di disporre di un sistema avanzatissimo contro ogni tipo di minaccia aerea ed all’industria nazionale di poter offrire sul mercato un prodotto molto competitivo”.

L’ammiraglio Natale valuta che la messa a punto del progetto della nuova classe di pattugliatori sarà completata entro l’autunno e i fondi ora disponibili consentiranno di realizzare una unità in versione Full e 5 in versione Light: queste ultime imbarcheranno invece i radar di navigazione già in uso e radar di scoperta di superficie.
“I costi dovrebbero restare quelli previsti: circa 300 milioni a unità per i pattugliatori Light mentre il Full dotato del nuovo radar potrebbe superare di poco i 500 milioni”.

Il programma di nuove costruzioni prevede 10 pattugliatori d’altura (6 Light e 4 Full) ma i 5,8 miliardi di euro stanziati dalla Legge di Stabilità copriranno probabilmente la realizzazione solo dei primi 6 (5+1) oltre alla costruzione di una nave da assalto anfibio portaelicotteri (LHD), di un’unità logistica e una oceanografica/appoggio sottomarini.
La decisione assunta dalla Marina Militare conferma quindi la tendenza a rinnovare la flotta d’altura fornendo all’industria nazionale commesse che oltre a garantire posti di lavoro e know-how finanziano la ricerca e sviluppo con l’obiettivo di dotare lo strumento navale di unità necessarie a far fronte alle crescenti sfide che l’Italia deve affrontare negli spazi marittimi (vicini e meno vicini) garantendo al tempo stesso un nuovo impulso all’export dei prodotti “made in Italy” della Difesa.

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