Ritiro anticipato da Herat

 

da Il Sole 24 Ore del 27 novembre

L’Italia anticiperà il ritiro delle truppe da Herat di alcuni mesi rispetto alla fine del 2015, quando i 12.500 militari alleati dell’operazione Resolute Support dovrebbero lasciare le 5 basi ancora attive in Afghanistan per convergere su Kabul. Lo ha detto martedì nell’audizione alle Commissioni parlamentari, il Capo di stato maggiore Difesa ammiraglio Luigi Binelli Mantelli.

“La nostra permanenza a Herat è stata ridotta di qualche mese ”rispetto alla fine del 2015, “quindi andremo via prima e si passerà in anticipo all’attività concentrata su Kabul”.  Roma e Berlino hanno accettato la richiesta statunitense di mantenere per tutto il 2015 il controllo di due basi, Herat nell’ovest e Mazar-i-Shrif nel nord, con contingenti impegnati nell’addestramento e supporto delle forze afghane.

I tedeschi hanno annunciato che lasceranno in Afghanistan 850 militari, l’Italia solo 500 secondo quanto dichiarato la scorsa settimana dal Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che ha però precisato come la decisione finale sulla partecipazione italiana alla nuova missione spetti al Parlamento.

Negli ultimi giorni ambienti militari avevano espresso la preoccupazione che un contingente così ridotto non fosse in grado di gestire la base di Camp Arena, all’aeroporto di Herat.

Garantire i compiti di protezione delle infrastrutture, la logistica e l’addestramento delle truppe afghane mantenendo le capacità operative  con  aliquote di forze speciali ed elicotteri da trasporto NH-90 e da attacco AW-129 Mangusta richiederà secondo fonti ben informate non meno 800 militari.

Il ritiro anticipato annunciato martedì da Binelli Mantelli, che si svilupperà la prossima estate, consentirà di mantenere a Herat un contingente più nutrito di quello previsto, circa 800 effettivi, ma per soli setto/otto mesi consentendo così una presenza media su base annua pari ai 500 militari previsti.

Fonti militari tengono a sottolineare che la NATO prevede già il disimpegno delle forze alleate schierate fuori Kabul tra il settembre e il dicembre 2015.

Nella capitale è previsto che permangano per tutto il 2016 forze alleate, tra cui anche 2/300 italiani, principalmente con compiti di supporto presso i comandi e di addestramento scuole e accademie militari afghane.

Il limite di 500 effettivi per l’operazione afghana sarebbe stato imposto dalla necessità di contenere i costi finanziari delle missioni oltremare, coperti da stanziamenti “ad hoc” approvati dal Parlamento, ed in progressivo calo negli ultimi anni da 1,55 miliardi nel 2011 a un miliardo circa quest’anno.

Nel 2015 la riduzione ulteriore delle forze in Afghanistan, attualmente circa 1.500 militari, verrà compensata dai costi della nuova missione in Iraq e Kuwait nell’ambito della Coalizione contro lo Stato Islamico che coinvolgerà quasi 600 militari italiani  (circa 250 dell’Aeronautica e 300 dell’Esercito schierati in Kuwait e Iraq).

Senza contare possibili esigenze militari che potrebbero emergere dalla guerra in atto in Libia.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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