BLA BLA BLA

La Ue, almeno per ora, non va oltre le chiacchiere nella nuova agenda per la gestione dell’immigrazione approvata mercoledì dalla Commissione Europea. Certo i bla-bla-bla come al solito si sprecano. Federica Mogherini, l’ha definita “un passo da gigante per la Ue” e “una giornata storica per l’Italia” perché “un peso e una responsabilità finora quasi esclusivamente italiani diventano europei”.

In realtà non c’è una sola riga in cui si dica basta al ricatto dei trafficanti e allo sbarco di immigrati clandestini, non è stato reso noto nessun piano piano per respingere chi si affida ai criminali per venire in Europa. Al contrario, dopo aver sostenuto per settimane la necessità di colpire i trafficanti e distruggere preventivamente i barconi con un’operazione militare ambigua che attende il via libera dell’ONU, la Mogherini ha deliziato i fanatici del “politically correct” affermando candidamente alle Nazioni Unite: “Lasciatemi assicurare esplicitamente che nessun rifugiato o migrante intercettato in mare verrà respinto contro la sua volontà”.

Ma come si fa a combattere i trafficanti se non si respingono gli abusivi? Se non si scoraggiano i loro clienti?
A causa della sua infingardaggine l’Unione Europea non riesce a coprire con i bla-bla-bla l’ambiguità di fondo che  contraddistingue la sua iniziativa. Il piano prevede più navi e più denaro per soccorrere e portare in Italia più clandestini: una Mare Nostrum targata Ue che incoraggerà gli africani a partire e ad arricchire i trafficanti. Non c’è quindi da stupirsi che il Ministro degli interni britannico, Theresa May, abbia attaccato la Mogherini sul Times affermando che “un simile approccio non può che favorire la traversata del Mediterraneo e incoraggiare ancora più persone a mettere la loro vita in pericolo”.

Ma quale coerenza o deterrenza può esprimere un piano incapace persino di prendere atto realisticamente delle dimensioni e delle caratteristiche dei flussi gestiti dalle organizzazioni criminali? Una linea che l’Italia ha continuato a incoraggiare in questi anni con l’accoglienza per tutti,  Mare Nostrum e la mobilitazione della flotta per consentire a chiunque paghi il pizzo a criminali e terroristi islamici di venire in Italia.

Eppure Paesi meno ambigui attuano politiche ben diverse. La civilissima Australia per esempio prevede che chi arriva clandestinamente non avrà mai nessuna possibilità di vivere in Australia (la campagna No Way è molto chiara in proposito, guardate il video) e la Royal Australian Navy viene impiegata nell’operazione Sovereign Borders (confini sovrani, che fa l’esatto opposto di Mare Nostrum, Triton e Mare Sicuro)  il cui compito è proibire l’accesso al territorio nazionale non assicurarlo a chiunque paghi il pizzo al crimine organizzato. Le imbarcazioni di clandestini vengono rimorchiate nelle acque di Indonesia e Sri Lanka mentre chi viene soccorso in mare raggiunge i centri per richiedenti asilo a Papua Nuova Guinea o a Nauru, Stati con i quali l’Australia ha stretto accordi.

Se non hanno diritto all’asilo vengono rimpatriati ma se la domanda viene accolta restano senza eccezione in quelle isole e non possono andare in Australia.

Iniziative evidentemente impensabili nella vecchia e decadente Europa dove però a sgombrare il campo dai soliti bla-bla-bla buonisti orchestrati da terzomondisti ideologici e da organizzazioni che incassano milioni di euro dall’accoglienza e assistenza ai clandestini  (legate saldamente a diversi “carri” politici) ha provveduto autorevolmente Fabrice Leggeri.

Il direttore di Frontex (nella foto a fianco), l’agenzia europea per le frontiere che gestisce l’operazione Triton, ha detto chiaro e tondo a Le Figaro che “i migranti che intraprendono la strada libica ormai arrivano dall’Africa, non più dalla Siria o dall’Iraq” e per lo più “partono per problemi economici, e possono e devono essere rispediti a casa loro”.

Chissà perché queste affermazioni sono state rimosse dal bla-bla-bla italiano ed europeo di questi giorni. Invece la Ue ha emanato quote per la ripartizione dei migranti che hanno diritto all’asilo tra tutti i partner. In realtà inglesi irlandesi e danesi non ne accetteranno uno e molti altri Stati nell’est Europa si oppongono. In ogni caso si tratta di 20 mila persone l’anno che già hanno avuto riconosciuto il diritto allo status di rifugiato e qualche altro migliaio all’anno che lo avrà in futuro.

In Italia però solo tra novembre e marzo sono sbarcati dalla Libia 51 mila clandestini, in tutto il 2014 ne sono arrivati 170 mila e quest’anno il Ministero degli interni ne attende 250 mila mentre secondo l’inviato dell’ONU in Libia, Bernardino Leon, quelli pronti a salpare sarebbero almeno mezzo milione.

Allora come si fa a esultare per le “decisioni storiche” dell’Europa? Il piano in 4 punti che la Mogherini ha presentato all’ONU prevede di aiutare l’economia dei Paesi di provenienza dei migranti e di controllare le frontiere meridionali libiche, cioè azioni che per dare eventualmente qualche risultato richiederanno anni e migliaia di truppe occidentali che nessuno vuole schierare nel Sahel.

Un altro campione di bla-bla-bla come il Ministro dell’interno, Angelino Alfano esulta perché secondo lui è stato abbattuto il “muro di Dublino” riferendosi alla norma Ue che impone ai clandestini di registrarsi (e restare) nel Paese dove sbarcano.
Alfano è facile agli entusiasmi, basti ricordare che salutò l’avvio di Mare Nostrum come un’operazione di contrasto e deterrenza nei confronti dei trafficanti di esseri umani e ha definito un successo la devastazione attuata dai black bloc del centro di Milano perché non ‘cera scappato il morto!

Difficile però condividere la sua gioia: i clandestini resteranno in Italia e i nostri partner vogliono persino rimandarcene 29 mila sbarcati illegalmente da noi e poi fuggiti in nord Europa altrettanto illegalmente ma con il benevolo occhio disattento degli italiani, così lieti di scaricare ad altri il fardello dal far sbarcare anche che non vuole declinare le proprie generalità per registrarsi in un altro Paese della Ue.

L’operazione “svuota l’Africa” continuerà senza soste a riempire l’Italia di clandestini tra i quali ci saranno anche poveracci (c’è anche chi viaggia con migliaia di euro) ma non mancano certo i “fighetti” come quelli (tutti islamici) che hanno rifiutato l’accoglienza nell’albergo a loro destinato perché non c’era la tv nelle camere né il wi-fi e nella hall c’erano donne sposate.

Vogliamo chiamarli rifugiati? Invece di ributtarli in Libia a pedate, ovviamente dopo i soliti bla-bla-bla, l’Italia ancora una volta “prona a tutto” ha trovato loro un alloggio più consono. Un modo efficace per regalare consensi a Matteo Salvini e, di questo passo,  persino al Ku Klux Klan facendo diventare razzisti anche gli italiani più moderati e tolleranti.

Scarse anche possibilità che l’operazione militare targata UE che si sta configurando per distruggere i barconi consegua risultati rapidi e credibili. Tra i militari infatti non mancano dubbi e perplessità circa le modalità operative in valutazione, le regole d’ingaggio, la necessità tutta politica di avere il via libera dall’ONU e la collaborazione delle autorità libiche (quali?).

Cercare i barconi sulla costa e colpirli con missili, bombe e artiglieria navale potrebbe provocare vittime tra i civili mentre operazioni mordi e fuggi a terra, che metterebbero a rischio la vita di incursori delle forze speciali e fucilieri di Marina per sforacchiare canotti, dovrebbero ragionevolmente apparire a tutti una boiata pazzesca.

Un conto è condurre un’azione di guerra contro le organizzazioni criminali e un altro è andare a caccia di barchette da affondare. Il richiamo alla ridicola operazione Ue contro i pirati somali Atalanta sembrerebbe dare la misura dell’operazione che l’Europa intende varare. Come non ricordare i pirati catturati e poi rifocillati e liberati per “assenza di prove” perché avevano buttato in mare armi e attrezzature o perché non si trovava un Paese disposto a processarli?

I pirati somali sono stati resi innocui dalle guardie armate su tutti i mercantili non dalla flotta Ue. Se tra tanti bla-bla-bla si cerca un esempio a cui ispirarsi meglio considerare le lezioni apprese dalla campagna statunitense contro i cartelli dei narcos colombiani. Contraddistinta da combattimenti, attacchi e uccisioni mirate dei capi-cosca, mica un’operazione umanitaria, di soccorso o di bla-bla-bla.

L’operazione Ue  (si chiamerà Eunavfor Med?), a guida italiana,  verrà inoltre varata solo dopo la fine giugno, come ha anticipato la Mogherini facendo un bel regalo ai trafficanti, consapevoli che avranno ancora un mese e mezzo per agire indisturbati. Infatti poche ore dopo le prole di Madame PESC sono salpati dalla Libia barconi con 1.300 clandestini a bordo subito soccorsi anche da navi britanniche e tedesche che li hanno sbarcati in Italia.

I nostri lettori sanno bene come la pensiamo. L’unica soluzione rapida, efficace e senza vittime sono i respingimenti assistiti accompagnati da una legge (meglio se europea) che precisi che nessuno potrà mai ottenere asilo o permessi di soggiorno in Europa se avrà cercato di raggiungerla pagando i trafficanti.

Se venisse attuata crollerebbe in poche settimane il business dei trafficanti ma anche quello generato in Italia dall’emergenza immigrati. Un giro d’affari che anche i militari hanno forse qualche interesse a prolungare grazie alle missioni finanziate ad hoc dallo Stato, specie ora con i bilanci della Difesa ridotti all’osso. Un’operazione di respingimento assistito risolverebbe la crisi in un mese perché nessuno pagherebbe più gli scafisti per ritrovarsi in Libia. L’operazione “svuota l’Africa” invece non avrà mai fine.

Foto: EPA, Unione Europea, Marina Militare,

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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