La Guardia Costiera dipenderà dalla Marina Militare

Dopo almeno 40 anni di dibattiti sulla necessità di riordinare e ridurre la presenza di Corpi dello Stato che hanno competenze in mare finalmente il governo Renzi sembra determinato a passare ai fatti con un paio di emendamenti al ddl di Riforma della Pubblica Amministrazione del ministro Madia.

L’esecutivo intende porre la Capitaneria di Porto- Guardia Costiera alle dipendenze dirette della Marina Militare, di cui costituisce da sempre un Corpo specialistico, e sciogliere il Corpo delle Guardie Forestali assegnando reparti, mezzi, personale e competenze a Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco. Il vertice della Marina assumerà i compiti oggi ricoperti dal Comando Generale della Guardia Costiera inclusi i rapporti funzionali con il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Decisioni che dovrebbero consentire forti risparmi eliminando pesanti strutture di comando e controllo ma senza ridurre la presenza di forze e i servizi offerti.

Per questo la sfuriata del M5S in difesa dell’autonomia delle Capitanerie di Porto/Guardia Costiera lascia perplessi soprattutto tenendo conto che il movimento di Grillo ha chiesto e ottenuto voti criticando gli sprechi nella spesa pubblica.

Con l’ennesimo colpo di mano, e in forma del tutto unilaterale, il governo decide l’accorpamento della Guardia Costiera con la Marina Militare, inserendo la proposta in un emendamento presentato da Ernesto Carbone alla legge delega P.A.. Una misura che consideriamo un vero e proprio atto di pirateria nei confronti di un corpo con importanti e insopprimibili funzioni civili, e pertanto del tutto distinte da quelle pertinenti alla Marina Militare”. Lo hanno dichiarato, in una nota congiunta, i deputati M5S di Commissione Difesa, Affari Costituzionali e Trasporti, che aggiungono. “Qui non si tratta di scovare doppioni, poiché non ce ne sono.

E’ evidente che quella del governo non è nient’altro che una debole, nonché’ illegittima scusa per consegnare tutto il potere nelle mani di un singolo, vale a dire nelle mani del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare. Il M5S è sempre stato d’accordo verso una riorganizzazione dei corpi e un’ottimizzazione delle risorse interne, ma in questo caso l’esecutivo sta prendendo lucciole per lanterne.

La Guardia Costiera svolge compiti di polizia, sarebbe come se domani per le strade invece dei Carabinieri o la Polizia di Stato ci ritrovassimo, ovunque, soldati armati fino alla testa”.

Per questo, secondo i 5 Stelle, “quest’accorpamento è un altro passo verso la militarizzazione del Paese, che segue le folli spese già portate avanti sugli F35 dopo le false promesse di un dimezzamento.”

Affermazioni sconcertanti per un movimento che vorrebbe essere “nuovo” e invece  rispolvera luoghi comuni del vecchio pacifismo di sinistra con tanto di slogan da allarme sociale circa la “militarizzazione del Paese” e l’accostamento immancabile con gli F-35 ma soprattutto perché la riforma non modificherà i compiti degli 11 mila uomini e donne delle Capitanerie che peraltro sono già militari a tutti gli effetti.

Qualcuno spieghi ai deputati grillini che marinai di Marina e di Guardia Costiera studiano nelle stesse scuole a partire dall’accademia e frequentano gli stessi corsi. La dipendenza diretta dalla Marina permetterà di dimezzare i centri di spesa dalla gestione del personale alla logistica alle manutenzioni di mezzi, imbarcazioni e velivoli liberando risorse e personale per i compiti operativi.

Senza contare che la componente d’altura e quella aerea della Guardia Costiera potranno venire meglio integrate con quelle della Marina.

Meglio spiegare agli onorevoli del M5S anche che la dipendenza dalla Marina non comporterà l’impiego di Fucilieri del San Marco (“i soldati armati fino alla testa”) per pattugliare le spiagge o di fregate lanciamissili e cacciatorpediniere per il controllo dei natanti da diporto.

Integrare le Capitanerie/Guardia Costiera con la Marina risulta inoltre quanto mai utile oggi che la minaccia proveniente dalla Libia in termini di flussi migratori illeciti vede la Marina operare in prima linea di fronte alle acque di casa e cooperare strettamente con la Guardia Costiera.

Che senso avrebbe, in termini operativi e finanziari, mantenere comandi generali e territoriali separati ma comunque costretti a dialogare e cooperare strettamente?

Twitter @GianandreaGaian

Foto: Guardia Costiera

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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