EunavforMed è un successo. Ha salvato 10 mila vite

A sette mesi e mezzo dall’avvio dell’Operazione Sophia/Eunavfor Med l’ammiraglio Enrico  Credendino, alla testa dell’operazione, ha fatto il punto  con alcuni giornalisti a bordo della portaerei Cavour sottolineando come la flotta europea che dal 27 luglio 2015 opera nelle acque internazionali davanti alla Libia “ha salvato oltre diecimila vite, distrutto 84 barconi, arrestato 53 trafficanti e  soprattutto fa deterrenza” nella rotta sud delle migrazioni dove “ha tolto spazio di manovra a trafficanti e scafisti”.

Un bilancio forse un po’ ottimistico per una missione nata per contrastare i trafficanti di esseri umani e che invece si è ridotta a impiegare fregate lanciamissili e persino una portaerei (la Cavour utilizzata come nave comando) per fare quello che già faceva l’operazione Mare Nostrum che era però dichiaratamente una missione di soccorso umanitario.

EPA-634x434O quello che fa l’Operazione Mare Sicuro, varata dall’Italia per proteggere gli interessi nazionali dalle molteplici minacce provenienti da una Libia sempre più nel caos e in balìa di forze islamiste ma che in realtà si limita (come Sophia/Eunavfor Med) a raccogliere immigrati clandestini dell’Africa Occidentale, quasi tutti uomini adulti,  che peraltro non hanno alcun diritto all’asilo come ricordarono già l’anno scorso i vertici dell’agenzia europea Frontex (ma dove sono i siriani in fuga dalla guerra?)  e sbarcarli in Italia dopo aver affondato i gommoni e arrestato qualche scafista.

Mercoledì  il pattugliatore Sirio, il pattugliatore d’altura Aviere e la fregata Grecale ne hanno raccolti in mare oltre 800 poi sbarcati in Sicilia.
Lo stesso giorno  altri 615 sono stati recuperati dalla nave tedesca Frankfurt-am-Main, che fa parte della flotta dell’Operazione Sophia/Enavfor Med e che li sbarcherà comunque in Italia dove solo in 24 ore ne sono arrivati oltre 1.500.

imagesCAJH5P81Come Analisi Difesa sostiene ormai da anni, queste operazioni sono in realtà di supporto alla criminalità organizzata e perciò destinate a non terminare mai poiché  garantiscono a chiunque abbia denaro per pagare trafficanti collusi con il terrorismo islamico (da al-Qaeda allo Stato Islamico) di venire accolti e mantenuti a spese dei contribuenti italiani ed europei.

L’ammiraglio Credendino sostiene che Sophia/Eunavfor Med abbia tolto spazio di manovra a trafficanti e scafisti ma i flussi dalla Libia sono in aumento in questi giorni, segno che di spazio di manovra i trafficanti ne hanno quanto basta.
L’ammiraglio ha aggiunto che molti migranti continuano a morire soprattutto nelle acque territoriali libiche, in quelle 12 miglia che sono ancora fuori dal raggio di azione della missione europea.

15884786-a83f-4743-993a-a4ffe6531fe2image01Medium2Una valutazione che lascia intendere che, anche qualora la missione europea fosse autorizzata a penetrare nelle acque libiche, gli immigrati clandestini continuerebbero a venire raccolti a ridosso delle spiagge  da cui sono salpati e trasferiti in Italia.

Ma allora tanto varrebbe varare l’Operazione Esodo per svuotare l’Africa dai suoi abitanti utilizzando traghetti invece delle navi militari erisparmiando così un sacco di soldi.

L’ammiraglio sostiene che per salvare più vite e combattere più efficacemente il business dei trafficanti sarebbe necessario che Sophia/Eunavfor Med “fosse invitata da un governo di unità nazionale e ci fosse una risoluzione dell’Onu” per passare prima alla Fase 2B, che permetterebbe di operare nelle acque territoriali libiche. Poi alla Fase 3, ma solo per combattere i trafficanti “assieme alle forze libiche sulla costa”.

mogherini_e_credendino_250Ipotesi affascinante ma poco credibile considerato che il governo di unità nazionale di fatto non esiste non controlla un solo metro quadro di territorio e che gli affari dei trafficanti finanziano anche il governo islamista di Tripoli e molte autorità tribali come dimostra il fatto che finora nessuna delle milizie che hanno sprofondato la Libia nel caos  ha mai contrastato le bande di trafficanti.

Secondo quanto riferito dall’ammiraglio  Credendino la presenza dell’Operazione Sophia ha indotto i trafficanti a muoversi meno in mare aperto e a impiegare soprattutto gommoni (invece dei più costosi barconi) acquistati in Cina.
Meglio però ricordare che la gran parte degli oltre mille scafisti arrestati dal 2013 e affidati alla giustizia italiana sono “pesci piccoli” che in galera ci sono rimasti poco o non ci sono neppure andati.

Quanto ai gommoni “made in China” alcune fonti riferiscono che raggiungono la Libia dalla Turchia, che non a caso sta ricattando con successo l’Europa con i flussi migratori verso i Balcani.

eunavfor-med-logoAnkara sembra quindi collusa anche nei traffici dalle coste libiche e del resto è l’unico sponsor, insieme al Qatar, del governo islamista di Tripoli guidato dai Fratelli Musulmani che dovrebbe controllare le coste della Tripolitania e fermare i trafficanti.

Credendino sottolinea come l’obiettivo di Sophia/Eunavfor Med sia la “distruzione del business model di trafficanti e contrabbandieri” (chissà poi cosa vorrà dire ?) ma aggiunge che la priorità morale è quella di salvare le vite umane, rispettando strettamente il “principio di non respingimento”. Tutte le persone salvate, compresi gli scafisti che vengono consegnati alla giustizia, vengono portati in Italia. “Mai in Libia o in paesi terzi”.

Non è certo colpa dei militari se questi sono gli ordini Bruxelles, basati su direttive messe a punto da Federica Mogherini, ma è evidente che è proprio l’assenza di respingimenti, per giunta più volte annunciata, a incoraggiare i flussi migratori illegali e a ingrassare i fuorilegge legati ai jihadisti. Il premier britannico David Cameron, il cui governo è l’unico dell’Europa Occidentale ad aver avuto sempre una visione pragmatica del problema, ha annunciato ieri di voler impiegare unità della Royal Navy nelle acque libiche per respingere i clandestini sulle coste.

Inoltre con i respingimenti dei clandestini (escludendo dal provvedimento solo eventuali malati, feriti o bisognosi di assistenza) Sophia/Eunavfor Med avrebbe salvato un  numero di vite molto maggiore dei 10 mila annunciati perché avrebbe scoraggiato i flussi migratori illegali evitando che altre persone vadano per mare su gusci inaffidabili.

eunavfor_med_operation_sophia_triglav_rescue1Del resto nessuno pagherebbe i trafficanti sapendo che si ritroverà in Africa.

E’ vero che le dimensioni dei flussi sono cambiati e nel 2015 ben l’82 per cento degli immigrati illegali sono giunti in Europa lungo la rotta balcanica dalla Turchia, ma nei primi due mesi dell’anno sono sbarcati in Italia 9.307 immigrati clandestini in leggero aumento rispetto ai 9.117 dello stesso periodo dell’anno scorso come ha rilevato il Ministero degli interni.

Inoltre le domande di asilo presentate dal primo gennaio al 4 marzo di quest’anno sono state 16.080 e con questo ritmo si supererebbero largamente le oltre 80 mila  presentate l’anno scorso, che già erano state il 30% in più di quelle del 2014.
Nel 2014 sbarcarono nella Penisola 170 mila immigrati clandestini, 155 mila l’anno scorso; con i “successi” delle missioni Eunavfor Med, Mare Sicuro e Triton quest’anno gli sbarchi in Italia potrebbero battere ogni record. In un rapporto presentato a Bruxelles Federica Mogherini ne prevede oltre 400 mila.

Foto: EunavforMed, Marina Militare,

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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