APT: LA FRIULI SI ADDESTRA GUARDANDO A IRAQ E AFGHANISTAN

Il report dell’intelligence non lasciava spazio a dubbi: in quel compound erano presenti non meno di 8 miliziani secessionisti della Botnia e probabilmente anche un loro leader. Un bersaglio sfuggente per colpire il quale non si poteva perdere tempo.

Il comando attiva il Task Group Tuono con 2 elicotteri A-129D (l’ultima versione del Mangusta schierata attualmente in Afghanistan e Iraq) e una coppia di NH-90 con a bordo due squadre di fanti aeromobili del 66° reggimento Trieste.

L’attacco vene pianificato in tempi rapidissimi valutando le necessità anche in termini di munizionamento: due missili Spike e 600 colpi da 20 millimetri per i Mangusta e 8 mila colpi calibro 7,62 per le gatling a canne rotanti degli NH-90 con la stima di impiegarne un terzo.

I piani vengono aggiornati in tempo reale grazie alle immagini fornite da un drone Raven e all’impiego del sistema C4I Safe Strike prodotto dalla fiorentina Rebel Alliance che riporta sulla mappa elettronica la posizione aggiornata di tutte le pedine presenti sul campo.

Gli osservatori del 185° Reggimento acquisizione obiettivi tengono sotto controllo l’obiettivo e i Mangusta saturano di raffiche di cannoncini da 20 millimetri il compound dei ribelli pronti, se necessario, a lanciare anche i missili Spike.

Il loro fuoco offre copertura all’elisbarco dei fanti aeromobili dagli NH-90 e cessa appena le squadre si avvicinano all’obiettivo che viene “ripulito” in breve tempo dagli ultimi insorti ancora in grado di opporre resistenza.

L’operazione si è conclusa in pochi minuti di “attività cinetica” ma quando il Task Group aeromobile si appresta a rientrare un Mangusta è costretto ad un brusco atterraggio d’emergenza per un’avaria, non è chiaro se determinata da un guasto tecnico o dal fuoco nemico durante la breve ma intensa scaramuccia.

Le squadre di fanti assumono immediatamente posizione di copertura intorno al velivolo mentre il comando della Brigata Aeromobile Friuli attiva il Task Group Artiglio pronto per operazioni di Personnell Recovery, il recupero di militari o civili in prima linea o in ambiente ostile.

Anche Artiglio dispone di Mangusta e NH-90. I primi mantengono sotto controllo l’area circostante il “crash” segnalata dall’equipaggio direttamente sul sistema Safe Strike consentendo così ai soccorritori di localizzare i immediatamente relitto ed equipaggio.

I secondi sbarcano una squadra di soccorso ditata di strumenti in gradi di squarciare le lamiere e recuperare dal relitto feriti o caduti e una squadra di fanti che costituisce un perimetro di sicurezza affiancando gli uomini che hanno condotto l’azione contro il compound.

I due militari sul Mangusta stanno bene, vengono identificati ed evacuati rapidamente insieme ai soccorritori, il relitto dell’elicottero viene distrutto con una carica esplosiva e in pochi minuti l’intero dispositivo lascia il campo di battaglia di Foce Reno (Ravenna) e rientra alla base di Rimini, sede del 7° Reggimento AVES Vega della Brigata Aeromobile Friuli.

L’esercitazione Airmobile Permanent Training (APT) III consente di simulare fin dalla pianificazione la tipologia di missioni che militari e velivoli della Friuli sono chiamati a effettuare nei teatri operativi afghano e iracheno.

A Herat sono schierati 4 Mangusta e 4 NH-90 con un plotone del 66° reggimento come Forza di reazione rapida (QRF) con compiti paragonabili a quelli assegnati in esercitazione al TG Tuono.

Il contingente aeromobile dispiegato a Erbil ha la stessa consistenza in uomini e velivoli ma i compiti assegnati riguardano però il Personnell Recovery, l’evacuazione di feriti, civili o equipaggi abbattuti in un’area che va dai settori di Kirkuk a quello di Mosul fino al confine siriano: compiti simulati dal TG Artiglio.

Del resto assetti simili verrebbe quasi certamente richiesti anche in Libia, qualora venissero dispiegate forze italiane e alleate nella nostra ex colonia.

L’APT ha visto anche l’impiego del TG Rombo che opera con un CH-47 del 1° reggimento AVES Antares con a bordo due o più squadre del 66° con compiti di QRF e di alcuni elementi del REOS, il Reggimento elicotteri Operazioni Speciali.

Un impegno costante per la brigata aeromobile Friuli guidata dal generale Paolo Riccò (paracadutista decorato per le azioni del 2 luglio 1993 al check-point Pasta, e poi pilota che vanta una vasta esperienza nei teatri operativi contro-insurrezionali, dalla Somalia all’Afghanistan), chiamata ancora una volta a dimostrare la rilevanza operativa internazionale dei suoi assetti e  specialità.

L’esercitazione sviluppatasi tra il 20 e il 24 giugno ha consentito di validare le aliquote di militari che verranno schierate a Herat ed Erbil questa estate e anche per questa ragione il generale Riccò ha imposto il massimo realismo alla simulazione sottolineando la capacità di assumere rapidamente decisioni, pianificare e attuare gli interventi.

Del resto se l’elicottero è il mezzo che meglio si identifica con la versatilità, tutte le operazioni sono legate ai limiti di tempo e spazio determinate all’autonomia dei velivoli.

Per questo l’esercitazione APT prevede una vasta gamma di variabili come l’attuazione di Forward Arming and Refuelling Point- FARP  (guarda il video)per rifornire di munizioni e carburante gli elicotteri in aree campali utilizzando una vescica di carburante imbarcata su un CH-47, o il recupero delle due squadre del 66° su un unico NH-90 ripiegando i sedili e scaricando una parte del carburante per alleggerirlo.

Le attività addestrative hanno visto la simulazione anche di missioni CAS (Close Air Support) a truppe a terra, evacuazione di feriti (Medevac e Casevac) e SEAD (Suppression Enemy Air Defence) con l’impiego dei Mangusta contro una base radar sul poligono di Foce Reno utilizzando i missili Spike (che hanno una gittata di 8 chilometri) “in bianco” poiché il poligono situato ai confini con le Valli di Comacchio è troppo limitato per l’impiego di armi a così lungo raggio.

Moltissime le attivazioni (injection) immesse come un rullo compressore nelle varie fasi addestrative per testare la celerità di risposta in termini di pianificazione e disponibilità operativa e logistica di truppe ed elicotteri.

L’APT è un‘esercitazione continuativa e rappresenta una nuova metodologia addestrativa adottata dalla Friuli già l’anno scorso quando vennero validati i contingenti aeromobili e aeromeccanizzati (con i Mangusta da attacco) da dispiegare per la prima volta in Kurdistan e destinati a rinnovare la presenza di capacità di attacco e aeromobili in Afghanistan.

L’obiettivo delle APT e esercitare unità di vario livello (i pacchetti capacitivi) composti da elicotteri da esplorazione e scorta, elicotteri multiruolo, elementi di fanteria aeromobile e assetti cosiddetti abilitanti (Trasmissioni, Genio ecc.).

Tali pacchetti possono essere impiegati in operazioni di vario genere, in quanto costantemente addestrati ad operare in diversi scenari.

Nel particolare, l’approccio APT persegue più elevati livelli di realismo e di intensità addestrativa, anche attraverso la sistematica decontestualizzazione delle unità esercitate dalla ordinaria realtà di guarnigione e coinvolgendo anche gli elementi di comando e di supporto logistico.

L’APT, infatti, prevede la costituzione di unità complete formate non solo da elementi ad ala rotante e fanteria aeromobile, ma anche da assetti che normalmente operano con compiti logistici, di gestione del personale, di assistenza legale, di pianificazione, solo per citarne alcuni.

Le modalità dell’APT

L’APT persegue il raggiungimento di un livello di addestramento ed amalgama tali da consentire l’impiego dei citati pacchetti di capacità, senza ulteriori attività di integrazione e approntamento (“plug and play”), per esempio in supporto di altre unità dispiegate in Teatro Operativo ed anche di Paesi amici ed Alleati.

Nell’ambito di questo nuovo tipo di metodologia addestrativa, grande impulso viene dato alla comprensione condivisa e alla standardizzazione delle procedure tecnico-tattiche (TTP), allo scopo di poter agevolmente impiegare i pacchetti capacitivi secondo principi di flessibilità e agevolando la capacità di operare congiuntamente a diverse componenti, siano esse nazionali o di Paesi amici ed Alleati.

Si evidenzia, al riguardo, come le unità aeromobili siano una risorsa ad alta richiesta e scarsa disponibilità (high demand, low density), significando che, per esempio, nell’ambito dell’Alleanza Atlantica dispongono di siffatte capacità effettivamente integrate solo gli Stati Uniti e l’Italia.

L’approccio APT è necessariamente multidisciplinare e omnicomprensivo e per la prima volta include, in maniera sistematica, anche gli aspetti afferenti al sostegno logistico che per le unità aeromobili assume tratti decisamente peculiari.

Esso, infatti, deve essere funzionale a soddisfare simultaneamente:
– esigenze particolare dalla componente ad ala rotante e di fanteria aeromobile (che differiscono significativamente da quelle delle “normali” unità terrestri);
– parametri particolari ed estremamente variabili che condizionano le operazioni (in primis, il tipo di missione e l’ambiente operativo ove questa viene condotta);
–  fattori ambientali/naturali fortemente condizionanti l’impiego degli elicotteri (quali ad esempio, fattori meteorologici e geografici);
–  elevati consumi, sia in termini di carbolubrificanti che di munizionamento e conseguente difficoltà di garantire l’alimentazione delle forze azione durante.

Ne discende che, sia la componente aerea che la componente terrestre richiedono, per essere impiegate in maniera ottimale, un sostegno logistico aderente, flessibile e dedicato.

Vanno, inoltre, tenute in considerazione non solo le caratteristiche intrinseche degli assetti aeromobili (quali la versatilità, la mobilità, la flessibilità, la velocità di esecuzione e la sorpresa) ma, per contro, anche le limitazioni proprie di tali assetti.

In particolare, alcune di queste limitazioni che condizionano l’impiego di tali unità (come altitudine e temperatura, carico utile, distanza, impatto delle condizioni meteo e di visibilità e la sicurezza in zona di operazioni), devono essere attentamente ponderate in sede di pianificazione per i loro importanti risvolti sull’attività operativa.

Al fine di garantire un supporto logistico aderente ed efficace, anche in relazione alle succitate tipicità, risulta necessario predisporre uno strumento logistico in grado di:

–     proiettare in profondità le risorse indispensabili a garantire la massima aderenza in alcune fasi della missione, generalmente in riferimento ad attività legate al rifornimento (es. carburante e munizioni);
–     svolgere tutte le altre attività logistiche in aree arretrate scelte in funzione della sicurezza e della protezione delle unità logistiche e delle unità aeromobili a favore delle quali operano (attività manutentive di aderenza e di sostegno).

Scopo: Addestrare tre Task Group aeromobili nell’ambito di una esercitazione continuativa nella quale impiegare assetti aeromobili/aeromeccanizzati su base 66° Reggimento Fanteria Aeromobile “Trieste”, 5° Reggimento Aves “Rigel”, 7° Reggimento Aves “Vega”, 3° REOS e 1° ANTARES nella condotta di Personnel Recovery, Quick Reaction Force Aeromobile (QRF) e MEDEVAC.

Il fine dell’APT è:
– Pianificare, organizzare e condurre attività addestrative mirate a:
– acquisire e mantenere le capacità operative tipiche degli assetti aeromobili di livello Task Group;
– condurre esercitazioni per l’addestramento di key elements (Comandanti di
Task Group, di Squadrone, di Plotone e di Squadra);
– testare, attraverso injections, i Task Group aeromobili nella condotta di attività con sequenza continuativa.

All’esercitazione, con fase “play”, che si svolge dal 20 giugno al 24 giugno, partecipano le seguenti Unità:
– 66° Reggimento fanteria aeromobile “Trieste” con sede in Forlì;
– 5° Reggimento AVES “Rigel” con sede in Casarsa della Delizia;
– 7° Reggimento AVES “Vega” con sede in Rimini;
– 2/121° Reggimento Artiglieria Contraerea con sede in Rimini;
– 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi con sede in Livorno;
– 186° Reggimento Paracadutisti Folgore con 2 plotoni e una sezione aviolanciati
– 6° Reggimento Supporto Logistico Generale con sede in Budrio;
– 7° Reggimento Trasmissioni “Sacile” con sede in Sacile;
– Brigata RISTA – EW con sede in Anzio;
– Media Combat Team della Brigata Alpina Julia.

L’esercitazione coinvolge quasi 500 tra Ufficiali, Sottufficiali e Graduati di truppa partecipanti con 18 Elicotteri (8 AW-129, 6 UH 90, 2 UH-205, 1 UH-412, 1 CH-47);
– Sistemi Raven, Safe Strike, Rover, Stinger, Skyguard Aspide.

L’esercitazione interessa l’area addestrativa del 7° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Vega” all’aeroporto di Rimini, alcuni siti al Lido delle Nazioni e all’aeroporto dell’Aeronautica di Cervia, gli aerocampi di lUgo e Ravenna e il poligono di Foce Reno.
Le attività dell’APT sono condotte secondo uno scenario di riferimento, denominato Skolkan, che rappresenta situazioni tipiche delle Crisis Response Operations attagliate alle specifiche esigenze addestrative delle unità e dei comandi, in termini non solo di  esecuzione  di  specifiche attività operative, ma anche di esercizio delle importanti funzioni di comando e controllo, di pianificazione e di supporto logistico.

Configurazioni d’impiego degli elicotteri della Friuli

Gli elicotteri della Brigata Aeromobile “Friuli” possono essere impiegati in diverse configurazioni, definite, di volta in volta, dall’attenta valutazione dello Scenario operativo d’impiego in termini di compiti assegnati, tipologia della minaccia, tempo e peso disponibile, morfologia del terreno e caratteristiche climatiche, entità delle forze impiegate e presenza o meno di personale e abitazioni civili.

In particolare, adattandosi alle possibili evoluzioni dello Scenario operativo attuale, sarà possibile impiegare team omogenei costituti da minimo due elicotteri da esplorazione e scorta AW-129D “Mangusta” (AWT- Attack Weapons Team), oppure minimo due elicotteri da trasporto tattico NH-90 e infine, un team non omogeneo Reconnaissance Surveillance Team (RST), costituito da un AW-129D e un NH90.

Tali configurazioni, mutuando una definizione dello US Army Aviation, vengono definite, comunemente, da un codice colore associato al livello di minaccia aerea e terrestre presente nel Teatro d’impiego: il red team (1 AWT) verrà impiegato in uno scenario “ostile”, il purple team (1 RST) per le operazioni di supporto e sostegno logistico in uno scenario in cui la minaccia non è tale da richiedere l’impiego dell’AWT, e il blue team (2 NH-90) in uno scenario non ostile.

Il purple team, in particolare, è la configurazione in cui è maggiormente espressa la flessibilità d’impiego degli aeromobili della Brigata “Friuli”; la peculiarità sta, infatti, nella possibilità di poter disporre di un assetto con la capacità di deterrenza propria dell’AW-129D e, della polivalenza dell’ NH-90 in maniera integrata, attraverso la standardizzazione e omogeneizzazione delle diverse tecniche d’impiego, obiettivo primario del nuovo iter addestrativo APT (Airmobile Permanent Training).

Foto di Mauro Montaquila – Brigata Aeromobile Friuli

Foto generale Riccò di Andrea Luca Andreozzi – Brigata Aeromobile Friuli

@GianandreaGaia

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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