Kim, i missili e i militari ridotti alla fame

da Il Mattino del 30 novembre 2017

Il lancio del missile balistico intercontinentale Hwasong-15 conferma il successo del programma balistico nordcoreano strettamente abbinato a quello nucleare, che ha raggiunto l’obiettivo di costituire una deterrenza strategica credibile con armi di distruzione di massa in grado di raggiungere (secondo molti esperti) tutto il territorio statunitense e quindi gran parte del globo.

Certo la reale potenza militare in questo settore sarà raggiunta quando e se saranno immessi in servizio un numero considerevole di questi missili intercontinentali dotati di testate nucleare ma già oggi Pyongyang è di fatto inattaccabile dai suoi avversari a causa della minaccia atomica e balistica che può esprimere.

Un arsenale di armi di distruzione di massa che costituisce anche la garanzia rispetto alle pessime condizioni dell’apparato militare convenzionale nordcoreano, come sembra testimoniare anche quanto emerso in seguito alla vicenda del disertore nordcoreano rimasto ferito due settimane or sono dai kalashnikov dei suoi commilitoni mentre cercava di attraversare il 38° Parallelo, la Zona Demilitarizzata che costituisce il confine più pesantemente presidiato del mondo.

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La sua fuga ha creato un pericoloso incidente tra le due Coree, sia perchè c’è stata anche una violazione dell’armistizio che risale alla fine della guerra del 1950-53, sia perché Pyongyang accusa Seul di aver favorito la fuga del militare recuperandolo e poi curandolo.

Fonti sudcoreane rivelano che il fuggiasco sta meglio e pare sia già stato interrogato dai servizi segreti di Seul.

Le condizioni generali di salute del militare indicano informazioni potenzialmente utili anche a valutare le reali capacità del poderoso (sulla carta) esercito di Kim.

Nello stomaco e nell’intestino sono stati trovati molti parassiti, tra i quali un verme di 27 centimetri: indicatori inequivocabili delle pessime conduzioni ambientali e alimentari in cui versava il soldato e, molto probabilmente, il suo reparto. Indicatori che potrebbe rappresentare lo standard dell’intero esercito nordcoreano, escluse forse le forze speciali (che in Corea del Nord schierano ben 200 mila militari su un milione di militari) che godono generalmente di un miglior trattamento.

This picture taken on March 6, 2013 by North Korea's official Korean Central News Agency shows soldiers of the Korean People's Army (KPA) in military training at an undisclosed place in North Korea. AFP PHOTO / KCNA via KNS ---EDITORS NOTE--- RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / KCNA VIA KNS" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS (Photo credit should read KNS/AFP/Getty Images)

La parassitosi non sorprende in una popolazione che negli ultimi anni ha dovuto affrontare spaventose carestie a causa di una rigida dittatura e di un sistema economico arcaico quanto autarchico anche nel settore agricolo.

Lee Min-bok, esperto di agricoltura, ha riferito all’agenzia Reuters che in Corea del Nord si fa utilizzo di feci umane come concime. “I fertilizzanti chimici sono stati forniti fino agli anni ’70 ma negli anni ’90 lo Stato non poteva più provvedere, quindi gli agricoltori hanno cominciato ad utilizzare escrementi” che, se non vengono trattati, possono diventare veicolo di parassiti se i prodotti agricoli non vengono cotti.

La parassitosi indebolisce il corpo fino a debilitarlo completamente in assenza di cure. Il professor Andrei Lankov, dell’università Kookmin di Seul sostiene che “la Nordcorea non ha le risorse per un sistema sanitario moderno. I suoi medici hanno una formazione inadeguata e lavorano con strumenti primitivi”.

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Il 21 marzo scorso un rapporto dell’Onu ha rivelato che il 70% dei nordcoreani ha bisogno di assistenza alimentare per sopravvivere e che due su cinque persone in Corea del Nord sono denutrite ma militari, poliziotti e funzionari membri del partito hanno la priorità nella distribuzione del cibo in un Pese che secondo le stime spende circa in quarto del suo Pil per l’apparato militare e di sicurezza.

Le condizioni del disertore lasciano intendere un’allarmante quadro degli standard salutari e igienici anche all’interno delle forze armate e del resto gli esami clinici effettuati negli ultimi anni sui disertori riusciti a fuggire dalla Repubblica Popolare Democratica hanno evidenziato un alto tasso di parassitosi, tubercolosi ed epatiti B e C.

Altre testimonianze hanno evidenziato una disciplina rigidissima, in cui gli ufficiali sono veri “padroni” dei loro sottoposti, con ampia diffusione di punizioni corporali e abusi sessuali, soprattutto ai danni del personale femminile.

Al di là della minaccia missilistica, nucleare e chimica, vera e propria spada di Damocle per Corea del Sud e Giappone, le capacità convenzionali delle forze di Pyongyang potrebbero risultare decisamente compromesse dalle pessime condizioni di salute dei militari con inevitabili conseguenze nel rendimento e nel morale.

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A dispetto di organici giganteschi che annoverano 4000 carri armati, 13 mila cannoni, mortai e lanciarazzi pesanti, 500 imbarcazioni e 700 aerei da combattimento le forze di Pyongyang rischiano di costituire una “tigre di carta”. I mezzi sono tutti vetusti e secondo molti analisi in gran parte privi di manutenzioni, pezzi di ricambio e carburante. Lo sviluppo di armi di distruzione di massa è legato almeno in parte all’incapacità di mantenere efficiente un così ampio apparato convenzionale a causa delle precarie condizioni economiche di Pyongyang.

La storia insegna che l’efficienza di una forza armata dipende innanzitutto dall’addestramento e dalle condizioni di vita del personale, di cui vettovagliamento e assistenza sanitaria costituiscono un aspetto preponderante.

Qualcosa di simile è emerso anche in Europa, dopo la caduta della Cortina di Ferro, quando le forze del Patto di Varsavia, dipinte come formidabili dalla propaganda Usa e Nato, si rivelarono afflitte da seri problemi logistici e di disciplina oltre che da carenze nella sussistenza alle truppe pur senza criticità esasperate come quelle nordcoreane.

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In un’ipotetica offensiva tesa a invadere la Corea del Sud quanti militari di Kim combatterebbero con accanimento, quanti non avrebbero le forze per sostenere il campo di battaglia e quanti ne approfitterebbero per arrendersi anche solo per ottenere un pasto decente e qualche antibiotico?

Valutazioni e interrogativi che rendono la crisi coreana ancora più allarmante poichè se è vero che Kim non può contare sulle sue forze convenzionali sarà costretto a fare affidamento esclusivamente sugli arsenali balistici, chimici e nucleari per salvaguardare il suo regime da potenziali attacchi esterni. Riducendo così pericolosamente i margini di gestione e contenimento di un’escalation della tensione.

@GianandreaGaian

Foto KCNA e KNS/AP

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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