Noble Partner: la Nato in Georgia a 10 anni dalla guerra con i russi

Il primo agosto scorso, a pochi giorni dalle celebrazioni per il decennale dello scoppio della guerra fra Georgia e Russia, ha preso il via il “Noble partner” 2018, l’esercitazione multinazionale che, dal 2015, viene organizzato con cadenza annuale da Tbilisi al fine di rinsaldare ulteriormente i propri rapporti con la NATO e con alcuni paesi a questa strettamente legati.

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L’edizione di quest’anno, che terminerà il 15 agosto prossimo, vede la partecipazione di 1.300 militari georgiani, 1.170 statunitensi, oltre a 500 uomini e donne provenienti da Armenia, Azerbaigian, Gran Bretagna, Germania, Estonia, Francia, Lituania, Polonia, Norvegia, Turchia e Ucraina.

Nelle due settimane a loro disposizione, i soldati si cimenteranno innanzitutto nell’approfondimento del concetto di RSOM, ossia, come dice il nostro Ministero della Difesa, “quel complesso d’attività̀ che permette il trasferimento delle forze dai punti di sbarco alle destinazioni finali pronte ad assolvere la propria missione”.

Non a caso, secondo l’agenzia di stampa ucraina UNIAN buona parte del materiale impiegato nella Noble Partner è stato trasportato attraverso il Mar Nero dal porto di Costanza (Romania) a quello di Poti, da cui prenderà il via la lunga marcia che terminerà nella zona di Vaziani (est della Georgia).

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Arrivati a destinazione, i presenti parteciperanno alle ultime due fasi dell’addestramento, ossia la simulazione di un attacco al suolo con elicotteri e un assalto aereo (non a caso vi è una nutrita componente paracadutista statunitense).

Sebbene al momento si sappia quasi nulla sul dispiegamento effettivo della maggior parte dei paesi coinvolti, non mancano invece le informazioni sulla composizione del contingente statunitense. Come si può leggere sul sito dell’US ARMY Europe, infatti, sono stati inviati in Georgia:

  • 26 M1126 Stryker, veicolo ruotato trasporto truppe presente anche nella versione M 1128 dotata di un cannone da 105mm come si evince dai video ufficiali rilasciati dal Ministero della Difesa georgiano
  • 12 cingolati corazzato da combattimento M-2 Bradley
  • 5 carri da combattimento M-1°2 Abrams
  • 9 elicotteri fra multiruolo Black Hawk e Apache da combattimento.

Sempre analizzando il materiale informativo prodotto dalle forze armate georgiane, è possibile constatare come gli USA abbiano schierato in Georgia anche obici ’artiglieria da 155mm M-777.

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Per quanto riguarda gli altri contingenti sembra confermata la presenza di forze speciali francesi e di Panzergrenadier tedeschi probabilmente con veicoli da combattimento cingolati Marder. Un altro particolare degno di nota è che, da quanto è stato possibile vedere, nell’esercitazione i militari ucraini e georgiani utilizzano i fucili americani M4.

E’ insolito che un evento della portata del Noble Partner sia passato così in sordina. Per quanto le esercitazioni NATO siano una costante, non è altrettanto comune che esse si tengano proprio al confine con la Russia durante una ricorrenza importante come quella del decennale dalla Guerra del 2008. Ciononostante, solo poche notizie sono comparse sull’argomento e addirittura i siti ufficiali di alcuni eserciti di prim’ordine come quello tedesco e britannico non contengono neanche un cenno all’esercitazione.

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Il secondo aspetto, ben più importante, è quello relativo alle ripetute dichiarazioni dei leader di Georgia e NATO secondo cui il paese sarebbe pronto ad entrare nell’Alleanza Atlantica. Senza nulla togliere alla delicata storia recente dell’ex repubblica sovietica, una decisione del genere rappresenterebbe un incredibile mutamento nei delicati equilibri del Caucaso, la regione che storicamente crea più grattacapi alla Russia, tanto da essere spesso chiamata il suo “ventre molle”.

Per tale motivo, la riproposizione del tema “dell’allargamento verso est” può rappresentare un concreto tema di scontro tra l’area euro-atlantica e Mosca, soprattutto visto che quest’ultima è ancora impegnata a creare un cordone sanitario nell’Ucraina dell’est.

Non a caso, come riporta l’agenzia TASS, Maria Zakharova (portavoce del Ministero degli Esteri) ha espresso il dissenso del suo dicastero per l’organizzazione della Noble Partner, vista come una provocazione più che “un’esercitazione utile ad incrementare la sicurezza nel Mar Nero”, che è invece la valutazione ufficiale che ne fa il governo georgiano.

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Come spesso accade, comunque, entrambe le parti sembrano avere ragione. Dalla prospettiva russa, infatti, la presenza della NATO (leggasi degli USA e del Regno Unito) nell’area renderebbe ancor più vulnerabile il paese, già circondato da stati o basi ostili. L’ingresso della Georgia nell’Alleanza trasformerebbe definitivamente il Mar Nero in un lago chiuso alla Russia (riportando così il Cremlino alla posizione di debolezza che aveva prima dell’ascesa di Caterina la Grande) e costringerebbe Putin a incrementare gli investimenti per garantire la difesa del proprio fianco sud ed evitare che vi siano ulteriori tentativi di destabilizzare l’Armenia, l’ultimo vero alleato rimasto a Mosca in tutta l’area.

Per fare un paragone di facile comprensione, infatti, è possibile dire che l’allargamento della NATO verso Ucraina e Georgia ha lo stesso significato che avrebbe per Washington l’ingresso di Messico o Canada nella CSTO, l’ Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, alleanza difensiva creata il 15 maggio 1992 da Russia e 5  nazioni appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti.

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D’altra parte, per la Georgia la vicinanza americana e atlantica significherebbe poter garantire la propria integrità territoriale e avere qualche speranza in più di recuperare il controllo sull’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, de-facto indipendenti.

Oltre a ciò, la vicinanza di Washington e Bruxelles potrebbe rappresentare un’ulteriore difesa contro le ingerenze russe nel paese, ma contemporaneamente costringerebbe Tbilisi a diventare il bastione dell’anti-russismo nella regione, con tutte le conseguenze del caso.

In conclusione, quanto sta accadendo nel Caucaso dovrebbe interessare soprattutto quei paesi come l’Italia che cercano di stabilizzare i rapporti fra Alleanza Atlantica e Mosca, in quanto un’accelerazione imprudente come quella auspicata da Rasmussen rischia di far riprecipitare l’Europa nella stessa situazione verificatasi dopo i fatti ucraini del 2014.

Foto: Ministero Difesa della Georgia, Us Army in Europe e Bundeswehr

 

 

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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