L’Indonesia rinuncia ai Sukhoi Su-35

 

 

Il Congresso degli Stati Uniti ha annunciato in un recente rapporto la rottura definitiva del contratto indonesiano per la fornitura di 11 caccia russi Sukhoi Su-35 (Codice NATO “Flanker-E”).

Come ampiamente trattato da Analisi Difesa, la commessa in origine valutata nel 2012 fu approfondita poi tre anni dopo, nel marzo del 2015, quando i vertici della locale Forza Aerea (TNI-AU) decisero di sostituire gli obsoleti caccia americani F-5 Tiger che avevano già servito per più di 40 anni esaurendo significativamente la loro vita di volo e si trascinava poi con i numerosi colloqui tra Giacarta e Mosca avvenuti negli anni successivi fino alla firma del contratto del valore di 1,14 miliardi di dollari siglato nel febbraio 2018.

Com’è noto Mosca e Giacarta si accordarono anche sulle modalità di pagamento degli 11 Su-35: il 50% dell’importo sarebbe stato infatti compensato attraverso la fornitura alla Russia di prodotti di fattura locale, beni prevalentemente agricoli tra cui olio di palma, ma anche derivati della gomma, calzature, carta, resine, materie plastiche e prodotti dell’industria della difesa.

L’Indonesia schiera già da diversi anni cacciabombardieri Sukhoi Su-27SKM/SKM2 e Su-30MK/MK2 (nella foto sotto).

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La consegna al cliente dei velivoli doveva invece essere completata entro due anni dalla data di sottoscrizione del contratto in due distinte fasi: 8 Su-35 nel primo anno e tre nel secondo anno.

Infine gli ultimi atti di questa lunga storia: agli inizi dello scorso anno l’agenzia TASS informava che le autorità indonesiane avevano abbandonato ogni proposito di acquisire i Su-35 a causa delle pressioni statunitensi, con la minaccia di sanzionare Giakarta utilizzando il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA), provvedimento che colpisce con sanzioni quei paesi che acquistano equipaggiamenti dall’industria della Difesa russa.

Nel luglio successivo Rosoboronexport proponeva un’occidentalizzazione dei velivoli ma evidentemente senza esito poiché già nello scorso aprile,  il ministero della Difesa indonesiano stilava un piano di acquisto di armamenti per le esigenze della TNI-AU, rivelando così la possibilità di acquistare una serie di piattaforme di “generazione 4++” tra cui il Dassault Rafale, l’Eurofighter Typhoon e l’F-15 di fabbricazione statunitense, il tutto come parte di un piano strategico per aumentare la capacità di difesa aerea dell’Indonesia.

Al momento dunque  la Cina resta l’unico cliente estero a possedere i Su-35 anche se potrebbero essere già stati consegnati i primi esemplari all’Egitto.

Benchè non sia stato ancora visto un solo Su-35 con le coccarde egiziane; diversi esemplari sono stati immortalati presso l’aerodromo del Flight Research Institute (LII – Letno-Issledovatel’skiy Institut Imeni) “M.M. Gromov” con una livrea a due toni di grigio, identica a quella adottata da una parte dei 46 MiG-29M/M2 acquistati dall’Egitto.

 

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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