USA e NATO hanno illuso l’Ucraina?

 

 

Le richieste di aiuto militare “concreto” (ovvero non solo armi che potremmo tristemente definire “give and forget”- invia e dimentica) da parte di Zelensky alla NATO sono comprensibili, considerando che l’Ucraina è incastonata tra l’Alleanza Atlantica e la Russia.

Comprensibile anche che l’Alleanza non intenda spingersi oltre certi limiti con l’assistenza militare. Evitiamo di evidenziare che sicuramente ci sono alcune incongruenze concettuali nel comportamento di NATO e UE: se ci si schiera apertamente in supporto di una parte in conflitto, le si inviano armi e si applicano sanzioni severe nei confronti della controparte, non si può poi pretendere di non essere considerati parte del conflitto e scandalizzarsi se la Russia risponde alle nostre minacce con altre minacce.

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Il punto però è che, a torto o ragione, l’Ucraina si proclama oggi tradita da USA e NATO (e dai loro stati membri). Forse perché per decenni qualcuno in Occidente ha illuso gli ucraini che in caso di conflitto con la Russia non sarebbero rimasti da soli e che accanto a loro si sarebbero schierati come un sol uomo sia gli USA sia tutti gli Alleati NATO.

Si trattava solo di un’illusione degli ucraini? Un malinteso dovuto a problemi di traduzione?  Forse. Ma più di qualche motivo per “illudersi” era stato fornito a Kiev sia dagli USA sia da una NATO troppo propensa ad appiattirsi sulle indicazioni che vengono da Washington (soprattutto quando alla Casa Bianca vi siano inquilini del Partito Democratico). Allora, tentiamo di ricostruire alcuni avvenimenti che negli ultimi trent’anni sono forse sfuggiti al grosso pubblico italiano.

Sia ben chiaro che le relazioni tra la NATO e l’Ucraina non sono una novità, ma risalgono ai primi anni 1990 e da allora si sono sviluppate in uno dei “partenariati” (ovvero relazione tra NATO e paesi “non NATO”) più importanti posti in essere dall’Alleanza. Tale cooperazione, già strutturale, è stata ulteriormente intensificata dopo la crisi russo-ucraina del 2014, crisi mai risolta che è additata da Mosca come una delle “cause scatenanti” dell’attuale conflitto.

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Il dialogo e la cooperazione NATO-Ucraina iniziarono già nel 1991 , quando l’Ucraina, da poco separatasi dall’URSS, aderì al Consiglio di Cooperazione del Nord Atlantico ed entrò poi entusiasticamente a far parte, nel 1994, del programma PfP (Partenariato per la Pace). Programma avviato dall’Alleanza nei confronti di tutti i paesi ex “Patto di Varsavia” e alle ex –repubbliche sovietiche sia europee sia asiatiche, peraltro, senza suscitare all’epoca significative proteste da parte di Mosca.

L’Ucraina già dal 1996 ha contribuito attivamente a tutte le operazioni e alle missioni a guida NATO, a partire da quelle in Bosnia, in Kosovo, in Afghanistan, alle operazioni anti-pirateria nell’Oceano Atlantico, oltre che contribuire negli anni recenti anche alla NATO Reaction Force.

Le relazioni NATO-Ucraina fecero un ulteriore importante passo avanti nel 1997, con l’istituzione della NATO-Ukraine Council (NUC). Da evidenziare che furono all’epoca istituite solo due consessi del genere (uno con l’Ucraina e l’altro con la Russia, quest’ultimo in pratica non più attivo dal 2014).

Nel 2008 ne venne istituito anche un terzo con la Georgia. Si tratta di commissioni ad hoc nel cui ambito il paese “non-NATO” (Russia, Ucraina o Georgia) ha la stessa posizione e la stessa autorità dei paesi NATO.

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Il NUC coordina le attività di cooperazione e fornisce un forum per la consultazione tra gli Alleati e l’Ucraina su questioni di sicurezza di interesse comune. Il NUC può riunirsi a vari livelli, compresi Capi di Stato e di Governo, Ministri degli affari esteri e della difesa, ambasciatori e in vari formati a livello di lavoro.

Sin dal 1997 la NATO è presente a Kiev con un NATO Information Documentation Center (NIDC) e sin dal 1999 con una rappresentanza “semi diplomatica”, il NATO Liaison Office (NLO: Ufficio di Collegamento della NATO).

L’NLO svolge un ruolo chiave nel facilitare la cooperazione NATO-Ucraina. I suoi interlocutori chiave includono i Ministeri degli Affari Esteri e della Difesa, l’Ufficio Presidenziale, il Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale e il parlamento. La Rappresentanza della NATO in Ucraina fornisce consulenza a livello strategico nell’ambito del Pacchetto di Assistenza Globale della NATO per l’Ucraina.

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Nel 2008 al Summit dei Capi di Stato e di Governo NATO di Bucarest vi era una forte pressione dell’amministrazione Bush jr per far avviare il processo di accesso all’Alleanza Atlantica per Ucraina e Georgia. Interessante notare che all’epoca ambasciatrice USA alla NATO era quella Victoria Nuland, oggi Assistant Secretary of State USA, ovvero sottosegretario agli esteri, che sulla questione ucraina ha sempre avuto per gli USA un ruolo importante e speso discusso (è infatti la “plenipotenziaria” di Washington ricordata per la sua frase del 2014 “Fuck the EU” proprio in relazione alla formazione del governo ucraino che sarebbe entrato in carica dopo i fatti di EuroMaidan).

Le obiezioni di Mosca in merito all’accesso di Ucraina e Georgia alla NATO in tale occasione erano state già ripetutamente espresse. Peraltro, soltanto la contrarietà della Germania della Merkel e della Francia di Sarkozy riuscirono in quell’occasione a posticipare l’avvio di quel progetto.

Al riguardo è opportuno ricordare che il Trattato Atlantico, in merito all’ammissione di nuovi paesi nell’Alleanza, all’articolo 10 sancisce: “Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”.

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Ovvero, ci vuole un accordo unanime dei paesi già membri per invitare una nuova nazione, il cui ingresso dovrebbe essere funzionale alla sicurezza dei paesi già membri. Forse, in quell’occasione, non tutti i paesi europei (nonostante le pressioni di Washington) erano convinti che l’accesso dell’Ucraina avrebbe contribuito alla sicurezza comune dell’Alleanza ed ebbero la forza di rappresentare le loro perplessità.

Comunque, a partire dal 2009, il NUC si è anche occupato di supervisionare una riforma globale nel settore della sicurezza e della difesa ucraina, ritenuta dalla NATO vitale per lo sviluppo democratico dell’Ucraina e per rafforzare la sua capacità di difendersi.

Il Summit dei Capi di Stato e di Governo NATO di Varsavia nel 2016 ha avviato un “pacchetto di assistenza globale” per l’Ucraina per sostenere gli sforzi di riforma dell’Ucraina relativi alle sue aspirazioni euro-atlantiche per l’adesione alla NATO.

Tale “pacchetto di assistenza globale” è composto da cinque capitoli incentrati su: questioni politiche ed economiche; questioni militari e di difesa; risorse; problemi di sicurezza; e questioni legali.

Ciò include riforme relative al buon governo, alla lotta contro la corruzione, allo Stato di diritto, ai diritti umani e al settore della sicurezza e della difesa, conformemente ai principi e alle norme euro-atlantiche.

Nel 2017, il Parlamento ucraino ha adottato una legislazione che prevede esplicitamente l’adesione alla NATO come obiettivo strategico di politica estera e di sicurezza.  Ciò ha portato a un emendamento della costituzione ucraina, entrato in vigore nel 2019, che prevede appunto l’obiettivo politico di accedere a NATO e UE. Nel 2020, il presidente Zelensky ha approvato la “nuova strategia di sicurezza nazionale” dell’Ucraina, che prevede l’obiettivo di aderire alla NATO.

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Più recentemente, il comunicato finale dell’ultimo Summit dei Capi di Stato e Governo NATO del giugno 2021 (il primo Summit NATO con l’amministrazione Biden) ha assicurato il “reiterato supporto” della NATO per salvaguardare l’integrità territoriale di Ucraina, Georgia e Moldavia (art.14) e ha promesso addirittura che Georgia ed Ucraina “will become members of the Alliance” (diventeranno membri della NATO – art. 68 e 69). Senza specificare alcuna precondizione per tale accesso.

Stante tutto il pregresso, è facile immaginare che a Kiev più di qualcuno si aspettasse che, anche se formalmente non si era ancora entrati a far parte della “famiglia NATO”, di fatto ci si potesse già considerare coperti dall’ombrello di solidarietà atlantica.

È vero che Saak’ashvili e i georgiani forse avevano cullato una simile illusione nell’agosto 2008 e poi dovettero fare tristemente i conti con l’armata russa in Ossezia del Sud e Abcasia, ma nel frattempo, si sarà pensato a Kiev, sono trascorsi 14 anni e il rapporto dell’Ucraina con la NATO è ormai estremamente solido.

I fatti potrebbero dimostrare che forse l’accesso dell’Ucraina nella NATO non avrebbe risposto al requisito di contribuire alla sicurezza degli altri paesi membri (come implicitamente previsto dall’articolo 10 del Trattato Atlantico) ma alla luce delle promesse passate non si può neanche affermare, come fatto da un leader europeo, che “tale accesso non fosse all’ordine del giorno”.

Forse qualche nazione ha fatto promesse che non era in grado di mantenere e qualche altra non si è accorta della tela che si stava tessendo. È triste ammetterlo, ma anche gli ucraini, come già gli afghani, potrebbero essere stati ingenui a fidarsi delle promesse degli USA e della NATO.

Foto:  NATO, Ministero della Difesa Ucraino, White House e Stars and Stripes

 

 

Antonio Li GobbiVedi tutti gli articoli

Nato nel '54 a Milano da una famiglia di tradizioni militari, entra nel '69 alla "Nunziatella" a Napoli. Ufficiale del genio guastatori ha partecipato a missioni ONU in Siria e Israele e NATO in Bosnia, Kosovo e Afghanistan, in veste di sottocapo di Stato Maggiore Operativo di ISAF a Kabul. E' stato Capo Reparto Operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) e, in ambito NATO, Capo J3 (operazioni interforze) del Centro Operativo di SHAPE e Direttore delle Operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della NATO a Bruxelles. Ha frequentato il Royal Military College of Science britannico e si è laureato con lode in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Trieste.

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