Dubbi e incertezze sulla consegna dei Sukhoi Su-35 all’Iran

 

La scorsa settimana il generale di brigata Hamid Vahedi, comandante dell’Aeronautica iraniana IRIAF), ha posto fine a settimane di speculazioni sull’imminente consegna dei caccia russi Sukhoi Su-35.

«Per quanto riguarda l’acquisto di caccia Su-35 [dalla Russia], ne abbiamo bisogno, ma non sappiamo quando raggiungeranno i n ostri reparti. Ciò è legato alla decisione degli alti funzionari [iraniani]» – ha affermato in un’intervista alla TV nazionale lasciando intendere che lo Stato maggiore delle Forze Armate iraniane si sarebbe opposto all’acquisizione dei Su-35.

Il ministro della Difesa Mohammad-Reza Karai Ashtiani, è apparso riluttante a fornire ulteriori dettagli dichiarando che «a un certo punto abbiamo fatto un accordo per l’acquisto ma siamo giunti alla conclusione che abbiamo la capacità di produrre (caccia da combattimento) nel nostro Paese». Tuttavia Ashtiani ha anche affermato che le autorità stanno “lavorando sulla situazione” e potrebbero riconsiderare l’acquisto se ritenuto necessario.

I commenti di Vahedi e di Ashtiani hanno certamente suscitato speculazioni su quella che appare un’incrinatura nella partnership militare Russia-Iran, incluso il fatto che Israele potesse aver convinto la Russia a posticipare la consegna degli aerei da combattimento avanzati all’Iran.

O che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che hanno stretti rapporti commerciali e militari con la Russia, abbiano chiesto a Mosca di ritardare la consegna degli Su-35 in attesa che si consolidino la distensione e gli accordi di cooperazione con l’Iran garantiti dalla mediazione cinese.

Anche gli Stati Uniti avrebbero espresso in tal senso preoccupazione per l’ampia cooperazione militare tra Russia e Iran annunciata agli inizi del 2022, ritenendola potenzialmente dannosa per la stabilità regionale.

Mentre i funzionari di Teheran continuano infatti a perseguire una partnership con la Russia, secondo la stampa iraniana i funzionari russi vedrebbero il loro rapporto “unilaterale” con l’Iran come un’opzione da selezionare in base alle proprie esigenze.

D’altra parte la potenziale vendita da parte della Russia di caccia Su-35 all’Iran è stata collegata alla cooperazione militare tra i due paesi dall’inizio delle ostilità tra Mosca e Kiev nel febbraio 2022: ricordiamo a titolo d’esempio i droni iraniani Shahed (rinominati Geran in Russia) che vengono utilizzati dalle Forze russe per colpire diversi tipi di obiettivi ucraini.

L’Iran punta sui Su-35 al fine di potenziare le capacità dell’IRIAF composta in gran parte da jet americani in servizio da prima della rivoluzione del 1979 e da velivoli di fattura sovietica e cinese. Secondo il Military Balance si tratta di 41 F-14A, 75 F-5B/E/F (più una dozzina di loro derivati prodotti in Iran Azaraksh e Saegheh 2), 12 Mirage F-1BQ/EQ e 62 F-4D/E Phantom II.

A questi si aggiungono 35 Mig 29 (nella foto sotto), 29 Sukhoi Su-24MK (in parte acquisiti in Russia e in parte ex iracheni), una decina di Sukhoi Su-22 (in dotazione alla forza aerea dei Guardiani della Rivoluzione) e 24 F-7N (MiG-21) cinesi.

Secondo un ex diplomatico con conoscenza diretta della questione che ha riferito alla stampa iraniana, Teheran avrebbe persino effettuato il pagamento completo per 50 Su-35 durante il secondo mandato del presidente Hassan Rouhani, con la promessa di consegna dei velivoli nel 2023; tuttavia nessuno ad oggi è in grado di prevedere quando avverranno le consegne.

Una spiegazione più plausibile al diniego iraniano è stata data dall’esperto di aviazione e opinionista iraniano (residente in Grecia) Babak Taghvaee che ha affermato che l’ostacolo è il rifiuto della Russia di trasferire la tecnologia cruciale per la produzione di parti del Su-35 in Iran e fornire conoscenze per la manutenzione dei velivoli per i prossimi 30 anni.

Secondo l’analista la Russia vorrebbe vendere i Su-35 (ricordiamo originariamente destinati in origine all’Aeronautica Militare egiziana) senza una cessione di tecnologie in grado di rendere per gli iraniani autonoma la manutenzione e gestione della flotta.

«Sulla base delle lezioni apprese dalla vendita e consegna di aerei da combattimento Su-30SM all’Armenia e dall’insidiosa decisione del governo russo di non consentire agli armeni di utilizzarli contro l’Azerbaigian durante la recente guerra del Karabakh, è altamente probabile che russi facciano lo stesso con l’Iran nel caso in cui intendano utilizzare i Su-35SE in guerra» – ha aggiunto Taghvaee.

Anche se la notizia non è confermata, sembra inoltre che la Russia abbia risposto negativamente anche ad un ordine per 12 caccia multiruolo biposto Su-30SME. Secondo Taghvaee i legami di Teheran con Mosca non sono mai stati costruiti sulla fiducia ma sempre su paure reciproche e bisogni reciproci.

«Se l’amministrazione del presidente Ebrahim Raisi si rendesse conto che guardare all’Occidente non preclude le relazioni politiche ed economiche con Russia e Cina, l’Iran potrebbe rafforzare la sua posizione nella regione e riguadagnare potere nelle sue relazioni con la Russia. Fino ad allora, i russi continueranno a considerare il loro rapporto con l’Iran nient’altro che una carta da gioco» – ha concluso l’esperto di aviazione iraniano.

Foto: UAC, IRIAN e IRNA

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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