Difesa antimissile: Ankara punta sul SAMP/T

Sembrava ormai tutto definito nell’infinita saga del sistema di difesa aerea e antimissile di Ankara che si trascina ormai da anni.: in base alle nuove intese politiche e strategiche tra Recep Tayyp Erdogan e Vladimir Putin emerse dopo il tentato golpe del luglio 2016, Ankara pareva ormai decisa ad acquisire il sistema russo S-400.

Nel marzo scorso i turchi avevano chiesto a Mosca un finanziamento ma l’affare non sembra ancora andato in porto come ha detto a inizio luglio alla TASS il consigliere presidenziale russo per la cooperazione militare e tecnica, Vladimir Kozhin.

Il ministro della Difesa turco, Fikri Isik, ha poi sottolineato che Ankara sta valutando la possibilità di negoziare la fornitura anche con altri Paesi. La Turchia ha già cancellato la commessa vinta nel 2013 dal sistema missilistico cinese HQ-9 (versione di Pechino del russo S-300) proposto a 3,44 miliardi dollari.

L’HQ-9 aveva battuto, sorprendentemente per uno Stato membro della NATO, la concorrenza di Raytheon/Lockheed Martin, produttore del Patriot PAC 3 e del gruppo italo-francese Eurosam (Thales, MBDA France e MBDA Italia) che proponeva il SAMP-T.

Il sistema cinese non sarebbe però stato integrabile con la rete di difesa aerea della NATO, come del resto non lo sarebbe neppure l’S-400 russo come hanno sottolineato ad Ankara fonti dell’Alleanza.

Secondo diverse fonti la Turchia si appresterebbe quindi a concludere il contratto con la russa Rostec per acquisire almeno 4 batterie dell’S-400 per circa 2,5 miliardi di dollari (una volta trovato l’accordo finanziario con Mosca) ma al tempo stesso  il 14 luglio l’italo-francese Eurosam ha firmato ad Ankara un accordo (Heads of Agreement) con le società turche Aselsan e Roketsan (nella foto sotto).

Euroam

L’intesa, siglata sotto l’ombrello del Turkish Undersecretariat for Defence Industries (SSM), punta a sviluppare un’approfondita cooperazione nel settore della difesa aerea e missilistica a lungo raggio riaprendo quindi le possibilità che il SAMP/T e il missile Aster 30 vengano acquisiti dalla Turchia nell’ambito di un accordo che preveda cooperazione e sinergie con il gruppo italo-francese.

Anche se la Turchia ci ha abituato alle sorprese, pare però improbabile che intenda acquisire due differenti sistemi di difesa aerea e antimissile a lungo raggio dalla gestione impegnativa, dai costi miliardari e non integrabili tra loro.

Un’altra ipotesi è che, se il contratto con Mosca verrà confermato, i turchi intendano disporre al più presto dell’S-400 per poi sviluppare un sistema antimissile nazionale con Eurosam, oppure che intendano acquisire dai due differenti contratti tecnologie e conoscenze idonee a consentire ad Ankara di essere in futuro autonoma in questo settore.

Del resto la Turchia persegue l’obiettivo di acquisire al più presto la piena autonomia nello sviluppo e produzione di sistemi d’arma ed equipaggiamenti e punta in ogni settore della Difesa a coinvolgere l’industria nazionale per i benefici determinati dalle ricadute tecnologiche.

Come ha ricordato in occasione della firma dell’accordo Michel Vigneras, Ceo di Eurosam, l’Esercito Italiano schiera dal giugno 2016 in Turchia due batterie del sistema SAMP/T del 4° reggimento artiglieria contraerea “Peschiera” nell’ambito del contributo varato dalla NATO per la difesa dei confini meridionali turchi in seguito alla guerra in Siria.

Una missione che dovrebbe proteggere la Turchia da attacchi condotti con missili balistici siriani mai concretizzatisi ma che evidentemente ha costituito un successo sul piano tecnico e commerciale promuovendo il prodotto di Eurosam.

Vigneras si è detto “fiducioso che l’accordo costituisca la base per una cooperazione di lungo termine tra Eurosam e l’industria della difesa turca”.

Già negli anni scorsi, al di là delle decisioni politiche che portarono a scegliere temporaneamente i sistemi di difesa aerea cinese e poi russo, erano circolate molte voci circa la preferenza accordata dai militari turchi al SAMP/T.

Foto Eurosam

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